Zero

Devo riportare un episodio accaduto alla stazione Metro B/Roma Lido di Eur/Magliana presso il parcheggio di scambio ATAC sulla Via Ostiense.

Un episodio, ci tengo a precisarlo, che al di la della specifica persona (uno degli addetti al parcheggio di scambio in questione) non è unico e porta con se la consapevolezza che qua o si parte da zero oppure non se ne esce.

Il parcheggio di scambio di Eur/Magliana, quello situato lungo la Via Ostiense fra la strada e la stazione, ha una sola via di accesso e una sola via di uscita. L’accesso è una breve diramazione della corsia dell’Ostiense in direzione Roma ed è quindi ovviamente a senso unico, usarlo come uscita porta l’auto contro le entranti e contro il senso di marcia della Via Ostiense (alta percorrenza e limite 50-70km/h) con linea continua.

Lungo la diramazione e fino alla rampa di accesso sono spesso (per la mia esperienza sempre in orario di ufficio) parcheggiate macchine fino all’imboccatura. Lo stesso avviene sulla rampa di uscita. Così era stamattina ma così era anche a Marzo 2022 come si evince da due immagini di Google Maps.

L’accesso al parcheggio avviene con emissione di biglietto o tramite abbonamento valido. L’uscita idem. In caso di biglietto emesso, con pagamento del suddetto.

In famiglia abbiamo tutti l’abbonamento annuale (quello da 250€) in corso di validità. Un abbonamento che io personalmente faccio da almeno 15 anni.

Quando siamo arrivati con la nostra auto, il segnale di Libero/Completo indicava Libero. Quindi abbiamo percorso la rampa per accedere.

Una volta saliti sulla rampa di accesso, dopo il cartello di completo/libero, non c’è modo di tornare in dietro se non con retromarcia contromano verso il senso unico dell’Ostiense.

Una manovra illecita e pericolosa, resa ancora più pericolosa dalla presenza delle macchine parcheggiate a ridosso.

Il fatto che il cartello indicasse “Libero” quando siamo arrivati è di per se una anomalia. Perché?

È un’anomalia, perché esattamente in quel momento nel parcheggio erano presenti (ma si vede solo dopo aver salito la rampa) diverse auto parcheggiate fuori dalle righe blu, al centro della zona fra le due file di parcheggio in posizione illecita che rende estremamente difficoltose (a volte impossibili) le manovre di uscita di chi parcheggia nei posti regolari, come si vede nelle foto scattate da me questa mattina ma anche dalle foto prese da Google Maps.

Questo accade ogni santo giorno. Ogni santo giorno macchine parcheggiano in mezzo, dove è vietato, mentre le blu rimangono vuote finché non si riempiono anche quelle. Questo vuol dire che la capienza del parcheggio non è regolarmente raggiunta ma è ampiamente superata sempre, il che vuol dire che fino al momento in cui io sono giunto al parcheggio, erano già entrate più macchine dei posti disponibili. Come ciò sia possibile, come avvenga il conteggio, perché i parcheggiatori non intervengano sul posto a gestire il flusso fino almeno alla saturazione, chi decida quando finalmente bloccare l’accesso non è dato saperlo. Soprattutto non è dato sapere perché questa cosa prosegua imperterrita nonostante le segnalazioni.

Avevamo già protestato in passato al gabbiotto ATAC di Eur Magliana. Uno ci aveva risposto: “chiama i vigili urbani”, un altro “è competenza di ATAC”. E’ vera la seconda. Ma questo accade ogni giorno e quindi sebbene sia competenza di ATAC, i suoi operatori evidentemente non intervengono e se non intervengono deve essere perché non esiste direttiva di intervento. O devo pensare che la direttiva esista ma nessuno la applichi. La verità è che noi possiamo solo osservare quello che accade e riportarlo.

Ma non accade solo questo.

Se malauguratamente sei salito sulla rampa quando segnava “Libero” (nonostante fosse pieno) e citofoni per risolvere il problema in sicurezza la risposta è “non le posso aprire” e poi il peggio “faccia retromarcia”.

Faccia retromarcia? La soluzione più sicura, l’unica, è entrare con abbonamento o biglietto o per apertura della sbarra e poi uscire subito, seguendo il senso di marcia. Se è il caso, in un paese civile, l’operatore viene sul posto a risolvere il problema che NON è stato generato dal malcapitato utente, pagante per giunta, ma da un malfunzionamento o da una mala gestione del parcheggio.

Abbiamo inutilmente chiarito che non potevamo fare retromarcia.

Abbiamo chiarito che la retromarcia è pericolosa, che saremmo entrati e usciti seguendo il senso regolare di marcia.

Abbiamo fatto presente che il parcheggio era pieno da tempo dato che era pieno di macchine fuori posto ma che il cartello ci diceva Libero nonostante questo.

Abbiamo fatto presente che il sistema o chi per lui ci aveva intrappolato in una situazione assurda e che bastava farci transitare.

Niente. Non ci ha aperto.

Solo dopo esserci alterati e aver reso evidente che esporci al pericolo di una manovra pericolosa sarebbe stato un rischio anche per lui (era un maschio), che se fosse successo qualcosa avremmo fatto una denuncia, ha aperto la sbarra.

Siamo entrati, abbiamo scattato le foto della situazione interna e siamo usciti come promesso. Se ATAC avesse messo il personale al parcheggio sarebbe stato facile controllare e tutto sarebbe andato bene, tranquillamente. Ma non c’è nessuno. Le due unità di personale sono dislocate all’altro parcheggio.

Se ATAC impedisse alla gente di parcheggiare sulle rampe e fuori dai posti regolari all’interno del parcheggio e tenesse un vero conto del numero di macchine che entrano ed escono, non si sarebbe posto il problema.

Se il cartello “Libero/Completo” funzionasse come deve, non si porrebbero problemi a chi paga per entrare in un parcheggio di scambio peraltro facendo un favore alla città.

Se ATAC almeno ascoltasse le segnalazioni, se educasse i suoi dipendenti se se se …

Ma ad ATAC non importa nulla. Come non frega nulla degli utenti a CoTraL e alla Regione Lazio.

È incredibile ma in una situazione di persistente irregolarità il problema diventa che un utente pagante (e molto pagante) non vuole fare una manovra pericolosa (che poi se hai una macchina dietro di te diventa comunque impossibile pur volendo) e finisce a vedersela con un dipendente di ATAC che detiene il suo piccolo potere … il pulsante della sbarra.

Alla fine dell’alterco verbale tramite citofono, il dipendente addetto (un giovane peraltro, il futuro) ha detto “ti aspetto all’uscita”. Qualunque cosa volesse dire, credo che sia tutto registrato da telecamere e audio ma non lo so.

Io l’ho interpretata come un invito ad andare a esporre di persona le mie rimostranze. Così ho fatto.

Arrivato alla postazione che si trova alla base di un secondo parcheggio di scambio di Eur/Magliana, su via di valle fiorita, ho provato a far capire che un comportamento del genere, rigido con le persone messe in difficoltà da una totale mancanza di controllo e gestione e poi flaccido (manco elastico) con chi viola realmente le regole è un po’ assurdo.

Glie l’ho spiegato. Non c’è stato verso. Ho sentito in compenso una serie di frasi allucinanti.

Gli ho detto che era illecito e pericoloso costringermi a fare una rampa a senso unico in senso inverso. Risposta: “non è vero” e poi “lo fanno tutti”.

Gli ho detto: “ma come, non puoi farmi entrare e uscire per regola? Ma se segnava libero mentre dentro è pieno non solo nei posti regolari ma pure in mezzo dove è vietato e crea problemi di circolazione interna? Noi abbiamo chiesto solo di entrare per uscire.”

Risposta: “eh, è già irregolare quello”

Ecco, questa tolleranza verso l’illecito e il dannoso quotidiano che diventa rigidità verso le persone in difficoltà. Questo fregarsene del disservizio peraltro assolutamente evitabile. La totale insipienza della dirigenza.

