RIGASSIFICATORI e PERFORAZIONI

Come elettori, saremo presto travolti dallo scontro politico che, sull’ambiente, come sempre, contrapporrà quelli che “crisi economica, panico ed urgenza, crisi energetica, indipendenza … dobbiamo perforare e rigassificare” che daranno dei “partito del NO” a quelli che diranno “no trivelle no rigassificatori” appellandosi, questi ultimi, alla tutela dell’ambiente perché c’è la crisi climatica.

Distribuzione risorse idrocarburi. (PITESAI)
Principali province di idrocarburi in Italia (credit: PITESAI, Bertello et
al., 2010)
. Citazione e immagine presa da GeoPop.

Il fatto è che l’ascoltatore/elettore medio, pure quello sensibile alle tematiche ambientali tenderà a dare intimamente ragione ai primi perché … “ok la tutela dell’ambiente ma (tanto per cambiare, n.d.R.) ci sono le bollette, la guerra, la Russia”. Un po’ come a Roma l’inceneritore: ok l’ambiente e la differenziata, ma ci sta la spazzatura, l’emergenza. E così non se ne esce.

E così, cioè, avverrà di nuovo che coloro che sono la causa della nostra dipendenza dal GAS, la causa del non essere avanguardia nelle rinnovabili, la causa della sempre tardiva inversione di tendenza, la causa della spazzatura, saranno ascoltati e gli altri no, anzi “che palle”.

Il punto è che, mi duole dirlo, la difesa dell’ambiente, nonostante tutto non sarà recepita come motivazione per non fare rigassificatori, perforazioni e inceneritori. E perderemo di nuovo la battaglia principale per invertire la tendenza proprio ora che l’occasione è veramente propizia da ogni punto di vista.

Per fortuna c’è un MA. Le ragioni per cui il puntare sulla rigassificazione, sulle perforazioni o sugli inceneritori è una scelta cretina, dannosa pari a gettare sabbia nel serbatoio di una macchina non risiede “solo” nella difesa dell’ambiente.

Dipendiamo pesantemente dal GAS Russo. I rigassificatori che dovremmo fare servirebbero, dicono, per eliminare, cosa impossibile, la dipendenza dalla Russia: importiamo, in forma liquida, GAS tramite navi da altri paesi e poi lo rigassifichiamo qui. Ma un rigassificatore sostituisce solo una dipendenza con un’altra. Avrebbe senso se fosse una misura temporanea emergenziale (ma allora dovremmo già averlo) altrimenti in un quadro geo-politico così variabile, con le risorse fossili prevalentemente in mano a paesi diciamo borderline o veramente costosi, peraltro in un mondo in cui il gas russo parte anche per altri lidi e poi noi lo ricompriamo in quei lidi e lo trasportiamo con le navi qui in forma liquida e poi lo rigassifichiamo per usarlo, la cosa assume dei contorni ridicoli a fronte pure del fatto che manco risparmiamo soldi anzi. Anzi, perché il gas di altri paesi non è tanto economico quanto il russo, pare, men che meno le risorse fossili che importiamo dagli USA. Quindi puntare a costruire rigassificatori, continuare a puntare al GAS come risorsa del futuro è oggettivamente un perdita di tempo prezioso che non abbiamo proprio più. É anche una sciocca perdita di soldi e sanciremmo per sempre la nostra sudditanza ad altri, poco stabili soggetti internazionali.

Allora perché non perforare altri pozzi in Adriatico? Per tutelare l’ambiente, maledetti ecologisti? (poco importa se poi gli ecologisti hanno sempre avuto ragione contro tutti).

Diciamo che dei fondali e degli ecosistemi non ci frega ‘na mazza (da bravi liberisti) nonostante il collasso ambientale. Diciamolo pure. Ma c’è un altro MA più pragmatico e cinico: le risorse addizionali provenienti da nuove perforazioni dell’Adriatico e nelle altre zone previste dal Piano della Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) NON sono sufficienti, a detta degli esperti, a compensare le importazioni vecchie e/o nuove. Il Decreto Bollette emanato a inizio 2022, pur se in contrasto con lo stesso PITESAI, prevede una aumento di 6-7 Mld di m3/anno che si andrebbero a sommare agli attuali circa 3-4Mld di metri cubi anno. Dato che il consumo annuo italiano è di circa 76Mld di m3/anno arriviamo al massimo al 10-15% di contributo del nostro metano al fabbisogno nazionale, il che inciderebbe, quindi, sul prezzo alla distribuzione (bollette) per una parte minima perché dipenderemmo ancora per l’85% dalle importazioni. Queste nuove estrazioni non ci darebbero e non ci daranno alcuna indipendenza. Anche il fattore tempo non è secondario: ci vuole tempo per fare nuovi pozzi/piattaforme: anche SALTANDO l’iter burocratico a piedi pari ci vorrebbero 3-4 anni per andare in produzione da nuovi pozzi. Inoltre, infine, c’è una cosa che mai nessuno dice: le risorse fossili non sono infinite (lo sappiamo) e non sappiamo se un giorno, per ragioni di ordine superiore, né avremo davvero bisogno. La stima è che nel nostro sottosuolo ci siano sicuri 90Mld di m3 di metano, fino a un massimo potenziale (includendo risorse “possibili ma non certe”) di 350Mld di m3: questo rende evidente la limitatezza di queste risorse nel tempo (estraendo 10Mld l’anno su 90 certi che ne abbiamo compenseremmo appena il 15% di consumo per 10 anni, e includendo le potenziali, 35 anni, poi basta). Che senso ha in un momento in cui la tecnologia ci consente di cambiare strada per l’approvvigionamento energetico, continuare a consumarle per una riduzione dei costi praticamente risibile e restando dipendenti dal resto del mondo? Così a ca**o?

