6 Aprile

Il 6 Aprile di ogni anno potrà essere il segnalino di questo Paese per capire per quanto tempo è rimasto immobile nella sua apparente incapacità di evolversi e di liberarsi dalla melma.

L’Aquila è rimasta li, più o meno così com’era. I precari dell’INGV anche, e anche questo è emblematico. Ricerca e sviluppo sono al palo. Sono passati 3 anni da allora, attarverso una crisi che avrebbe potuto ribaltare la situazione, aiutare a cambiare direzione … e invece?

Vabbè …

Il dito e la Luna: 6 Aprile 2009

Sono passati 2 anni, 10 mesi e una manciata di giorni dalle 3:32 ora locale del 6 Aprile 2009.

Ho scritto alcune cose nei mesi successivi agli eventi scatenati dal terremoto. Le conseguenze di quell’evento sono state molte. Sono morte 308 persone. Una città splendida è diventata più o meno un’ombra di se stessa. Il tessuto socio-economico è stato ed è rimasto stravolto. I componenti della Commissione Grandi Rischi di allora sono stati inquisiti in un processo e insieme a loro anche un ricercatore, un geofisico dell’INGV, che della commissione non faceva e non fa parte. Infine sono uscite alcune delle migliaia di intercettazioni delle telefonate di Guido Bertolaso, ex direttore del Dipartimento di Protezione Civile, da cui per il momento si evince che era talmente occupato a organizzare il G8 alla Maddalena per far fare bella figura all’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, da ritenere la questione “sequenza sismica” poco più che un fastidio (mia opinione personale fin da subito dopo il terremoto, seppure non supportata da prove).

Quello che mi interessa fare oggi è riportare un ragionamento logico che mi è venuto in mente pochi giorni fa mentre aspettavo un treno che non arrivava mai, diretto al mio luogo di lavoro precario.

Se qualcuno vi domandasse quale, del terremoto dell’Aquila, sia la cosa più rilevante, probabilmente tutti rispondereste: le 308 persone che vi hanno perso la vita. Questo è umanamente vero e lo condivido. Ma voglio essere qui freddo e calcolatore.

Io credo che la cosa più eclatante sia il numero di persone che NON vi hanno perso la vita.

Primo elemento: i dati Istat provvisori del 2011 danno oltre 70.000 residenti nel comune di L’Aquila. Se ricordiamo i 65.000 sfollati del dopo terremoto, si può tranquillamente dire che “circa 70.000” residenti sia un numero corretto.

Circa 70.000 persone NON sono morte a causa della scossa principale e più dannosa dell’intera sequenza, che ha colpito il capoluogo Abruzzese.

Questo non è un dato positivo in se: una città di un Paese altamente sismico e 7ma potenza industriale al mondo (lo era … un po’ di tempo fa, ora chissà) non dovrebbe avere ALCUNA vittima diretta di nessun terremoto di qualunque magnitudo aspettata per quel luogo in base alle esistenti e ben documentate Mappe di Pericolosità Sismica. L’Italia continua a fare eccezione.

Però è un rapporto, quello fra il numero di vittime (308) e il numero di sopravvissuti (oltre 70.000) che deve portare a una riflessione. Riflessione che lascio per la fine dell’articolo.

Secondo elemento: dopo la scossa di magnitudo locale 4 del 30 marzo 2009, le voci di un forte terremoto in arrivo si sono fatte sempre più insistenti. Comprensibile vista la paura e l’ansia che genera una sequenza sismica che dura 3 mesi rinforzata da un magnitudo 4 che fa saltare giustamente i nervi. Comprensibile viste le chiecchiere a vanvera di G. Giuliani [1]. Pochi sanno ancora oggi che di sequenze sismiche come quella finite però senza un forte terremoto o vittime da crollo di edifici nella stessa città dell’Aquila già ce ne sono state in passato.

Dopo il terremoto la Commissione Grandi rischi è stata messa sotto accusa per le 308 vittime. La tesi dell’accusa non è che il terremoto fosse previsto o prevedibile ma che la Commissione Grandi Rischi abbia, non avendo gli elementi per farlo, rassicurato la popolazione sul fatto che un forte terremoto non ci sarebbe stato, di fatto facendo si che le persone restassero in casa la notte del 6 Aprile 2009, nonostante l’eventuale istinto.