Confesso che a sentirlo parlare in quel modo m’è uscito di getto di mostrare l’abbonamento annuale da 250€ che faccio da oltre 15 anni (senza contare gli innumerevoli abbonamenti mensili di prima) e dire: oh ma ve lo pago io lo stipendio”.

Avevo già provato a far capire che sono uno che VUOLE usare i mezzi. Ero pure li col mio monopattino (portato fino a Magliana in macchina perché la Roma Lido a quell’ora, e pure dopo, è un cesso a pedali imprendibile già da soli figurati con il monopattino; cronicamente in ritardo, piena zeppa) …

Comunque che sono io a pagargli lo stipendio è più vero di altri casi di dipendenti pubblici perché ATAC è una società partecipata ma larga parte del suo bilancio è fatto di biglietti e abbonamenti. Non è come pagare lo stipendio di un ministeriale o di un ricercatore pubblico con le tasse (anche le sue stesse tasse a dirla tutta). È più come pagare l’abbonamento di un museo, che paga lo stipendio del custode ed essere trattati come monnezza dal custode che gestisce il museo a ca**o.

Ma se le cose stanno così, prima che della specifica persona (a cui comunque non frega nulla del suo lavoro mi pare sennò sarebbe il primo a segnalare così gravi problemi agevolando l’esistenza dell’utente non complicandola) è colpa dei dirigenti di ATAC.

A causa loro, dei dirigenti, della loro incuria e cialtroneria tanti non pagano quei biglietti e non fanno abbonamenti perché le stazioni sono disarmate, come si suol dire, e la guardiania per contratto (!) non può fermare i salta-tornelli e così via. A causa dei dirigenti, i capilinea hanno come priorità di far partire i bus, quando saltano le corse, prima possibile, pure vuoti, anche in anticipo sulla corse successiva, così gli utenti, che vanno per uno su coincidenze millimetriche, ne perdono due di corse non una. Hai voglia a segnalare l’assurdità. Mai cambiata. Poi la gente se la prende con l’autista.

Per colpa dei dirigenti la gente crede alla minchiata che i treni saltino perché i macchinisti vogliono fare la pausa caffè.

Ma i dipendenti ATAC dovrebbero sapere che siamo rimasti in pochi a difenderli e non trattare quei pochi a merda, non tollerare tutto il casino che è ATAC e poi fare i rigidi con chi rispetta le regole.

Senza i tanti abbonamenti di chi ostinatamente prende i mezzi, ATAC sarebbe chiusa e i dipendenti per strada.

Se un utente si incazza perché in una situazione di illegalità diffusa nel parcheggio che tu gestisci, insieme al tuo collega anziano, quando questo utente ti ricorda che paga 250€ l’anno non gli rispondi “ma te che lavoro fai”? “Hai rotto il c**o” e tralascio tutto il resto perché se avessi registrato l’audio di come si sono svolte le cose, quell’audio finirebbe in tribunale, lo intaserebbe come in tanti altri casi e per giunta senza cambiare nulla.

Ecco insomma, la morale di tutto questo è che in tanti anni l’azienda ATAC è stata riempita di persone ai livelli dirigenziali che sono palesemente incapaci di gestire bene anche quel poco di funzionante che c’è o più semplicemente non glie ne frega nulla.

Non solo. Se una parte di dipendenti, autisti, parcheggiatori, personale delle stazioni, sono persone per bene educate che spesso sono aggredite senza motivo per disservizi che non provocano loro (mancano i treni, quelli che ci sono sono sfasciati, i treni regionali come la Roma Lido fanno schifo e tutti se la prendono con ATAC, i capilinea dei bus gestiscono gli orari in modo ridicolo e tutti se la prendono con l’autista) è pur vero che c’è una parte di dipendenti, spesso quelli in posizioni più comode e agiate, che sono parte di quello che non funziona nel servizio pubblico. Sono figli morali di quei dirigenti.

Io sono sempre stato contrario alla privatizzazione e resto contrario. Ho appoggiato e ancora appoggerei la direzione di Virginia Raggi quando ha voluto fortemente provare a risanare una azienda pubblica quando tutti avrebbero gradito privatizzare. Perché un servizio pubblico non deve avere scopo di lucro, men che meno in Italia dove privato non è necessariamente uguale a efficiente e onesto.

Credo però che l’arroganza e il menefreghismo diffusi di tutta la classe dirigente di ATAC con tutta la generazione di dipendenti arroganti che come sport scaricano il barile e ti rispondono sticazzi, non lasci molta speranza.

Credo che una situazione come questa, non degna di un paese civile, non si sanerà mai con piccoli passi.

A volte penso che ATAC dovrebbe essere azzerata e ricreata da zero.

Ma penso anche che, come Alitalia, ITA e mille altre minchiate del genere, se a fare questa operazioni saranno persone come Gualtieri o Calenda, o Renzi o Alemanno … anche questa pulizia sarebbe come usare fango per lavare sabbia.

Ho perso la pazienza, ho alzato la voce. Ho fatto bene. Almeno questo. E alla fine te ne vai a parcheggiare fuori dove trovi posto, che non c’è (se non creativo) e questo perché hai dovuto prendere la macchina perché il mezzo pubblico regionale è na ciofeca (usata come arma politica dalla Regione Lazio a piacimento).

Da Novembre di quest’anno, dopo 15 anni senza soluzione di continuità, niente più abbonamento.

Tipo una specie di “Not in my name”.

PS: le persone che parcheggiano in mezzo anche quando ci sono posti regolari liberi sono persone ignobili. Sono i degni utenti di quei dirigenti e di quei dipendenti. Se si somma tutto questo, si capisce che le generazioni da cambiare prima di risolvere un problema di civiltà diffuso sono troppe anche perché questi incivili ne crescono altri.

L’imperdonabile leggerezza dell’essere … M5S

Il 15 Settembre l’Huffington post pubblica un articolo a pagamento, dal titolo “Matrimonio gay e adozioni per single: l’ennesima mutazione a fini elettorali di Conte Guevara” che nella parte gratuita recita:

Nel programma M5s c’è una decisa accelerata sui diritti civili. Solo qualche anno fa si astenne sulle unioni civili. Per non parlare del penoso temporeggiamento sul ddl Zan

Articolo di HuffPost

Detta così il M5S o è omofobo o, nel migliore dei casi, schizofrenico opportunista. Che è quello che alcuni pensano ancora oggi. Imperdonabile. In realtà il M5S ha alacremente lavorato, fin dal suo esordio in parlamento, per approvare la legge sulle Unioni Civili, anche perché era un promotore originario di un provvedimento migliore della legge Cirinnà e un sostenitore dei diritti della comunità LGBT fin da prima di entrare per la prima volta in parlamento.

Contrariamente a quanto si può pensare, l’opposizione a un matrimonio egualitario, come voleva il M5S, veniva dall’ala cattolica del PD e da quasi tutta la destra.

Questa è la storia di come la realtà sulla battaglia politica per i diritti LGBT in Italia sia stata completamente, e con successo, ribaltata.

Dimostrerò, solo riportando i fatti, che i diritti LGBT sono parte del DNA del M5S da sempre e che il DDL Cirinnà è la copia sbiadita di quello che la comunità avrebbe avuto con il M5S ma che quel DDL ha avuto comunque l’appoggio in ogni luogo da parte del Movimento e invece l’opposizione di parte dello stesso PD (oltre che di Lega e mezza Forza Italia)

M5S e diritti LGBT

Nel 2012 Beppe Grillo pubblica sul Blog delle Stelle un post dal titolo “Nozze gay” in cui, a proposito del matrimonio fra persone dello stesso sesso dice:

un fatto che dovrebbe essere scontato, pacifico: le nozze gay e i diritti delle coppie omosessuali. Io sono favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ognuno deve poter amare chi crede e vivere la propria vita con lui o con lei tutelato dalla legge. […]  L’Italia non ha una legislazione per le unioni di fatto. E’ una vergogna che va attribuita in ugual misura al pdmenoelle, al pdl e a Santa Madre Chiesa, la convitata di pietra. […]

qui il post

In questo post Grillo inoltre stigmatizza il fatto che durante il governo Prodi, un governo teoricamente progressista, non erano riusciti a fare manco i PACS per le beghe interne del PD.