É come con l’inceneritore: usarlo come metodo di smaltimento (cosa che accade se lo usi quando la differenziata non è al 90-95%) è roba oltre che vietata dall’Europa, anche senza alcun senso economicamente e dal punto di vista della lungimiranza, oltre che non è certo una soluzione “emergenziale” visti i tempi di realizzazione. Continueremmo a sprecare una risorsa come i rifiuti, rallentando o fermando il processo virtuoso di riduzione/riuso/riciclo e producendo un rifiuto terminale che non è quello che si avrebbe se usi un inceneritore come CHIUSURA del ciclo rifiuti, ma altro. Al momento attuale (o fra 5 anni quando puntano al 60% di differenziata) quel rifiuto all’inceneritore non sarebbe ancora adeguato … . É proprio la strada sbagliata, anti-economica per il pubblico (forse non per i soliti privati) indirettamente (oltre che direttamente) dannosa per l’ambiente e per le città.

Allora, quello che voglio dire per esempio a Conte è: il motivo per non volere rigassificatori, inceneritori e nuove trivellazioni, non è (politicamente) mi duole dirlo, la tutela dell’ambiente in senso diretto (su cui esiste già un piano, magari perfettibile) ma più cinicamente, pragmaticamente e funzionalmente, che NON ci conviene proprio.

Un paio di decenni fa Grillo già parlava dei tetti dei capannoni industriali: perché non erano tappezzati di pannelli?

I pannelli per carità anche quelli, e le batterie, devono essere smaltiti prima o poi ma quelli moderni hanno una resa spaventosamente alta, una durata molto lunga e il vantaggio che c’è una enorme quantità di spazio libero su migliaia di km2 di tetti pubblici e privati. Ogni set di pannelli rende autonomo chi ci sta sotto e lo rende produttore per gli altri.

Se dobbiamo fare un’azione massiccia in senso energetico, oggi che la tecnologia finalmente fa passi enormi, il piano nazionale, i soldi del PNRR la sburocratizzazione DEVONO andare in quella direzione.

Chi vi dice il contrario è lui/lei stesso/a quel partito del NO che da decenni produce incommensurabili danni che non svuotano solo l’ambiente ma anche il nostro portafogli.

Accelerazione

Di nuovo l’informazione. In questo Paese è proprio facile “fare” i giornalisti. Un po’ più difficile “esserlo” (parafrasando un mio ex professore della Facoltà di Scienze della Terra).

Argomento: il Piano Vaccinale “ai tempi di Draghi”.

Tolto Conte messo Draghi, tolto Arcuri messo Figliuolo. E’ vero che tante persone si rendono conto che per ora “i migliori” non hanno fatto nulla di nuovo ma è pur vero che da quando è stato operato questo cambio al vertice del piano vaccinale è iniziato il battage mediatico con il termine “accelerazione” legato a “piano vaccinale” e al nome “Figliuolo” come se il passato fosse tabula rasa, una partenza da zero.

Si sa che a forza di sentire ripetere a reti unificate qualunque cosa, vera o falsa che sia, alla fine ci crederanno in tanti.


Quindi veidamo, piano alla mano, come stanno le cose.

Per informazione qui esiste una tabella ufficiale aggiornata delle previsioni di dosi vaccinali.

La primissima versione di questa tabella è stampata sulla stessa carta del Piano Vaccinale Nazionale redatto dal precedente Governo Conte a Dicembre e licenziato come DM il 2 Gennaio 2021.
Una seconda versione della stessa tabella l’ho scaricata io il 23 Febbraio scorso e per fortuna l’ho salvata perché il file su web ha sempre lo stesso nome quindi è sovrascritto (e vatti a fidare della cache di google).
I numeri sono sempre diversi, sebbene non di troppo, fra le varie versioni e questo in funzione delle migliori o peggiori notizie sulle dosi fornite dai produttori nel tempo e non della capacità di somministrazione.