Ecco.  E’ qui che mi è venuto un lampo.

Il ragionamento: supponiamo per un attimo che la commissione non si sia mai riunita e che quindi non abbia avuto nemmeno la possibilità di rassicurare nessuno, e che davvero tutte le 308 vittime quella notte avessero deciso di scappare fuori casa o di non rientrarvi per una qualunque ragione legata alla paura, salvandosi così dai crolli dei rispettivi edifici.

Secondo la tesi accusatoria, e secondo molte persone comuni, le 308 vittime non ci sarebbero state.

Ma ci sono oltre 70.000 persone che COMUNQUE fossero andate le cose non avrebbero comunque, e non hanno infatti, perso la vita indipendentemente da quello che la Commissione Grandi Rischi avesse detto o fatto. Se si fosse riunita o meno, se avesse riassicurato o no … oltre 70.ooo persone NON sarebbero morte.

E’ questo il vero dato. La cosa che dovrebbe saltare all’occhio. E farci chiedere PERCHE’ quelle persone non sono morte.

Durante una forte scossa si può morire per poche ragioni: la paura è una di queste. Ci sono sempre, anche nei paesi più preparati al rischio sismico, decessi per attacco cardiaco dovuto alla paura sommata alle condizioni fisiche. Niente o quasi può impedirlo.

La stragrande maggioranza delle vittime però è legata al collasso degli edifici che non rispettano le norme antisismiche o al crollo di parti di essi (per esempio i cornicioni).

Ecco: pur supponendo che quella notte una certa percentuale degli oltre 70.000 residenti dell’Aquila non fosse presente nella città e nei paesi limitrofi, restano comunque decine di migliaia di persone vive nonostante il terremoto e indipendentemente dal fatto che la commissione si sia riunita o meno il 30 Marzo 2009 e da qualunque cosa abbia detto o omesso quel giorno.

Settantamila persone oggi sono vive perché gli edifici in cui si trovavavano quella notte magari hanno subito ingenti danni MA … NON gli sono crollati addossi. Lasciando loro modo e tempo, finita la scossa, di allontanarsi e mettersi in salvo.

Allora mi chiedo: se quelle 308 vittime invece sono morte è perché qualcuno ha detto qualcosa di rassicurante, se lo ha fatto, e loro hanno deciso di crederci? … o perché vivevano o si trovavano, per scelta o loro malgrado (come nel caso della casa dello studente) in edifici criminalmente irrispettosi delle più elementari norme antisismiche?

Se anche nessuno avesse proferito parola (nè la Commissione Grandi Rischi nè il sedicente previsore di terremoti G. Giuliani) e quelle persone fossero andate via dalle loro “fragili” abitazioni dopo il magnitudo 4 del 30 Marzo per rientrarvi però poi giocoforza dopo una, due o anche tre settimane … e se poi il terremoto si fosse verificato il 6 Maggio … non sarebbero comunque andate incontro alla morte? Con chi ce la saremmo presa allora?

Dopo queste 308 vittime, ultime di una lunghissima lista, è cambiato qualcosa sulla reale applicazione delle norme antisismiche in Italia? E sul dissesto idrogeologico?

Gli stessi Aquilani oggi sentono che la loro città fra qualche anno, se mai sarà ricostruita, sarà più sicura? E’ un loro obiettivo? O lo è per i Calabresi? E per i Napoletani che vivono dentro il Vesuvio?

Se non fra 10 anni forse fra venti o cinquanta, se non i genitori di oggi sicuramente i nipoti di domani e se non L’Aquila sicuramente un’altra fragile città Italiana, un altro terremoto lo subiranno. Questo è certo.

Dopo quasi tre anni dagli eventi del 6 Aprile 2009 io temo che, comunque si concluderà il processo alla Commissione Grandi Rischi, quelle 308 persone che hanno perso la vita saranno, come tutte le vittime di tutti i disatri di questo Paese, morte invano. Perché ancora oggi troppe persone stanno guardando al dito ma proprio non riescono a vedere la Luna.