Nel Dicembre 2012 le Camere sono sciolte in anticipo e, a Febbraio 2013, si tengono le elezioni politiche. Per la prima volta nella sua storia il M5S entra al parlamento Italiano.

La XVII legislatura ha inizio il 15 Marzo 2013. Fra l’avvio della legislatura e il 2 Aprile le forze politiche presentano 991 provvedimenti di vario genere, fra Camera e Senato. Il M5S non ne presenta nessuno.

Fra il 3 e il 5 Aprile 2013 il M5S presenta i suoi primi 6 provvedimenti di legge:

  1. […] soppressione dell’obbligo di assicurazione dei professionisti
  2. Abolizione dei contributi pubblici e modifiche …
  3. Modifiche al codice delle leggi antimafia …
  4. Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso
  5. Nuove disposizioni per il contrasto dell’omofobia e della transfobia
  6. Norme in materia di modificazione dell’attribuzione di sesso

Per tutti gli altri partiti si tratta di presentare i primi 1500 provvedimenti della nuova legislatura.

Per il M5S questi sono invece i primi 6 provvedimenti parlamentari in assoluto e 3 di questi sono provvedimenti a favore delle persone LGBT.

Riporto una citazione di un articolo del 2013 in merito al provvedimento numero 4:

[…] come primo disegno di legge al Senato quello relativo al matrimonio egualitario elaborato dall’associazione Avvocatura per i diritti LGBT-Rete Lenford. Giuseppe Polizzi, Presidente di Arcigay Pavia dichiara: “siamo soddisfatti. Questo è l’impegno che Luis Alberto Orellana, insieme ad altri cittadini 5 stelle eletti poi deputati e senatori, aveva assunto in campagna elettorale durante l’incontro del 26 gennaio 2013 tenutosi a Pavia, con le associazioni nazionali Arcigay, Agedo, Famiglie Arcobaleno e Certi Diritti. […] V’è anche un significato molto importante da cogliere: con questa iniziativa c’è lo sdoganamento delle questioni LGBT, che non sono più una battaglia della comunità gay per i gay, bensì una battaglia di tutti perchè l’eguaglianza senza i nostri diritti non può definirsi piena eguaglianza”.

L’AltraPagina

Qual’è la credibilità dell’Huffington Post quando scrive “l’ennesima mutazione a fini elettorali di Conte Guevara”? E cosa devo pensare di chi crede a queste bugie?

Matrimonio Egualitario o Unioni Civili?

Partiamo dalla fine: nel Maggio 2016 le Unioni Civili diventano legge. Rete Lenford dice così

Oggi è stato finalmente approvato dal nostro Parlamento il testo di legge che regolamenta le Unioni Civili e le convivenze. Le unioni attribuiscono diritti e doveri reciproci e risolveranno forse la maggior parte dei problemi pratici che le coppie dello stesso sesso affrontano, ma la cornice in cui sono inseriti non crea uguaglianza. […] L’introduzione dell’unione civile crea difatti una discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, alle quali si preclude l’accesso al diritto fondamentale al matrimonio in ragione di una caratteristica personale ascritta, qual è l’orientamento omosessuale.

da un post di Rete Lenford 12 Maggio 2016

Come siamo arrivati alla Legge Cirinnà, a una legge utile ma discriminatoria?

Fra il 15 Marzo e il 5 Aprile 2013 sono depositati in Senato alcuni disegni di legge (DDL) che hanno come tema l’unione fra persone dello stesso sesso.

Le proposte presentate, in ordine di tempo, sono:

  • 15 Marzo 2013 – Loredana De Petris (Gruppo Misto)
  • 15 Marzo 2013 – Sergio Lo Giudice (PD)
  • 15 Marzo 2013 – Maria Elisabetta Alberti Casellati (PdL)
  • 20 Marzo 2013 – Carlo Giovanardi (PdL)
  • 26 Marzo 2013 – Lucio Barani (GAL, ex PdL)
  • 5 Aprile 2013 – Luis Alberto Orellana (M5S)

Il testo di Maria Elisabetta Alberti Casellati è una proposta di modifica ai “Patti di Convivenza”. Possiamo sorvolare.

Il testo di Carlo Giovanardi è una “Introduzione nel codice civile del contratto di convivenza e solidarietà“. Possiamo sorvolare.

Il testo di Lucio Barani (e Alessandra Mussolini) è “Disciplina dei diritti e dei doveri di reciprocità dei conviventi” e anche qui possiamo sorvolare.

Perché se dovevo sorvolare così tanto, li ho riportati? Perché questi DDL, o parti di essi, confluiranno tutti nella Legge Cirinnà. Proseguiamo.

Il testo di Sergio Lo Giudice è “Norme contro la discriminazione matrimoniale“; esso norma l’unione fra persone dello stesso sesso ma, limitandosi a sostituire “marito e moglie” con “i coniugi”, non impedisce a persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio ma nemmeno mette nero su bianco che possono farlo e che hanno gli stessi diritti, soprattutto rispetto ai figli. Però non possiamo sorvolare.

Il testo di Loredana De Petris è “Disposizioni in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso” e norma anche le parti riguardanti i figli. È quindi il Matrimonio egualitario.

Il testo di Luis Alberto Orellana, cioè del M5S, è “Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza dell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso“. È quindi anch’esso il Matrimonio egualitario.

I testi di De Petris e Orellana sono sostanzialmente identici, fatta salva una parte finale in più, per Orellana, sui cognomi esistenti al momento di entrata in vigore della legge.

È una differenza essenziale quella fra le proposte di De Petris et al./Orellana et al e quella di Lo Giudice et al.: nel codice civile, infatti, quando si tratta di filiazione e adozione ricorrono i termini “padre”, “madre”, “donna” “moglie”, “marito” (artt. 262, 299 e altri). Se restano questi termini (e dopo la Cirinnà sono rimasti), resta inteso che la questione non riguarda persone sposate dello stesso sesso. Quello della proposta del PD non è un matrimonio e crea un’ennesima fattispecie separata dalle unioni di sesso diverso. Di fatto discrimina.

Questa è la base da cui siamo partiti nel lontano 2013: comunità LGBT e M5S + De Petris da una parte e PD dall’altra. Gli altri: non pervenuti.

Un altro passaggio storico essenziale è la consultazione on line della base del Movimento 5 Stelle sulle … unioni civili. Viste le premesse capite bene che c’erano due mondi: quello che avrebbe dovuto essere e quello che l’ala cattolica e conservatrice di questo paese consentiva, minoritaria nella società civile ma pesante in quella politica.

Nell’Ottobre del 2014 il M5S avvia una consultazione on line sul tema: risultato 21.360 iscritti (85% dei votanti) votano a favore. Questo peraltro corrisponde ai risultati di un sondaggio sul “matrimonio gay” fra gli elettori di tutte le forze politiche condotto nello stesso mese. Ma a favore di cosa dovevano votare gli iscritti M5S? Lo spiega il Senatore Airola in un post che accompagna il voto:

Oggi vi si chiede di esprimervi su una specifica proposta di unioni civili che dovrà essere votata in commissione giustizia. E’ un testo sulle unioni e non sul matrimonio che in commissione ha seguito un altro iter. In pratica in commissione giustizia sono stati accorpati tutti i disegni di legge sul matrimonio da una parte e lo stesso è stato fatto per le proposte relative alle unioni di fatto. Il voto quindi è per adesso limitato alle questioni delle unioni che dobbiamo affrontare e non è una espressione sulle soluzioni ideali che dovremmo avere in merito.
Se credete che sia sacrosanto concedere dei diritti alle coppie di fatto votate sì, se credete che dovremmo avere il matrimonio egualitario vi consiglio di votare sì lo stesso perché questo sarà il primo passo per riconoscere comunque dei diritti alle coppie etero e gay (tenete presente che il testo sulle unioni garantisce molto le coppie al pari del matrimonio, salvo adozioni ex novo per le coppie omosessuali) Se siete contrari a qualsiasi diritto per le coppie di fatto votate No ma sappiate che in tutta Europa esistono istituti egualitari al matrimonio per coppie omosessuali o comunque il riconoscimento di diritti alle coppie di fatto. Buon voto.