Basta sommare (in prima approssimazione perché ci sono le seconde dosi per alcuni vaccini) le dosi previste per quadrimestre e dividerle per il totale per capire che quell’80% di vaccinati adesso dichiarati trionfalmente entro settembre (cioè entro la fine del terzo trimestre, Q3 nell’ultima tabella del 3 marzo) è interamente legato alle dosi previste e non alla logistica di somministrazione che al momento sta andando come previsto per le dosi previste.
Era già previsto, scritto nero su bianco, un ampliamento dei luoghi di somministrazione (ovviamente!!!) in previsione del picco di vaccinazioni del Q3.
A tal riguardo allego una cattura a schermo di pagina 9 del Piano Vaccinale di Conte/Speranza/Arcuri del 12 Dicembre licenziato come DM del 2 Gennaio 2021 … da tenere bene a mente quando sentirete parlare, per esempio, del coinvolgimento delle strutture militari o delle aziende, che certamente sarà venduto dai media e dal governo come dovuto all’arrivo di Figliuolo.

Cattura a schermo di pagina 9 del Piano Vaccinale del Governo Conte (DM 2 Gennaio 2021)


Dico “era previsto” perché l’unica differenza fra PRIMA e DOPO il cambio di governo è che le dosi previste in Q3 erano da 72 a 74 milioni e adesso sono 84 milioni su un totale (attenzione) che prima era 226 milioni e adesso 242 milioni. Cioè SONO proprio aumentate le previsioni/speranze di ricevere dosi dalle case produttrici per accordi commerciali precedenti.

INFATTI se leggete il piano vaccinale di Dicembre (prima di Matteo d’Arabia) sia Johnson&Johnson che Sanofi per esempio sono già in tabella da allora, sebbene l’arrivo fosse previsto da Q2 e Q4 addirittura.
Mentre nulla cambia, nonostante gli annunci televisivi, nella previsione di evoluzione del piano delle somministrazioni.

In pratica: prima (Conte/Arcuri) la percentuale prevista a Settembre 2020 era il 70% delle dosi somministrate a fonte di un totale di dosi previste di 226 milioni mentre adesso (sempre Conte/Arcuri ma con la faccia e la voce di Draghi/Figliuolo) è 80% a fronte di 246 milioni di dosi totali.
E grazie al c*** mi verrebbe da concludere.


Potrebbero dirlo certo, come stanno realmente le cose.

Potrebbero dirlo cosa fanno di nuovo rispetto a cosa portano avanti di già scritto.

Potrebbero dirlo, i giornalisti si ma pure quel bravo Figliuolo di Draghi.

Tik Tok … Tik Tok …

Non necessariamente le persone intelligenti e colte sanno o vogliono guardare lontano. Più spesso, come gli sciocchi e gli ignoranti, finiscono per aggirarsi, convinti, in un minimo relativo, citazione scientifica che vuol dire semplicemente puntare al dito mentre la luna sta altrove.

Gli ignoranti e gli sciocchi non sono un problema, ci sono sempre stati. Ma così tanti intelligenti e colti io non ne avevo mai visti.

Per ogni inutile commento sprezzante, per ogni dissenso su un argomento certamente importante che diventa, in mezzo alle macerie strutturali del paese, priorità immediata, essenziale e irrinunciabile per cui un governo o un partito è addirittura indegno, cresce di un punto la convinzione di chi è indeciso o di chi già voterebbe questa destra ignobile ipocrita e pericolosamente opportunista, che sia vero che il governo aumenta le tasse (mentre è vero il contrario) e che Venezia sia colpa dei no di Toninelli (mentre è vero il contrario) o che i migranti siano causa dei mali del paese mentre è vero che subiscono gli stessi problemi, spesso amplificati, dei nativi.

In tutto questo i giornalisti (più che altro opinionisti visto il poco uso che fanno dei dati) sedicenti liberali e/o di sinistra incredibilmente ignari del paese in cui hanno vissuto fino a ieri, mentre apparentemente riconoscono le macerie e le relative responsabilità, con ogni loro parola smontano quanto di strutturale (e quindi lento) è fatto, i piccoli cambiamenti, un tentativo di guardare al futuro.

Nemmeno si accorgono (forse) di esaltare le grandi capacità (tecnicamente inesistenti, nulle) dei capi della destra. Addirittura il carisma (quanto la usano questa parola nemmeno si conta). E così ne accrescono la strisciante popolarità annullandone di fatto le pesanti responsabilità proprio nei temi tanto cari all’elettorato di destra attuale o potenziale: tasse, case, lavoro, infrastrutture. Li rendono simpatici addirittura a tratti e li fanno sembrare positivamente furbi … che mai cosa piace di più all’italiano.

Si illudono tutti di comunicare chissà quale argomento sottile o profondo magari pure di sinistra ma tutto quello che esce è: aridatece er capitano.