E al prossimo terremoto, alla prossima alluvione, alla prossima frana … di nuovo moriranno quelle 308 persone. Ancora e ancora.

[1] Non esiste alcuna prova scientifica a tutt’oggi che i grafici di Giuliani abbiano una qualunque corrispondenza con eventi sismici che esca dalla pura causalità. Nè che quei grafici o il metodo abbiano un senso scientifico. Ma comunque, in base ai video che ho visto (centinaia ce ne sono su youtube) di sicuro NON ha previsto l’evento del 6 Aprile … e peraltro il 23 Marzo era in una TV locale a RASSICURARE i suoi concittadini (parole sue) che la sequenza di li a poco sarebbe finita.

6 Aprile 2009

Il 6 aprile 2009 alle 4:00 a.m. non ero già più a casa mia. Sarei arrivato all’Aquila solo 2 ore e  mezza dopo, per svolgere il mio lavoro.

Le ore e i giorni che sono seguiti hanno lasciato un segno.

Adesso però voglio lasciare questo spazio a un altro blog, 6 aprile 2009, di cui riporto il post più recente.

Ci rifanno …

TERREMOTO, RICOSTRUZIONE e … POTERI SPECIALI …

Riporto per intero un articolo da “il Manifesto” di oggi, sulla ricostruzione e gli appalti connessi.

TERREMOTO – Affidati a sedici aziende i cantieri per i new village. Lavori per 316 milioni di euro, niente sindacati e tanta fretta.
Prefabbricati a L’Aquila, vincono i costruttori dell’ospedale crollato

di Andrea Palladino
Sedici aziende sono state selezionate – su cinquantasette partecipanti – per realizzare i new village per il dopo terremoto. Avranno a disposizione un budget di 316 milioni di euro e tempi tanto stretti da sembrare poco credibili, che – se tutto va bene – porteranno fuori dalle tende dodicimila aquilani entro fine dicembre. La protezione civile ha così chiuso ieri la gara per il piano Case – i prefabbricati che nasceranno in venti aree del comune di L’Aquila. Un pezzo consistente delle opere è stato affidato a tre aziende abruzzesi, che realizzeranno 8 lotti su 30, per un totale 84 milioni di euro di lavori. Sono imprese ben conosciute, costruttori locali di vecchia data, che contano nel panorama economico aquilano: il consorzio Consta, la Maltauro e Taddei spa e i fratelli Frezza.
La Taddei è l’azienda maggiormente coinvolta in questa fase. Con la controllata Edimo si era già aggiudicata – con un appalto ad invito, senza gara europea – la realizzazione dei pali delle fondazioni antisismiche dei prefabbricati.

Ieri la protezione civile gli ha affidato la realizzazione di cinque lotti – su un totale di trenta messi a gara – dove saranno realizzati gli edifici prefabbricati. C’è poi la società dei fratelli Frezza, di cui ha parlato ampiamente il manifesto il 16 aprile. Armido Frezza – che con il fratello Walter realizzerà uno dei trenta lotti, per un importo di quasi 11 milioni di euro – ha firmato gli ultimi lavori dell’ospedale San Salvatore, che non ha retto il terremoto del sei aprile. La società Frezza aveva realizzato, tra l’altro, la ristrutturazione del piano terra del blocco operatorio, dove le colonne scoppiarono letteralmente durante il sisma. Un appalto, quello dell’ospedale, che presentava poi alcune curiosità. Secondo quanto venne denunciato il 29 marzo scorso dal direttore dei lavori Sergio Angelini la fornitura delle attrezzature mediche – accorpate con la realizzazione dei lavori edili – aveva subito un ricarico fino al 60%, quando la normativa prevede una percentuale massima dell’11,74%. Il legame dei fratelli Frezza con le cronache del terremoto non si ferma all’ospedale. I familiari delle sette vittime di via XX settembre 79 hanno puntato il dito contro i costruttori aquilani, che – secondo quanto hanno denunciato in un esposto dopo il terremoto – avrebbero realizzato alcuni garage scavando sotto le fondamenta del palazzo crollato. Ad oggi – mentre si aggiudicano i lavori del dopo terremoto – non c’è ancora nessun indagato per i crolli troppo prevedibili dei palazzi de L’Aquila. Il procuratore Rossini ha rinviato ogni decisione a settembre. «Se ci saranno illeciti penali interverremo », ripetono dalla Procura.
La sola preoccupazione a quasi tre mesi dal sisma è di far presto. «Ci vorranno 30 giorni per i progetti esecutivi
e 80 per la realizzazione del primo blocco di prefabbricati», commenta Carlo Taddei, della Taddei Spa. «Il margine di profitto – continua – è molto basso e le penali altissime». Il sindacato degli edili è stato tenuto lontano dalla protezione civile e sarà molto difficile mettere il naso nei cantieri che verranno aperti. «Io non ho nulla contro i sindacati – continua Taddei – vengo dalla gavetta.
Ma nella mia azienda di sindacato non ce n’è bisogno». E per fare presto le aziende potranno ricorrere facilmente ai subappalti, fino al 50% dei lavori. Nei giorni scorsi a L’Aquila sono arrivati i saldatori bresciani
per preparare le fondamenta. E nei cantieri dove opereranno migliaia di edili ci saranno tanti dialetti e pochi
delegati.