Il post FB di Airola di 8 anni fa

Airola dice una cosa importante: in commissione giustizia sono stati accorpati tutti i disegni di legge sul matrimonio da una parte e lo stesso è stato fatto per le proposte relative alle unioni di fatto

Riporto solo un frammento dell’intervento della relatrice Cirinnà dalla seduta del 12 Ottobre 2015, a conferma:

[…] A tale scopo viene introdotto l’istituto delle unioni registrate, fondato sull’articolo 2 della Costituzione, e tenuto nettamente distinto dal matrimonio quale fondamento della società naturale e pregiuridica – la famiglia – che trae invece copertura e riconoscimento dall’articolo 29 della Costituzione. 

Seduta 243 12/10/2015 2ª Commissione permanente (Giustizia)

Da qui inizia a prendere il sopravvento il percorso che farà sparire il matrimonio egualitario e lo sostituirà con la Cirinnà. Ciononostante Airola invita tutti gli iscritti M5S a votare SI.

Le beghe del PD …

Come si è passati da un percorso condiviso, sebbene al ribasso, fra M5S e PD all’astensione/assenza al voto? È presto detto.

Il primo tassello lo espone la Senatrice De Petris in una intervista del 23 Gennaio 2016 che considera la Legge il “minimo sindacale” e in più teme il voto NON del M5S, con cui è allineata dall’inizio (e che è peraltro all’opposizione), ma di alcuni senatori del PD che hanno proposto emendamenti peggiorativi. Chi sia una parte di questi senatori lo spiega un confronto fra Migliore (PD) e Marco Damilano: sono i renziani. Gli altri sono una parte dei cattolici.

I timori della Senatrice De Petris sono condivisi dal M5S che, il 17 Febbraio 2016, fa un accorato appello in parlamento, che vi consiglio di ascoltare in questo video:

L’M5S chiede 9 volte la calendarizzazione del voto sulle unioni civili ottenendo continui rinvii dal PD. L’M5S per poter approvare questa legge in tempi rapidi, pur non essendo più la sua legge, non ha presentato nessun emendamento. ZERO. Non così il PD stesso e altri:

  • Lega 5228.
  • PD 67
  • Forza Italia (che è divisa in due con Berlusconi che improvvisamente è a favore) 263
  • ….
  • M5S ZERO.

Gli emendamenti in tutto sono 6104. È evidentemente ostruzionismo.

La parte “PRO” della maggioranza di governo ipotizza di usare il “canguro” un trucco (inesistente sulla carta e considerato proceduralmente illegittimo) che eliminerebbe la discussione parlamentare ma consentirebbe di ovviare (stirando la democrazia) all’ostruzionismo della Lega dimezzando (non annullando) gli emendamenti.

Il M5S di fronte all’ostruzionismo della Lega è tentato di digerire anche il “canguro”, l’emendamento Marcucci, come spiega Paola Taverna in quei giorni al TG3 nel video che riporto qui sotto.

Ma … la Lega, come riportano gli atti parlamentari e le dichiarazioni in video, ritira 4500 dei suoi circa 5000 emendamenti. Ne restano 500 (quasi tutti inerenti la questione adozioni). Questo consentirebbe, a detta di tutti, la discussione e approvazione del DDL in 48 ore, senza “canguro”, trucco a cui a questo punto il M5S si oppone così come al pericolosissimo voto segreto, o al voto di fiducia.

Quello che invece succede è che improvvisamente Renzi, passato da “contrario ai matrimoni gay” a “l’approvazione è irrimandabile”, il 24 Febbraio porta in aula con la voce di Maria Elena Boschi, a nome del governo, un MAXI EMENDAMENTO sostitutivo dell’intera legge (eliminando tra l’altro a forza la step-child adoption e l’obbligo di fedeltà) e vi pone la questione di fiducia.

E qui arriviamo al punto delle azioni del M5S: un movimento che ha creato una legge migliore di questa, egualitaria, che l’ha portata al senato come 1 dei primi 6 provvedimenti della sua storia, che ha consentito al PD di praticare tutte le sue mutilazioni pur di farla approvare, che non ha presentato manco un c***o di emendamento … si trova a dover votare la fiducia al governo di cui è opposizione, su un provvedimento totalmente sostitutivo (con modificazioni, peggiorative) di un intero DDL parlamentare a cui ha lavorato per 3 anni.

Il M5S al Senato non ha partecipato al voto e alla Camera si è astenuto. Ma il punto è: ha messo così a rischio l’approvazione?

Pillola Blu e Pillola Rossa

La risposta è NO.

Ma per capire perché dire “M5S ha messo a repentaglio la legge sulle unioni civili” sia una bugia e perché si sia astenuto da una parte ed è uscito dall’altra, è necessario sapere come funzioni la maggioranza nei due rami del parlamento. Per questo poi le bugie viaggiano spedite: chi sa come funziona mente, mentre chi ascolta non vuole sapere.

Maggioranza
Il termine “maggioranza” indica, nel linguaggio politico, quel numero di parlamentari, superiore alla metà, che dà la fiducia al Governo. In senso più ristretto il termine indica il numero di voti favorevoli che sono necessari per adottare una deliberazione: tale numero deve essere pari almeno alla metà più uno dei senatori presenti (vedi Numero legale). Al Senato non basta che i Senatori favorevoli superino i contrari, ma occorre che superino la somma dei senatori che esprimono voto contrario e di quelli che dichiarano la propria astensione. Al Senato, infatti, i Senatori che si dichiarano astenuti sono considerati presenti, a differenza della Camera dove sono considerati presenti solo i deputati che esprimono voto favorevole o contrario. Ciò comporta che, per non prendere parte alla votazione, i Senatori devono uscire dall’Aula.In caso di parità di voti la proposta non è approvata. In casi esplicitamente previsti dalla Costituzione sono richieste maggioranze speciali.

dal Glossario Parlamentare

Al Senato, il voto di fiducia (vedi qui il risultato) ha costretto anche i favorevoli al voto contrario. Forza Italia infatti che per metà era favorevole ha votato compatta per il no (34 senatori). La Lega (9 senatori) no. Gruppo Misto (10 no 5 si). Ma il Movimento fa un’altra scelta. Per le regole del Senato, se i 30 Senatori M5S (che erano comunque solo l’11%) fossero stati presenti avrebbero solo potuto votare la fiducia per non boicottare il provvedimento, perché al Senato le astensioni si sommano ai voti contrari. Quindi gli M5S sono usciti dall’aula consentendo al provvedimento di passare, comunque blindato dai 173 voti di maggioranza contro i restanti 71 contrari.

Alla Camera, dove il M5S aveva 88 deputati, di nuovo il voto di fiducia (vedi qui i risultati) ha portato al no anche quelli che in alcuni partiti erano favorevoli, ma comunque siccome la maggioranza del governo era schiacciante e in quel ramo del parlamento gli astenuti non si sommano ai contrari, il Movimento ha scelto una azione a impatto zero: l’astensione del M5S (a prescindere dal suo misero 14%) non ha minimamente intaccato la possibilità che il provvedimento passasse.

L’astensione/assenza del M5S NON ha minacciato assolutamente il provvedimento (anzi) e NON aveva a che fare con il provvedimento, fortemente voluto dal Movimento.

Alla fine di questo lungo ma necessario post spero che sia un po’ più evidente, in quanto documentata passo per passo, la verità.

Mi spiace per tutti quelli che sulla base di un numero impressionante di bugie e intrighi parlamentari “non perdonano” azioni a chi non le ha mai commesse e continuano a dare credito a chi invece le ha commesse davvero.