Intanto, mentre Meloni spopola grazie al nuovo tormentone di Propaganda Live (programma che mi piace moltissimo tra l’altro) Salvini sbarca su tik tok, social per quindicenni (ma frequentato da ogni età direi) di rapida fruizione, totalmente leggero, a differenza di FB e Twitter. Lui prova a mettere, anche li, semi per il futuro: il suo. A dimostrazione, se ce ne fosse bisogno,  che al tronista della politica non glie ne frega nulla del popolo, del paese e del futuro. Solo del potere, della poltrona, dei soldi. Chissà che gli adolescenti non si dimostrino più svegli di quanto pensiamo e comunque più degli “illuminati”.

I miei complimenti agli intelligenti, ai colti, ai liberali e agli opinionisti. Non è un caso che le dittature nascano dalle democrazie, spesso proprio grazie alla cecità dell’intelligenza. Questo lo chiamo sonno della ragione.

Ci vediamo nel futuro.

https://globalist.it/life/2019/11/15/gli-adolescenti-si-ribellano-a-salvini-su-tik-tok-vattene-questo-non-e-posto-per-te-2049102.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/17/matteo-salvini-e-su-tik-tok-il-social-dei-ragazzini-fa-un-simil-balletto-circondato-da-cacchte-di-uccello-muccino-lasciate-in-pace-i-giovani/5567840/

Dēmokratía

In questo Paese la parola “democrazia” è usata fino all’ossessione. Nei talk show politici ma anche nei dibattiti privati o social è onnipresente. Solo che è usata spesso a sproposito e in sostituzione di altri concetti come “equità”, “tolleranza”, “educazione”, “libertà”. Ma democrazia non è sinonimo di nessuna di queste cose.

Prendendo a riferimento gli ultimi circa 25 anni si può dire che abbiamo avuto modo di ascoltare comodamente da casa numerosi interventi di costituzionalisti, scrittori esperti in materia, storici e quant’altro. Queste persone ci hanno spiegato più che bene il concetto di democrazia. E poi ormai c’è il web (quello certificato) per approfondire. Anche un non esperto dunque potrebbe ormai aver acquisito elementi sufficienti a farsi un’idea sull’argomento in questione. Chiunque oggi in Italia, con il tanto parlare che si è fatto di democrazia, potrebbe quindi esprimere un’opinione, magari non condivisibile, ma almeno fondata.

A mio avviso non esiste un alibi per l’ignoranza almeno sui fondamentali della democrazia.

Purtroppo però il dibattito (in particolare quello televisivo) è stato diretto, anzi dominato, e quindi influenzato da una classe politica che sembra non aver avuto alcun interesse a far crescere la cultura dell’elettore potenziale. Ha avuto più che altro interesse personale a buttarla in caciara, come si suol dire (a Roma), con l’unico scopo di ottenere consensi orientando il pubblico in base agli istinti.

Questo è forse l’unico alibi che il popolo italiano può darsi oggi per continuare a non capire o ignorare il concetto di democrazia e i mille aggettivi che le si possono affiancare per definirla.

Ogni volta che riparte il dibattito, quindi, si tende a guardare il dito e non la Luna.

Per esempio: in occasione di uno o più provvedimenti “liberticidi” prodotti dal parlamento Italiano (eletto) o imposti in forma di decreto dal governo Italiano (nominato) e poi confermati entro 60 giorni dal suddetto parlamento, la prima cosa che si sente dire è “non è un provvedimento democratico”. Si finisce a usare il significato esteso, colloquiale e sbagliato, di democrazia che sostituisce a seconda dei casi uno dei termini di cui sopra.

E ci si stupisce che ancora oggi il “popolo” insista a parlare di “governo non eletto dal popolo” come fosse una stranezza, una cosa non democratica insomma.

Regna la confusione.

Partendo quindi dalle definizioni generali più semplici, ne prendo tre, un’enciclopedia famosa e un dizionario di lingua Italiana e poi l’immancabile Wikipedia.

democrazìa s. f. [dal gr. δημοκρατία, comp. di δμος «popolo» e -κρατία «-crazia»]. – 1. a.Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi […] [Treccani]
democrazia [de-mo-cra-zì-a] s.f. (pl. -zìe)
1 Forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo, il quale la esercita per mezzo di rappresentanti liberamente eletti, con libera opposizione delle minoranze e nell’ambito della legge
‖ Democrazia costituzionale, in cui il confronto politico viene regolato da una costituzione
‖ Democrazia diretta, in cui il potere viene esercitato direttamente dal popolo
‖ Democrazia parlamentare, indiretta, rappresentativa, in cui il potere del popolo viene esercitato attraverso rappresentanti riuniti in assemblee […] [Il Grande Dizionario Italiano]
La democrazia (dal greco antico: δῆμος, démos, «popolo» e κράτος, krátos, «potere») etimologicamente significa “governo del popolo”, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato con l’insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione. Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un’unica concreta traduzione, ma può trovare e ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni e applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. […] [Wikipedia]

Primo fondamentale: la democrazia è una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo. La volontà del popolo, direttamente o indirettamente, deve essere rispettata.

