La sinistra politica continua a non capire nulla né del passato né del presente. Non solo D’Alema
Del futuro non si occupa più da almeno un ventennio, forse di più.
Nel 1999 e poi nel 2001, fino alla fine dei Forum Sociali da Porto Alegre a Genova passando per Davos e Firenze per citare solo gli appuntamenti che ricordo e/o quelli a cui ero presente, il movimento no-global ha capito tutto. Nel dettaglio. Il movimento aveva capito tutto di Ambiente, Futuro, Tecnologie, Economia, Sostenibilità. Non per nulla il motto era “Un altro mondo è possibile”. Quello che ci stavano apparecchiando era una schifezza, discriminatoria, classista, precarizzante, basata sulla guerra e su una forbice enorme fra ricchi e poveri e lo sfruttamento dell’ambiente oltre il limite. Grandi capitali concentrati, finanza senza etica, la pretesa che il costo dei prodotti dovesse scendere grazie allo sfruttamento di una forza lavoro gestita usa e getta per il solo fine di produrre capitale.
Quando la società civile ha reagito, il regime transnazionale lo ha fatto in modo più forte sfruttando i governi compiacenti e prezzolati. Non è stata la morte di Carlo Giuliani a esserne la cifra ma la Diaz. Bolzaneto.
La sinistra in Italia a quel tempo era già post PCI e i democratici erano quelli che pochi mesi prima a Piazza del Plebiscito avevano avviato la stagione della repressione passando un testimone, una pistola carica, a Berlusconi e alla sua destra. Certo a Genova c’era Rifondazione Comunista. E i comunisti Italiani? “Il governo di centrosinistra aveva creato i GOM (i corpi speciali della polizia penitenziaria), protagonisti di sevizie e abusi di potere nei giorni del G8 genovese. Il ministro della giustizia era Oliviero Diliberto.”
La sinistra a Genova è arrivata già divisa. Sparpagliata sparita. Una sinistra, quella degli attuali PD, non ha solo abbandonato ogni istanza giusta sociale di rinnovamento in un momento chiave per il mondo e per il Paese, ma ha posto le basi per la sua distruzione. Ha scelto il neoliberismo, la finanza, l’iniquità sociale. Ha organizzato il G8 di Genova e la pistola puntata sul movimento. Non a caso non si è mai opposta a Berlusconi e al Berlusconismo e successivamente lo ha sposato, parzialmente assorbito. Schiava della più assistenzialista (per i cazzi suoi) e piagnona Confindustria del mondo.
L’altra sinistra ha fatto l’unica cosa che chi non ha una visione che vada al di la di interessi di partito e ideologie immutabili nonostante sia mutata la società, sa fare: scindersi e scindersi in una infinita meiosi che ha ridotto e sempre più ridotto ogni residuo cromosoma. La colpevolezza grave di quel comportamento è legata al fatto che di fronte a un disastro annunciato di proporzioni globali, nonostante l’esistenza di un movimento imponente e scientificamente solido che stava facendo tutto da solo, non sono stati capaci di trovare gli elementi comuni, a prescindere dalle geometrie parlamentari, per mettere da parte le piccole differenze per fare fronte comune e dare supporto alla società civile. La società ha chiamato e nessuno ha risposto se non i manganelli e il silenzio. Inutile la formale presenza e il vago supporto politico dato da Rifondazione ai manifestanti.
Dopo il PCI, Rifondazione Comunista; ma poi la meiosi ha portato Comunisti Italiani e poi si è aggiunta SEL come sommatoria dei Comunisti coi Verdi. Geometrie, ma nessuno ha raccolto la chiamata per un altro mondo possibile. E oggi è tardi. Ci hanno abbandonati, intenti a litigare come forsennati per interessi di partito e frattaglie di voti.
La politica è mediazione dicono in tanti, e questa gente non ha saputo mediare manco con se stessa.
Io sono rimasto lo stesso, sebbene mi sia evoluto, studiando, crescendo, consolidando o modificando, se il caso, opinioni. Ma essenzialmente le grandi linee del mio personale, diciamo così, programma politico sono sempre le stesse che condividevo con mezzo mondo allora e che pensavo di condividere con la sinistra italiana. La sinistra nel frattempo invece mi si è spostata inesorabilmente sotto, verso destra o verso il nulla.
Mi si dice che i nuovi movimenti, namely il Movimento 5 Stelle, non ha una identità. Ma prima di chiedere una identità agli altri è bene che ce la diamo noi.
Dunque è tempo di capire che cosa vuol dire sinistra.
Le parole “sinistra” e “destra” sanno di geometria spaziale, parlamentare. Forse un tempo rappresentavano un set di idee ben consolidate, pure forse un po’ semplici e quindi potenti.
Idee che venivano da lontano e che non si erano mai confrontate con il cambiamento, né quello naturale della società né quello indotto per esempio dal liberismo imperante.
Ma oggi questi termini non hanno più senso alcuno. Questo credo che sia il centro della frase “né di destra né di sinistra” tanto cara ai 5stelle. E lungi da essere qualunquismo, è del tutto vera. Non vuol dire che tutti sono uguali ed è tutto un magna magna. Solo, quel set di idee non c’è più e i sostenitori di quelle ideologie non hanno fatto nulla né per tenerle in vita così come erano, né per ammodernarle. Chi lo ha fatto ha sposato il nemico.
Dunque penso che sia più sensato definire se stessi, al fine di trovare i propri simili e riprendere l’eredità di uno dei più importanti movimenti globali, in base a definizioni di massima che semplificano l’associazione e minimizzano i residui, da bravo tomografo.
Cosa sono io? Non una geometria decrepita per favore.
Credo che la forma di governo a cui non posso rinunciare sia una democrazia liberale? Si ok, sono un liberale.
Penso che si debba sempre lottare per mantenere, conservare, temendo il cambiamento, volendomi circondare di miei simili e chiudendo le porte ai fenomeni nuovi? No. Ok allora sono un progressista.
Credo che l’economia debba essere liberista e privilegiare capitali e merci o che sia possibile cambiare modello economico senza traumatizzare il mondo ma puntando su una economia equa e solidale, potenziare il microcredito piuttosto che la finanza e i suoi eccessi, avere un welfare? Ok allora ci siamo.
Si possono aggiungere poi dettagli personali come le opinioni sui confini nazionali se abbiano mai avuto un senso o no ma per il momento i problemi sono di ordine superiore e … una cosa alla volta, mettendo da parte querelle millenarie.
Già questo basta per trovare dei simili che non stiano li a cavillare sulle sottigliezze che a quelle ci si pensa dopo aver vinto la battaglia principale di un mondo basato su diritti inalienabili ed economia solidale.
Ci possono essere momenti difficili, controversi, limiti da non superare mai che ci si devono dare per carità, ma su argomenti così macro non è poi difficile.
Manca solo una cosa. Quello che i partiti in Italia non fanno mai perché non glie ne frega una mazza: un programma per il Paese a 20 anni basato su questi principi comuni, in settori chiave. Ricerca, Sviluppo industriale, Energia, Ambiente, Diritti Umani. Da questi macro argomenti deriva anche il lavoro.
A me non pareva ci volesse poi così tanto.