Buona vita a tutti

Le unghie sulla città (la Cassazione e i Cinghiali)

Tempo di lettura: 6′

Negli ultimi mesi, mio malgrado mi sono trovato a scrivere (o a commentare) dei posts su Facebook a proposito dei “cinghiali” (il che già è esilarante) a Roma.

L’ho fatto confrontandomi purtroppo con la volontaria superficialità di molti (di ogni estrazione, cultura e formazione) sui temi principali scelti da tutti i concorrenti alla carica di sindaco della Città Eterna, per attaccare la sindaca in carica, Virginia Raggi. Fra questi spiccava la presenza dei cinghiali in varie zone di Roma.

Facebook, immagino sulla base dei suoi algoritmi di personalizzazione, mi ha quindi proposto qualche giorno fa una notizia da “LaNuovaProvincia” che parla di una sentenza della Corte di Cassazione proprio sul tema dei cinghiali. Prima di arrivare alla sentenza, però, servono due righe sull’argomento.

Il punto fondamentale sui cinghiali è stato che i concorrenti di Virginia Raggi, in coro con la stampa unita, addebitavano, almeno fino al 4 ottobre 2021 (data delle elezioni comunali), in esclusiva alla sindaca di Roma la responsabilità della presenza di questa fauna selvatica nel territorio urbano e a lei addebitavano il mancato intervento. Questo avveniva sull’onda e alimentando un’ondata di riso e sdegno per Roma e per la sua sindaca (invocandone la presta rimozione). La situazione peraltro era vista come un unicum dovuto all’incapacità della malcapitata e della sua giunta di, testualmente in alcuni casi, scappati di casa.

Le prove del fatto che effettivamente questo tema sia stato sfruttato in modo fra il truffaldino (politici) e il tragicamente superficiale (giornalisti), come in altri casi, sono scritte a fuoco nelle norme di riferimento come la LEGGE 11 febbraio 1992, n. 157 (vedi sotto). Ma queste prove sono anche ribadite dagli stessi attori istituzionali nei più facilmente comprensibili accordi fra di essi siglati.

Nel caso di Roma si tratta di Protocolli d’intesa condivisi ed approvati in rispettive delibere fra Regione Lazio, Roma Città Metropolitana (ex-provincia) e Comune di Roma.

A nulla è valso alla sindaca il riportare i fatti più volte e in ogni dove e i giornalisti non hanno fatto il loro lavoro, cioè la verifica dei fatti.

Passando ai fatti. Lo schema del protocollo d’intesa fra Regione Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma sulla gestione della fauna selvatica è stato approvato in giunta Capitolina a settembre 2019 e si può leggere sul sito del Comune di Roma o in calce a questo post.

In particolare l’art. 4 definisce l’ordine gerarchico delle competenze e responsabilità che partono dalla Regione soprattutto per l’infrastruttura ricettiva degli animali, le regole, il materiale da fornire per gli interventi e solo in ultimo vengono le competenze della provincia (Città Metropolitana) e del Comune di Roma per gli interventi che comunque devono essere coordinati con la Regione, a valle delle segnalazioni.

Ora, veniamo alla sentenza. Ce ne sono state molte (a quanto pare) e tutte sono state emesse molto prima delle elezioni comunali di Roma.

La specifica sentenza che qui riporto, richiama altre sentenze e il Codice Civile (Art. 2052: Danno cagionato da animali) nel negare alla Regione Abruzzo il rifiuto a risarcire un cittadino per un incidente con un “ungulato”. Quello che però conta non è il risarcimento in se ma il motivo:

nell’azione di risarcimento del danno cagionato da animali selvatici la legittimazione passiva spetta in via esclusiva alla Regione, in quanto titolare della competenza normativa in materia di patrimonio faunistico, nonché delle funzioni amministrative di programmazione, di coordinamento e di controllo delle attività di tutela e gestione della fauna selvatica, anche se eventualmente svolte, per delega o in base a poteri di cui sono direttamente titolari, da altri enti: potendo la Regione rivalersi (anche mediante chiamata in causa nello stesso giudizio promosso dal danneggiato) nei confronti degli enti ai quali sarebbe in concreto spettata, nell’esercizio di funzioni proprie o delegate, l’adozione delle misure che avrebbero dovuto impedire il danno

La sentenza completa è riportata fra gli altri sul Sole24ore ed è dettagliatamente spiegata in parole più semplici su Altalex.

In sostanza la Regione Abruzzo riteneva che fosse la Provincia a dover risarcire il cittadino, ma varie sentenze e pure questa ultima hanno stabilito che è la Regione che “possiede” gli animali ed è responsabile di tutta la normativa, la gestione e gli schemi di intervento oltre che delle infrastrutture ricettive ed è quindi soggetto passivo del risarcimento per danni. Alcune sentenze poi definiscono, ferme restando le responsabilità primarie della Regione, che se anche quest’ultima avesse delegato alla Provincia le sue funzioni (e non è il caso di Roma) e SE anche fosse dimostrato che la provincia sia totalmente autonoma nella gestione della fauna selvatica nel suo territorio, allora né acquisisce si la responsabilità MA l’orientamento giuridico finale pare essere che comunque deve essere la Regione in quanto responsabile dell’animale in se che risarcisce il cittadino e poi, se né ha realmente la possibilità, si rivale sull’istituzione delegata.

Tutto questo nel caso di Roma, in base allo schema di accordo fra Regione Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma, porta quindi alla evidente responsabilità della Regione Lazio nella gestione della fauna selvatica essendo la Regione stessa che per legge e per accordo deve mettere le altre istituzioni nelle condizioni di eseguire gli eventuali interventi. Tra l’altro è responsabile anche del coordinamento dei piani faunistici provinciali come chiaramente riportato nella legge madre sul tema (LEGGE 11 febbraio 1992, n. 157).

Con tutta evidenza, ora che si può dire e che quindi le notizie in merito, libere dalla foga della competizione sleale, iniziano a circolare, il problema interessava tutta la penisola e quanto alla responsabilità della gestione essa era delle Regioni sopra e prima di tutti, mentre ex-province e comuni erano l’ultimo anello di una catena. Se n’è accorta con un anno di ritardo pure Striscia la Notizia a cui però non posso farne una colpa: loro almeno non sono più di una striscia scandalistica.

Dunque mi pare di poter affermare che Virginia Raggi, che ha siglato il protocollo d’intesa con Regione Lazio in qualità di Sindaca di Roma e di Città Metropolitana, avesse in definitiva ragione.

Ha senso ritirare fuori questo argomento adesso, dopo che non è servito prima?

Beh questo post era quasi pronto un mese e più fa ma ho dato la precedenza ad altri post come quello sulle ferrovie ex-concesse, sui bus elettrici, sulla storia dei sindaci di Roma e delle loro magnifiche opere, sul decoro urbano e il suo futuro o sulle Olimpiadi a Roma, il peccato originale della sindaca.

Comunque nemmeno questo post avrebbe cambiato nulla della ferrea convinzione di chi già aveva deciso per un ritorno al passato nemmeno tanto remoto.

Ormai è fatta quindi ma a me va di lasciare traccia scritta e ordinata con tanto di links.

In fondo, come qualcuno mi ha voluto ricordare, la politica è anche fiducia. Hai visto mai: se anche una sola persona dovesse farsi venire il dubbio e perdere la fiducia in quelli che hanno governato Roma per 25 anni e mo’ se la sono ripresa, ne sarà valsa la pena.

Coraggio Olimpionico

La scelta di ritirare la candidatura di Roma ai giochi olimpici del 2024 da parte di Virginia Raggi è stata forse la sua prima prova di forza e lungimiranza. C’è chi l’ha presa come scusa già da li per legarsela al dito e tirare le somme di una amministrazione manco iniziata.

Eppure ci sono degli elementi che queste persone non hanno voluto tenere in conto. Dico “non hanno voluto” perché se ti scagli contro una decisione di cui da semplice cittadino non capisci una mazza se non altro dovresti un minimo approfondire i parametri in gioco. Parametri che sono, alla fine, al 90% di ritorno economico e sociale. Soldi guadagnati, lavoro aumentato, tessuto sociale migliorato.