Secondo fondamentale: la democrazia NON ha una sola forma possibile. Quale sia la migliore forma o sfumatura è argomento di discussione.

Ora: si può pensare quello che si vuole della democrazia, persino che non sia la migliore forma di governo possibile, ma SE si decide di essere sostenitori della democrazia È ESSENZIALE accettare una cosa semplice: il popolo è quello che è nel momento in cui gli si chiede di esprimersi e se ne definisce la volontà. Non è necessariamente buono, o cattivo, o umano, o disumano, mentalmente aperto, mentalmente chiuso. Il popolo, la sua cultura media, la sua apertura mentale o la sua chiusura, sono frutto di un percorso, di una evoluzione continua, di una crescita e anche del rapporto con le istituzioni che lo governano.

Se vuoi fregiarti di essere un fervente sostenitore della democrazia NON puoi avere paura del popolo o pretendere che esso sia come lo vuoi tu. Puoi lavorare, a prescindere dalle elezioni e dai governi, perché cresca, perché diventi consapevole e responsabile delle sue azioni, perché sia tollerante, aperto e puoi diffondere cultura, principi di convivenza civile e mutuo soccorso. Puoi fare un sacco di cose in sostanza, ma se vuoi democrazia devi sapere che rischio corri e accettarlo. Altrimenti hai già perso, cambia forma di governo.

Se prosegui oltre si deve assumere che tu sia un democratico.

Se lo sei hai, in base ai fondamentali, anche l’obbligo di perseguire (o accettare che sia perseguito) il fine ultimo di far si che il potere sia effettivamente, in un modo o in un altro, il più possibile nelle mani del popolo. Qualunque cosa tu faccia per deviare da questo fine o girarci intorno ti toglie dall’alveo della democrazia e ti sposta altrove, in forme miste di governo. Legittime. Assolutamente. Ma non parliamo di più di democrazia.

Ne parliamo?

Allora prendiamo atto che una democrazia può essere bellissima, armonica, tollerante verso tutto e tutti ma anche piuttosto greve, chiusa, conservatrice cattiva, autolesionista,  guerrafondaia, isolazionista pure razzista (magari non tutto insieme … ) e quant’altro perché è espressione del popolo che la definisce, e allora si può proseguire a osservarne le regole.

La democrazia infatti ha delle regole che pure il popolo deve accettare altrimenti sarebbe esso stesso a uscire dall’alveo della democrazia. Paradosso.

Il set di regole di base è di solito raccolto in una Costituzione. Anche la costituzione, in un Paese democratico, dovrebbe rispettare la regola madre di fare in modo che il potere sia esercitato dal popolo nel più efficiente dei modi possibile. Le costituzioni evolute e realmente liberali lo fanno, pur non definendo una democrazia diretta pura.

La democrazia originariamente era esercitata in forma diretta (mi pare di capire leggendo studi sulla democrazia ateniese) anche se la parte di popolo a cui era concesso l’accesso all’Agorà era comunque selezionata, tipo che gli schiavi no. Questa è una forma possibile di democrazia. Sebbene vada al nocciolo della questione, il potere al popolo, non necessariamente è la migliore. E comunque non è l’unica. L’altra principale è la rappresentativa.

C’è quindi il parlamentoIl popolo elegge i suoi rappresentanti. Questa è la forma di democrazia italiana. Qualunque cosa ne dicano tante persone, a mio avviso a sproposito, la democrazia rappresentativa pura, rispetto ai fondamentali e all’obiettivo di ‘potestà effettiva’ del popolo, è a rischio di impedirla invece che conseguirla. E credo che l’Italia, la sua storia a partire dal fascismo, ne sia precisa evidenza. 

Il parlamento può essere strutturato in vari modi, monocamerale o bicamerale in linea di massima, e dovrebbe rappresentare la volontà popolare tramite associazioni partitiche che si distribuiscono i seggi (in Italia attualmente una Camera con 630 deputati e un Senato con 320 senatori) in base a una legge elettorale.