è un paese l’Italia …

Come qualunque organo di informazione anche io ho deciso di parlare di terremoto. Il terremoto dell’Aquila. Quello “previsto” da Gioacchino Giuliani, CTER (Collaboratore Tecnico) dell’INFN.

La sequenza dell’Aquila è iniziata a gennaio ed è rimasta in sordina (tranne per gli aquilani e per i sismologi che hanno registrato le scosse) per mesi fino al 30 Marzo 2009 quando si è verificato un evento di Ml=4.

La ricerca scientifica dice, come accadrebbe in tutto il mondo da San Francisco al Giappone, che la sequenza sismica con forte probabilità finirà li oppure, con una probabilità  più bassa, darà un terremoto più forte. Più forte di quanto e, soprattutto, se e quando lo darà non è dato di saperlo. I tempi possono essere di pochi secondi come di alcuni anni o anche molto di più.

Nonostante queste siano le conoscenze scientifiche, qualcosa accade comunque: si riunisce la Commissione Grandi Rischi. A differenza di quanto riportano alcuni giornali la commissione non ha mai detto “non ci sono rischi, non ci sarà nessun terremoto forte” anzi il contrario: il verbale  del 31 marzo 2009 riporta che “non necessariamente una sequenza di bassa entità porta a un forte terremoto” e che “è improbabile l’occorrenza di un terremoto di intensità pari a quella del 1703 (magnitudo equivalente pari a 6.7)”, ma anche “che non si può del tutto escludere perché la zona è fortemente sismica e classificata in classe 2”. Queste affermazioni saranno ribadite nel verbale della Commissione del 6 Aprile 2009.

Sono vere queste affermazioni come è vera l’affermazione “non siamo in grado di prevedere i terremoti”. E quest’ultima in particolare non è vera solo in Italia, è vera in tutto il mondo, come testimoniano due interviste a esperti mondiali (esperti anche dei metodi basati sul Radon) riportate sull’Espresso della scorsa settimana (vedi Wakita e Archuleta).

La commissione si riunisce non solo per routine, probabilmente, ma anche perché da settimane (settimane!!) all’Aquila c’è il panico. La gente sta per strada in continuazione. Perché la gente sta nel panico all’Aquila? La sequenza che dura, si, ma anche le voci su un imminente forte terremoto che qualcuno mette in giro ogni volta che c’è un terremoto anche piccolo. Le voci sono puntualmente smentite dai fatti. Il forte terremoto, o anche uno medio, non si verifica e la gente ritorna a casa. All’inizio non si riesce a capire chi cavolo metta in giro ‘ste voci. La risposta dei sismologi alle domande sulle previsioni è “un forte terremoto si potrebbe verificare oggi come fra 10 anni, la sequenza non necessariamente porta a un forte terremoto perché in passato ce ne sono state di uguali e non hanno dato un forte terremoto e in base a questo potreste stare in strada per i prossimi 10 anni, perché la zona è fortemente sismica”.