Beh, esiste una vasta letteratura giornalistica e di analisi dei bilanci a corto, medio e lungo termine, delle conseguenze VERE delle Olimpiadi moderne che dicono che l’impatto è andato da, nel migliore dei casi , “nessun guadagno apprezzabile non riconducibile al normale contesto economico”, fino a “collasso di un paese intero” come il caso della Grecia e le Olimpiadi di Atene del 2004. Quelle di Londra sono borderline, e secondo gli analisti non hanno portato vantaggi apprezzabili, con spese più che decuplicate (se si include anche l’importante spesa per la sicurezza), indotto di lavori a lungo termine zero e turismo ridotto. Aspetti positivi se ne ipotizzano, senza certezze, in 10 anni almeno e non escono dai margini di errore. Poi c’è la sfiga: Tokyo è stata sfigata causa COVID-19 ed è stato un maxi-flop di perdite.

L’organizzazione di un evento come le Olimpiadi deve avere garanzia di Stato già normalmente, figuriamoci quando una città come Roma arriva alla candidatura con 15 miliardi di debiti (8,64 miliardi di debiti non finanziari, più 7,12 finanziati) per giunta a valle di un decreto Salva Roma che ha consentito una serie di operazioni a sostegno del debito da parte dello Stato.

Sul bilancio delle olimpiadi si vedano questi articoli scritti in data precedente alla candidatura di Roma e al suo ritiro: Fatto Quotidiano 1, Fatto Quotidiano 2, Repubblica, La stampa, linkiesta, Wired e le citazioni di studi contenute all’interno.

Candidatura Roma 2024

Più interessante ancora è ciò che precede il ritiro della candidatura da parte della Sindaca Raggi.

La prima candidatura, per le Olimpiadi 2020, nasce sotto Alemanno nel 2012. Però l’organizzazione prevede una garanzia di copertura in caso di perdite per la città, da parte dello Stato.

Il primo secco e motivato NO alle Olimpiadi a Roma viene per l’appunto da uno che tutto gli puoi dire salvo che i conti non li sappia fare: Mario Monti. Come riportato in questo articolo del Fatto Quotidiano

Il premier ha incontrato Alemanno, Petrucci, Letta e Pescante, ma la decisione dell’esecutivo non è cambiata: decisive la crisi economica ancora in corso e l’alta incertezza sui costi reali dell’iniziativa. Emblematici i casi di Atene 2004 e Londra 2012: in Grecia ripercussioni negative per l’economia ellenica, in Inghilterra esborsi raddoppiati rispetto al previsto

e da altri giornali fra cui Il Corriere.

Poi cambia il governo, Letta non sta sereno e subentra Matteo Renzi che a Dicembre 2014 dichiara il supporto alla candidatura di Roma per le olimpiadi 2024 seguito dal plauso del CONI. Il quadro del debito di Roma non è cambiato, a parte operazioni di bilancio tramite il decreto Salva Roma, ma è cambiato il Sindaco. É Ignazio Marino che in giunta capitolina il 25 Giugno 2015 porta all’approvazione la candidatura di Roma.

A giudicare dalla sua lettera all’Espresso in merito ai palazzinari (che potete leggere solo da abbonati) riassunta con queste parole:

Ci diranno che il Villaggio Olimpico si dovrà fare nel verde di Tor Vergata e si dovrà prolungare la metro C. Il risultato è che le Olimpiadi secondo il modello Renzi saranno al servizio di altri interessi, non di quelli dei romani. Per rendersene conto, basta vedere la foto del 21 febbraio scorso a Losanna: all’incontro ufficiale c’erano Renzi, Malagò e Montezemolo. Ma non c’era Roma“.

pur non essendo riuscito ancora a vedere Roma Golpe Capitale, mi sorge il dubbio che Marino sia stato fatto cadere in fretta e furia a causa della sua idea di Olimpiadi.

Tirando le somme, Virginia Raggi ha fatto la cosa giusta e in linea di massima ha fermato quella congrega di affaristi che già avevano le mani su Roma e che hanno fatto fuori il suo predecessore Marino.

Per questa azione l’ho vista crocifissa da persone che pur intelligenti e stimate non si sono prese il tempo di approfondire un minimo ma hanno passato 4 anni a non perdonarle questa azione. E la cosa è molto triste.

#cuoreimmacolatodimaria ma anche #manoschiaffeggiante di @Pontifex_it. Nun se butta via gnente.

A inizio dicembre 2019 mi sono incuriosito riguardo all’andamento nel tempo del numero di followers di alcuni politici. Un interesse sociale scientifico solo per capire se ci fosse qualcosa da vedere. Così ho costruito un piccolo codice fatto in casa basato su strumenti a riga di comando disponibili e gratuiti, per verificare con cadenza oraria in automatico l’andamento del numero di followers di @virginiaraggi @matteorenzi @matteosalvinimi @GiuseppeConteIT @nzingaretti @GiorgiaMeloni @luigidimaio.

Il numero di followers è meno importante del numero di interazioni reali (che ne rappresenta la vitalità) ma il numero di interazioni reali è funzione del numero di followers che comunque è la base minima per essere oggetto di interesse per un personaggio pubblico. Per un politico ogni follower, che interagisca o meno, è un potenziale elettore o procacciatore di elettori o di altri followers. Quelli che seguono qualcuno pur non sopportandolo a mio avviso sono una percentuale poco significativa. I giornalisti, esperti del settore e detrattori particolarmente ferventi. I fake ancora meno.

twitter_followers

L’inizio del grafico è il 3 Dicembre 2019 che è lo zero per tutti. Quindi sull’asse verticale si legge il numero di followers in più acquisiti dal 3 dicembre. Sull’asse orizzontale ci sono le date, dal 3 dicembre appunto fino al 3 Gennaio 2020. Le righe verticali dentro al grafico segnano la mezzanotte di ogni giorno. Più alta è la retta dei followers dell’account o più è impennata la curva e più veloce è la crescita, cioè più è alto il numero di nuovi followers al giorno. La lunga parte senza puntini colorati lungo le linee è un periodo in cui il codice è rimasto spento dopo il test iniziale.

Se ora vuoi andare direttamente al nocciolo del post più sotto clicca qui.

Fino al 31 Dicembre le uniche cose che avevo notato erano:

  • ognuno di loro parte da una base di followers diversa: per dire Renzi il 3 dicembre aveva il più alto numero di followers di tutti, oltre 3Mln contro 1,7Mln di Salvini, gli 843k di Meloni, i 500k di Di Maio, i 475 di Zingaretti e i 427k di Raggi. Questa base l’hanno raggiunta però ognuno a suo modo e nel suo momento di gloria, in alcuni casi terminato un po’ di tempo fa, o in un lungo tempo;
  • quasi tutti gli accounts registrano una crescita più o meno veloce durante il giorno e quasi uno stop (andamento orizzontale senza pendenza) durante le ore notturne dall’una alle sette del mattino;
  • sono rare le defezioni di followers che portano a un decremento visibile; Renzi è quello che perde più spesso ma in media vivacchia intorno agli stessi numeri da quando ho iniziato l’osservazione; comunque c’è da dire che lui partiva da 3Mln;
  • perdere followers non è ovvio, devi fare cose molto invise; per questo non conta da quanti followers partisse ognuno di loro il 3 dicembre ma conta la velocità di crescita attuale che è sintomo di interesse o disinteresse;
  • Meloni, Salvini e Conte erano (e sono per ora) i tre che aumentavano il numero di followers più rapidamente.