Intermezzo necessario in Italia ai tempi di Berlusconi e della Lega: in una democrazia rappresentativa parlamentare, è il parlamento e solo il parlamento che è eletto dal popolo e nulla altro. Il governo assolutamente no, men che meno è necessaria l’indicazione di un primo ministro ed è legittimo qualunque governo che abbia in parlamento una maggioranza che gli dia la fiducia. Se un governo cade, è totalmente legittimo, assolutamente democratico, in senso rappresentativo, formarne un’altro, basato su qualunque maggioranza. Anzi è proprio obbligatorio provarci, da parte del Capo dello Stato. Solo se non si raggiunge alcun accordo nella vigente composizione parlamentare si procede allo scioglimento delle camere e a nuove elezioni, che sono assolutamente l’ultima spiaggia. Un vero democratico, in una democrazia parlamentare rappresentativa (pura o meno) non si sognerebbe mai di definire “paura del giudizio popolare” il mancato ritorno alle urne a valle della caduta di un governo, qualora in un parlamento esistano solide maggioranze alternative. Solo un analfabeta istituzionale lo farebbe. A titolo poi di esempio estero, negli Stati Uniti un presidente può, dopo la verifica di mid-term, trovarsi una composizione della camera di segno del tutto opposto ed essere in minoranza e nessuno rappresentante della fazione opposta al presidente si sogna di berciare all’inciucio, al voto popolare sul presidente ecc. Perché così funziona la democrazia americana.

La legge elettorale è il classico cavallo di Troia che può abbattere la rappresentatività del parlamento e addirittura portare al collasso la stessa democrazia.

Essa è scritta dal parlamento, passa il vaglio delle commissioni, ed è promulgata dal presidente della repubblica come tutte le leggi e serve a eleggere il parlamento stesso, a definirne al composizione, l’attribuzione dei seggi e in ultima analisi è lo strumento attraverso il quale il popolo concede ai vari partiti il diritto di rappresentarne il volere.

La legge elettorale, e non altro, è quello strumento che “po’ esse piuma e po esse fero”.

Questo perché può essere tranquillamente la via democratica al fascismo. Il modo con cui le elezioni rispecchiano il volere popolare in una democrazia rappresentativa pura, infatti, è facilmente soggetto a deformazioni (introdotte, si dice in genere, per aumentare la governabilità del Paese) come le soglie di sbarramento, i premi di maggioranza, le rappresentanze federali, i collegi uninominali ecc. Quando queste distorsioni sono spinte al limite, come nel caso della rimozione delle preferenze e soprattutto dei premi di maggioranza (partitici o di coalizione), la virata anti-democratica è pazzesca. E così si avvia il loop tramite il quale la rappresentatività si restringe. La storia della Legge Acerbo, licenziata da un parlamento suicida nel 1923, è inquietante in merito considerando che fu il modo con cui il Partito Nazionale Fascista divenne IL partito.

Ogni volta che qualcuno in questo Paese usa lo spauracchio della ingovernabilità, delle cadute dei governi, per farci accettare introduzioni di premi di maggioranza, rimozione delle preferenze e cose simili, dobbiamo ricordarci che sotto sotto c’è del fascismo.

La legge elettorale, in una democrazia puramente rappresentativa, è un’arma carica di livello atomica.

Il Rosatellum, approvato nel 2017 dall’ampia coalizione guidata da PD-FI-Lega, per dire, è proprio quel genere di legge elettorale anti-democratica di cui parlo. Esattamente come la Acerbo, rischia di dare gli ormai famosi pieni poteri a una minoranza e per giunta senza preferenze, rendendo il parlamento non più rappresentativo. Non lo fa in modo diretto, dichiarato incostituzionale dalla Consulta ad ogni tentativo sulle precedenti leggi, ma indiretto. Ci si sono messi di punta.

Questo però può accadere SOLO se la Carta Costituzionale non mette al sicuro il popolo. Se non prevede strumenti di democrazia diretta.

Fra gli strumenti di democrazia diretta i più noti, presenti in alcune costituzioni liberali, sono il referendum propositivo e le leggi di iniziativa popolare con obbligo di implementazione da parte del parlamento.

Sono strumenti questi che consentono al popolo, sotto determinate condizioni di coadiuvare l’azione di governo su argomenti non trattati dai programmi, di impedire ai governi e al parlamento stesso di ignorare istanze essenziali per il popolo o di operare contro l’interesse del popolo a favore per esempio di una lobby (vedi per dire l’acqua pubblica). Sono essenzialmente dei correttivi della democrazia rappresentativa.

In Italia questi correttivi non esistono. Il referendum è solo abrogativo, ha un quorum che raddoppia fittiziamente la possibilità di vittoria dei “no” e per giunta non esiste vincolo di implementazione da parte del parlamento e quindi è solo consultivo. Idem per le leggi di iniziativa popolare che possono giacere in parlamento per sempre, come è accaduto.

Poi c’è l’istituto della revoca popolare sostanzialmente legata al concetto di vincolo di mandato o mandato imperativo. Anche su questo c’è una certa confusione. Almeno per me.