Poi la forte scossa, di Ml 5.8 (Mw 6.3), del 6 Aprile alle 3:32 a.m..

Giuliani da quel giorno non ha mai smesso di dire che lui l’aveva detto. Per quanto mi riguarda, spero che Giuliani sia in buona fede e che sia solo affetto da una buona dose di manie di grandezza e di incoscienza. Perché se è consapevole allora è un criminale.

TG Leonardo: il caso Radon

Video di TG Leonardo del 07/04/2009: il caso Radon!

L’uso del radon come precursore non è un’invenzione di Giuliani; rientra fra i cosiddetti precursori sismici. I precursori sono studiati da anni all’interno della comunità scientifica, con l’obiettivo di superare l’enorme scoglio che a tutt’oggi li rende purtroppo inutili: i precursori non sono univocamente collegabili ai forti terremoti. Succede cioè che si registrino variazioni nei valori dei precursori che non precedono affatto un forte evento o che non si registrino variazioni significative di quei parametri proprio prima di un forte terremoto. Il radon, inoltre, una volta liberato dalle rocce sottoposte allo stress dovuto a un forte terremoto del passato, non si libera più in corrispondenza di un nuovo forte terremoto (vedi il video di TG Leonardo).

Non solo: le variazioni del radon possono essere positive, ma possono essere anche negative. Inoltre le misure devono essere fatte in loco e non, per esempio, a 300 km. Ci sono poi zone cariche di radon che lo emettono in continuazione, perché di origine vulcanica, e nessun terremoto, men che meno forte, si verifica. L’elenco dei problemi del radon è lungo.

Dal punto di vista dell’allerta, si può capire quanto i giudizi rispetto agli allarmi lanciati da Giuliani siano condivisi in tutto il mondo anche grazie a un articolo del New York Times in cui si intervista SUSAN HOUGH, ricercatrice sismologa dell’USGS (il servizio geologico americano, uno dei più importanti istituti di ricerca geofisica al mondo). L’articolo è in americano e ne riporto qui sotto solo un pezzetto tradotto in italiano:

Il gioco funziona così: se guardi in dietro alle passate registrazioni dei livelli di X, dove X è il radon o qualunque  altra cosa, trovi che X ha mostrato anomalie prima di forti terremoti. Ma il problema è che X è tipicamente ciò che noi chiamiamo un `segnale rumoroso` – dati che includono molte fluttuazioni, spesso di varia e non ben compresa origine – e quindi trovarci correlazioni guardando all’indietro ha senso più o meno come vedere gli animali nelle nuvole.

Dunque le “previsioni” col Radon, così come con altri precursori, a tutt’oggi sono un terno al lotto … e qualche volta, soprattutto se si lancia una “previsione” al minuto, ci si prende.

Questo accade perché il terremoto è un fenomeno estremamente complesso che è possibile studiare solo indirettamente, a differenza di quanto accade con l’atmosfera che, essendo sotto gli occhi di tutti, permette di aggiornare i modelli previsionali in tempo reale. E’ possibile che in futuro, come è accaduto già per la medicina, la combinazione delle conoscenze raggiunte, dei dati acquisiti dalle decine e decine di strumenti aggiuntivi istallati dai ricercatori nell’aquilano poche ore dopo il 5.8 e delle nuove tecnologie, consentirà di prevedere, con un anticipo di almeno alcune ore, il verificarsi di un evento distruttivo. Per ora non è così.

Questo è talmente vero che nel mondo nessuno è in grado di prevedere i terremoti, men che meno con il radon, anche se tutti sognano e sperano di riuscire un giorno a farlo.

Torniamo al titolo: … è un paese, l’Italia, che piuttosto che rispettare le norme antisismiche spera sempre di vincere al lotto e intanto fa gli scongiuri.

E allora, viva le intercettazioni telefoniche!

Discorso di Marco Travaglio ad Annozero

Marco Travaglio ad Annozero, su cemento "disarmato" e terremoto.