La crescita di Meloni è incredibilmente costante. Una retta perfetta senza uno sgarro, una accelerazione, un decremento visibile. Una retta un po’ troppo retta per non essere frutto di una programmazione di marketing molto attenta. A me da l’idea di una gestione dei consensi, da parte dello staff di Meloni, programmata per piccole “pedalate” costanti che mantengono la crescita senza scossoni ma costante e rapidissima. Interventi social frequenti e calibrati. Un po’ come un volano: una volta avviato, per conservare la velocità basta una pedalata costante e leggera. Le basta la costanza di prodursi in qualche piccolo show senza scossoni ogni giorno per mantenere l’attenzione su di se e far crescere i followers rapidamente.

La crescita di Salvini invece pur essendo costante ha delle accelerazioni ogni tanto. Ogni tanto si allontana dalla retta, più in su che in giù ma comunque non sempre rispetta l’andamento rettilineo. Si vede che la politica dello staff di Salvini è sempre quella delle piccole medie o forti bordate affiancate a un meccanismo “volano” alla Meloni meno efficiente. Lavorano così, stanno attenti al trend topic e ogni tanto sparano qualcosa di più attraente.

Il terzo, per velocità di crescita è Conte. Sebbene la sua velocità sia la metà di quella della Meloni e meno comunque di Salvini, va forte (250 followers in più al giorno) e distanzia tutti gli altri. Ha una crescita abbastanza costante e lineare anche lui ma non è una retta perfetta e a volte stagna un po’, ma comunque cresce.

Tutti gli altri crescono si, ma molto più lentamente dei primi tre. Raggi più veloce di Zingaretti, Zingaretti poco più di Di Maio (che ogni tanto stagna pure lui) e tutti più di Renzi che è l’unico che sta al palo (alto).

Fin qui comunque il grafico proseguiva più o meno uguale a se stesso.

Ma il 31 Dicembre il Papa fra le 18 e le 20 reagisce allo strattone di una fan sfegatata. Ovviamente questa cosa fa il giro del mondo in pochissime ore, diventa, come si dice, virale. Un potente trend topic, figuriamoci: la discesa a terra di un pontefice, l’intermediario fra gli esseri umani e il cuore immacolato di Maria o Dio, o il figlio di Dio ecc … che s’incazza vistosamente con una povera mortale davanti alle telecamere mostrando stizza e pure alzando leggermente le mani.

Meno di 24 ore è il tempo che è servito allo staff di Salvini (il 31 dicembre poi, saranno stati distratti) per:

  1. visualizzare la notizia
  2. verificare il trend topic
  3. capirne la portata
  4. realizzare l’occasione da non perdere
  5. pensare a come non perderla … a cosa far twittare al capo per …

… per? Per allinearsi finalmente alla velocità di crescita della diretta concorrente nel centro destra? E’ certo che se il rate di crescita dei loro followers lo conosco io che non sono nessuno, loro lo sanno certamente meglio … quindi mi pare plausibile che da qualche tempo ci fosse l’obiettivo di colmare il divario d’attenzione crescente e spostare il riflettore da Meloni a Salvini quel tanto che basta.

Fatto sta che Alle 17:01 del 1° Gennaio 2020, meno di 24 ore dopo l’atto di ribellione del Papa, Salvini produce una vera e propria imitazione del fatto, addirittura recitando la parte che è mancata al Papa, la carezza finale alla fan (recitante anche lei in questo caso). Messaggio azzeccato per un social e tempestivo. Da tik tok addirittura direi, manco da twitter.

Beh dal grafico si vede l’effetto che ha fatto la trovata: fra le 17:00 e le 18:00 con un tempo di reazione della rete direi immediato (i campioni sono orari quindi il tempo di reazione è stato plausibilmente meno di mezz’ora) …

  • la velocità di crescita del numero di Followers di Salvini è aumentata vertiginosamente: da circa 100 al giorno a più di mille al giorno
  • la spinta dell’evento ha bucato la stagnazione fisiologica notturna … che per lui è sparita per due giorni e mezzo
  • l’effetto è durato, appunto, due giorni e mezzo dopo la pubblicazione (trainato dai tanti giornali, siti web, tweet, retweet, post FB ecc che ne hanno parlato (ragion per cui ho deciso di aspettare a pubblicare questo post fino alla fine del trend)
  • l’effetto lo ha portato esattamente (e incredibilmente) a un incremento di followers esattamente pari a quello della Meloni: ha recuperato la distanza che aveva accumulata in un mese dal 3 dicembre 2019
  • soprattutto, al momento attuale, dopo l’effetto bomba del suo tweet del 1° Gennaio, è tornato a una crescita più normale come prevedibile ma ha conservato la spinta e questo probabilmente era l’obiettivo. Adesso cresce alla stessa velocità della Meloni. Fino alla prossima invenzione/intuizione del suo staff (o sua chi lo sa) e alla prossima botta di culo social … salvo incidenti di percorso.

In conclusione

  1. dietro alle crescite più vertiginose, distanti dalle oscillazioni o anche dalle crescite fisiologiche, c’è un calcolo di marketing pazzesco, metodi noti e meno noti, estremi e meno estremi (gli stessi che usano gli influencers di 16 anni o i grandi brand) che conosce perfettamente il pubblico e i suoi lati deboli
  2. quando lo scopo di un politico è pari e in nulla diverso da quello di un commerciante o un tronista (la crescita vertiginosa a qualunque costo), e così è per certi personaggi come dimostra la loro presenza social, è una presa per il culo, e pure brutta, nei confronti dei suoi followers. Non solo è segno di pochezza, egocentrismo e brama di notorietà e potere, ma anche di mancanza di rispetto per un pubblico che non necessariamente sa di cosa è vittima. Esattamente quello da cui l’Italia non riesce mai a liberarsi, roba vecchia, parassitismo paraculo. Nulla di nuovo, ma in chiave social/marketing
  3. la politica (nel vero senso del termine) non c’entra proprio nulla nei post di questa gente, anche quando parlano di politica. L’interesse ad agire per il popolo (comunque sia anche con azioni che non ci piacciono) può ancora essere presente dove le crescite del numero di followers sono lente, legate ad eventi e comunicazioni reali, non lo è quando parliamo di post da tik tok, alla ricerca del meme perduto, della dichiarazione shock. Li c’è solo una gran presa per il culo.

Fate come vi pare. Votatelo/a seguitelo/a. Purché sappiate che i vostri idoli vi trattano come deficienti.


Note: gli strumenti sono Python3 e nello specifico la libreria tweepy che consente di accedere alle API di twitter una volta registratisi come developers e ottenuta la chiave personale. Non tutte le informazioni sono facili da ottenere. Il numero di followers per account aperti è la più semplice. Per esempio ottenere gli id dei followers e facile ma c’è un limite numerico di 5k a volta e quindi per ottenere milioni di id la cosa si complica un po’. Per la grafica GMT 4.5.18 (versione ormai sorpassata dalle più recenti versioni 5 e 6) di ampio e comune uso nella comunità scientifica da anni. L’automatizzazione è basata su crontab su mac/unix.

15 Ottobre 2011: che sia la volta che ci ascoltano!!

Il 15 Ottobre 2011 a Roma e in contemporanea in tutta Europa ci sarà una manifestazione che porterà per l’ennesima volta dopo Genova 2001, le soluzioni migliori non solo contro la crisi economica e sociale che ci sta investendo, ma anche contro un sistema economico fuori controllo e iniquo e per un modello sociale nuovo, tutto sommato semplice da realizzare, equo, ecosistenibile, stabile.
La crisi non l’abbiamo prodotta noi e anzi noi l’avevamo prevista un decennio fa proponendo al contempo le soluzioni.
Quindi la crisi noi non possiamo ne vogliamo pagare e farla pagare ai nostri figli.

Qui sotto la mappa del percorso della manifestazione, il link al blog del Comitato 15 Ottobre e quello al Legal Team

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Comitato 15 Ottobre 2011: http://15ottobre.wordpress.com

Legal Team: http://www.legalteamitalia.it/new/

La Tobin Tax: 10 anni e un morto dopo

Oggi, 10 anni dopo Genova 2001, la notizia è che la Unione Europea ha trovato un’intesa sull’introduzione della così detta Tobin Tax. Cos’è la Tobin Tax e che affetto avrebbe se fosse adottata lo potete leggere nel dettaglio qui (Wikipedia in Americano).