In generale tutti questi istituti rispondono all’esigenza di non permettere al parlamentare di fare promesse (anche solo tramite l’adesione a uno specifico partito) prendere i voti per questo, sedere in parlamento e poi fare come gli pare. Il che detto così suona ragionevole ovviamente. Il punto è che il mandato imperativo in realtà ha poco a che fare con il rapporto elettore/eletto, più che altro impedirebbe a un parlamentare eletto con un partito di cambiare “casacca” come si suol dire. In sostanza un eletto con un partito con cui si trovi in dissenso e per questo sia espulso da quel partito dovrebbe dimettersi o può vedersi revocato il mandato. Questa forma è considerata un pericolo di deriva fascista e si capisce bene il perché: se una democrazia rappresentativa deriva, come è possibile verso il fascismo, e gli aggiungi che il dissenso interno è impedito tramite la rimozione del mandato, il danno è completo. Il vincolo di mandato penso che sia un sinonimo di mandato imperativo. Invece la revoca popolare non passa per nessun automatismo da quanto si legge in testi costituzionali. La revoca del mandato invece deve superare una votazione popolare quindi di per se non sembra uno strumento prono alla deriva fascista, piuttosto uno strumento che obbliga i parlamentari a una certa serietà e coerenza e che spingerebbe semmai il parlamentare in questione ad argomentare adeguatamente le ragioni delle sue azioni. Il che sembra molto utile a tutti.

Nessuno di questi istituti è presente in Costituzione Italiana e in particolare il mandato imperativo è vietato dall’articolo 67 ed è assente in larghissima parte delle democrazie. È presente invece a livello locale o negli stati di alcune federazioni in alcuni paesi come gli Stati Uniti e la Svizzera.

Conclusioni

La volontà del popolo non si verifica tramite sondaggi ma attraverso gli strumenti i tempi e le regole della democrazia del paese in cui si vive.

La democrazia rappresentativa non garantisce bellezza e giustizia perché è e resta rappresentanza di un popolo con le sue bellezze e nefandezze e questo è sotto gli occhi di tutti. Lo strumento della delega permanente peraltro deresponsabilizza il popolo e non lo aiuta a crescere e a comprendere le istituzioni e quindi non garantisce qualità. Può avere come conseguenza, e in italia l’ha avuta, di progressivamente ridurre la qualità del popolo e quindi di conseguenza delle sue stesse rappresentanze in un loop infinito a decrescere. Questo non vuol dire che sia sbagliata, affatto, ma è molto molto limitata come forma di democrazia tenuta allo stato puro. Il rinnovo ogni 5 anni non garantisce né la qualità degli eletti, né il fatto che sia punito chi non ha lavorato bene, anzi di solito il popolo finisce per non capire quello che è stato fatto e chi ha governato perde punto e basta.

Vorrei che i detrattori degli strumenti di democrazia diretta fossero quindi consapevoli che

  1. la democrazia nasce diretta e deve puntare a dare il più possibile il potere al popolo;
  2. una democrazia rappresentativa senza strumenti di diretta, è pericolosa ed è la forma più prona alla deriva autoritaria, alla degenerazione della qualità della politica che non deve mai dimostrare nulla, tanto dopo 5 anni nessuno si ricorda più perché era imbufalito e contro chi e, alla fine, le nuove promesse imbambolano;
  3. gli strumenti di democrazia diretta NON sono le votazioni del grande fratello, non sono sciocchezze buttate li ma strumenti costituzionali che prevedono capacità e consapevolezza da parte di chi li usa (nel bene o nel male);
  4. la delega permanente instupidisce il popolo e poi non ci si può lamentare se dopo decenni di politica decadente ancora oggi un Paese rischia di non saper esprimere una rappresentanza decente

Ovviamente nemmeno gli strumenti di democrazia diretta che stemperano la democrazia rappresentativa mettono a riparo da errori e leggerezze da parte del popolo, ma questo è almeno parte dell’equilibrato gioco della democrazia.

La costituzione italiana deve essere migliorata, come lo sono state tutte le altre dei nostri pari, in senso liberale e devono essere introdotti elementi di democrazia diretta.

Altrimenti non cresceremo mai, saremo sempre una democrazia di basso livello.

Parlamenti e parlamentari

L’Italia è una democrazia parlamentare bicamerale, con una Camera dei Deputati (630 seggi) e un Senato (320 seggi) per un totale di 950 seggi.

Numeri

I grafici sono fatti da me (con foglio di lavoro Google)  in base ai dati ufficiali di 22 nazioni del mondo (larga parte europee) che a vario titolo possono essere nel bene o nel male un riferimento. I valori numerici sono riportati in Figura 4.

Dalla Figura 1 si vede che l’Italia è il terzo paese per numero assoluto di parlamentari dopo Cina e Inghilterra. Fra i numeri più bassi ci sono le democrazie del nord-europa.

Ma non è il numero assoluto di parlamentari che conta più di tutto. Quello è solo un indice di dove ci troviamo rispetto a tanti pesi più o meno liberarli o autoritari.