In breve, la Tobin Tax è una tassazione minima (Tobin propose lo 0.5% ma altri hanno poi proposto anche meno) che si applica alle transazioni sulle valute, tale per cui se fai molte transazioni in poco tempo ti mangi il guadagno che invece conservi se investi a lungo termine.

Le speculazioni indeboliscono le monete e quindi le economie nazionali, gli investimenti a lungo termine hanno semmai l’effetto contrario. Quindi una simile tassazione avrebbe l’effetto di inibire la speculazione calmierando il mercato dei cambi valutari impedendo di destabilizzare le economie nazionali.

Non c’entra assolutamente nulla con quello di cui si è parlato in questi giorni a proposito di tassare le rendite finanziarie, ne con alcuna parte della manovra economica del Governo Italiano

La Tobin si è successivamente evoluta nella FTT cioè la Financial Transaction Tax che, come è giusto che sia, si applica non più solo alle transazioni valutarie, che un tempo erano il problema principale per la stabilità dei mercati, ma a tutte le transazioni finanziarie che attualmente sono il problema principale che sta destabilizzando e distruggendo l’economia reale per favorire gli speculatori finanziari.

Ma il principio è lo stesso. Ed è sacrosanto. E anche se Tobin prese le distanze dal movimento mondiale No-global (lui era per il libero mercato) che fece sua la proposta della Tobin Tax, l’idea era ed è semplice ma geniale e soprattuto equa, giusta e razionale.

La cosa che fa rabbia è che a Genova nel 2001 si raggiunse il picco di forza del movimento dei social forum mondiali che erano ricchi di idee concrete per evitare quello che è avvenuto oggi: un crisi economica, sociale ed ecologica di proporzioni planetarie.

Ci sono voluti 10 anni, un morto (purtroppo non solo uno) e il disastro sociale perché si pensasse di mettere in pratica quello che 500.000 “comunisti” avevano chiesto pacificamente a Genova e in diversi milioni nel Mondo.
Acqua pubblica, tassazione delle transazioni finanziarie, eco-sostenibilità, energie rinnovabili, micro-credito, economia reale … tutto già detto. Soluzioni concrete già trovate.
La risposta è stata bastonate e pallottole e l’indifferenza della maggioranza.
Ora che quelle persone di Genova 2001 e di tutti i Social Forum che hanno preceduto e sono seguiti hanno sempre avuto ragione io vorrei restituire quelle bastonate non tanto a chi le ha date (anche) ma soprattutto agli indifferenti e ai critici che ancora oggi invece di ammettere “avevano ragione loro” continuano a propalare le loro idiozie!

La notizia è su varie testate fra cui Corriere della SeraIl Fatto Quotidiano e il Messaggero.

Quattro cose in croce!!

Quotando un post sul FaceBook di Vendola
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Dobbiamo muoverci. La crisi politica del centrodestra non trova uno sbocco virtuoso perché noi appariamo divisi.

Oggi L’Unità pubblica una intervista a Nichi, a cura di Andrea Carugati. Nichi sottolinea l’urgenza di unire il centrosinistra e convocare un incontro pubblico unitario e una manifestazione di piazza, insieme a PD e IDV, per poter indicare una strada alternativa credibile e concreta.
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dalla mia risposta su FB:
Ecco bravo. Però non è che apparite. In un Paese “retto” da un governo che più d m***a non si può nel momento peggiore possibile, VOI non riuscite a essere uniti nemmeno sulle 4 cose in croce che basterebbero a riscrivere sto Paese dalle fondamenta.
In questo momento la situazione è tale che anche io e 4 miei amici che la pensiamo in modo simile ma diverso riusciremmo ad andare d’accordo abbastanza da scrivere un programma di governo.
Propongo un punto di partenza che fa già capire che non ce la farete mai: abolizione della legge TREU e della legge Biagi (in realtà legge Sacconi/Maroni e solo in ultimo Biagi). Capisco che il problema sia molto più nel PD che in voi ma pure voi … .
Ma proponete all’Italia 4 punti essenziali e sbatteteci il muso del PD contro. Ci vuole molto? A noi del leader non ce ne frega una ceppa, non so se si è capito. A noi interessa solo quello che volete fare per il mondo del lavoro, per la fiscalità, per l’economia e per il territorio. BASTA!!! Il resto è inutile politichese! La vostra base e quella di PD IDV e compagnia bella questo pensa. Lo sapete? Perché non chiedete al PD come mai quando un governo come quello del PDL raggiunge un livell così basso, in un altro Paese l’opposizione avrebbe il 60% di consensi e voi un ‘altro po’ manco il 30?
PS: non serve una manifestazione di piazza per questo. Non siamo noi il problema. Siete voi. Noi sono almeno 3 anni che siamo in piazza. Basta!!!!!!!! Per raccogliere consensi e sbaragliare sta ignobile destra basta che iniziate a parlare con la voce di un programma unitario e sensato. A tamburo battente. Dovete riscrivere le regole del mondo del lavoro. Avere il coragggio di parlarne con la CGIL e la FIOM e mandare a quel paese CISL e UIL.
Dovete mettere all’ordine del giorno il buon funzionamento della giustizia. Ecc …
Insomma, guardate Report e fatene un programma di governo. Non è difficile. Se non fate così, il resto sono solo inutili chiacchiere. Dialogate col movimento 5 stelle che di idee ne ha, invece di passare il tempo a bollarli come anti-politica. Invece di dialogare con Casini e Fini (il PD soprattutto). Uff. Non è difficile. O fate questo, oppure quando la diga crollerà anche voi sarete travolti.

6 Aprile 2009

Il 6 aprile 2009 alle 4:00 a.m. non ero già più a casa mia. Sarei arrivato all’Aquila solo 2 ore e  mezza dopo, per svolgere il mio lavoro.

Le ore e i giorni che sono seguiti hanno lasciato un segno.

Adesso però voglio lasciare questo spazio a un altro blog, 6 aprile 2009, di cui riporto il post più recente.

Il decreto gnè-gnè

Se il contenuto del Decreto-SalvaListe-PDL è incostituzionale, come anche chi sostiene la scelta di Napolitano pensa, non posso davvero credere alla forma con cui hanno scritto questo ennesimo decreto.

Per ora riprendo da Repubblica per comodità, perché non ho avuto il tempo di cercare il pdf del decreto. L’articolo è dell’8 marzo e quindi “oggi” è ieri:

Al quarto punto vi si dice, infatti, che “i delegati che si siano trovati nelle condizioni di cui al comma 1 (cioé che fossero entrati nei locali del Tribunale entro le 12 di sabato l’altro; ndr) possono effettuare la presentazione delle liste dalle ore otto alle ore venti del primo giorno non festivo successivo (cioé oggi) a quello di entrata in vigore del presente decreto”. [il resto dell’articolo]

Credo che nemmeno alle elementari, quando i ragazzini litigano sulle regole e i prepotenti (e i deboli) le cambiano in corso d’opera adattandole all’idea che debbano vincere loro a ogni costo, ho mai sentito una cosa del genere. Leggere queste poche righe è come sentire due ragazzini, di cui uno deficiente che dice “e allora facciamo che la regola era questa?” e quando l’altro dice no, perché l’accordo era un’altro, il ragazzino deficiente e prepotente fa “e io lo faccio lo stesso, e ho vinto io, GNE GNE GNE GNEGNE”.

Francamente, con tutto il rispetto per le idee di molti (se non di tutti), mi chiedo se gli elettori PDL avranno almeno questa volta uno scatto di orgoglio o se almeno questa volta gli sia suonata la sveglia dal mondo virtuale. Se non è bastata la grezza e violenta minaccia di Larussa (ma come si è permesso e come non lo abbiano coperto di insulti) spero che almeno la ridicolaggine di quel testo abbia delle conseguenze (ma immagino che sui giornali e sui TG di governo tutto questo sia stato occultato minzolinicamente).

akt