Il parametro che interessa di più è il numero di parlamentari per cittadino (pro capite) o, che esprime lo stesso concetto, il numero di abitanti per parlamentare. Figura 2 riporta, sempre ordinato per valore crescente, il numero di abitanti per ogni parlamentare, indicazione di quanti abitanti ogni parlamentare è in media chiamato a rappresentare. In india, che ha meno parlamentari dell’Italia, uno di essi è chiamato a rappresentarne oltre 1,5 milioni (!) mentre la Svezia poco meno di 30 mila. Figura 3 invece riporta l’indice pro-capite che per scelta ho normalizzato rispetto al valore più alto ordinando poi le nazioni per questo indice crescente. Per semplificare, qui la Svezia, per le stesse ragioni di Figura 2 (tanti parlamentari rispetto alla popolazione) ha il più alto numero di parlamentari pro capite mentre l’India (che di parlamentari ne ha in assoluto meno dell’Italia ma ha una popolazione di oltre 1mld di abitanti) ha l’indice più basso. Queste due figure dicono la stessa cosa e vedono l’Italia più o meno nel mezzo fra Belgio e Francia.

Deduzioni

Confrontando questi grafici e i numeri assoluti di parlamentari e popolazione e anche la qualità dello stato di riferimento (servizi sociali, tasse, libertà ecc) si deducono alcune cose semplici:

  • l’Italia non è una democrazia funzionale, equa fiscalmente e socialmente, nonostante lo stato sociale e tante altre belle cose; non ha espresso fin qui una classe politica efficiente e di qualità e men che meno si è difesa da derive autoritarie se non in extremis; eppure ha il più alto numero di parlamentari e un numero procapite medio (o numero di abitanti per parlamentare, che è lo stesso), né basso né alto;
  • a fronte del punto 1 l’Italia ha un numero di parlamentari pro-capite più vicino a quello di paesi piccoli, con una popolazione limitata dove il numero di parlamentari non può, per funzionalità dello stato, scendere troppo … nazioni molto funzionali in genere;
  • se si osservano le nazioni in che hanno più alto e più basso numero di parlamentari pro-capite si nota che non sembra esserci alcun legame con le libertà personali, il livello di democrazia e l’efficienza dello stato;

Se ne deduce che il numero di parlamentari non è sintomo di democrazia e men che meno di libertà ed efficienza.

Entro certi limiti minimi si può ridurre il numero di parlamentari senza incidere sulla democrazia in nessun modo.

Quello che fa la differenza è solo la legge elettorale insieme alla qualità dei politici eletti.

Schermata 2019-08-28 alle 10.51.45

Figura 1: Numero totale assoluto di parlamentari per nazione ordinati in numero crescente.

Schermata 2019-08-28 alle 11.28.26

Figura 2: Nazioni ordinare per numero crescente di abitanti che ogni parlamentare è chiamato a rappresentare. Più è alto il numero minore è il numero di parlamentari rispetto alla popolazione.

Schermata 2019-08-28 alle 10.44.55

Figura 3: Nazioni ordinate per densità relativa crescente di parlamentari per abitante; in sostanza il numero di parlamentari per abitante prendendo a riferimento il valore della nazione che ha il più alto numero di parlamentari per abitante e mettendolo uguale a 1. Il valore assoluto non ha significato, solo l’ordine e le altezze delle colonne le une rispetto alle altre.

Schermata 2019-08-28 alle 11.43.23

Figura 4: Dati su cui sono basati i grafici, qui ordinati in base ai valori crescenti della colonna in violetto.

 

La Grande Opera

Questo post è diretto alla compagine del Movimento 5 Stelle attualmente al governo e in parlamento.

Cambiare questo Paese è equiparabile a una grandissima opera che richiede certamente onestà alla base di tutto (sarà lapalissiano, ma non lo è per la politica Italiana) e, soprattutto, piani strategici a lungo termine in grandi settori di interesse nazionale: industria, ambiente, ricerca. Questa è l’unica emergenza.

Ottenuta la maggioranza relativa alle elezioni del 4 Marzo, a parte la mia personale soddisfazione, non si poteva governare con nessuna delle minoranze relative, perché TUTTI erano avanzi di prima repubblica nel migliore dei casi. Alcuni partiti, come Forza Italia e Lega, con un fetore che oscillava fra il cialtrone piduista e l’eversivo ignorante, rispettivamente. Gli altri, il PD essenzialmente, che oscillavano da soli fra la sindrome da inseguimento della destra e l’inaffidabilità emotiva interiore mista a egocentrismo estremo (di cui le prove sono adesso definitive).

Una grande opera si valuta con un bilancio costi/benefici che non deve essere superiore a 1.0.

Governare finalmente: può essere bello ma deve dare, al Paese, più benefici che costi, siano essi economici o sociali.

Governare col PD sarebbe stato impossibile, governare con FI sarebbe stato impossibile e immorale. Governare con la Lega sarebbe stato, al pari di FI, immorale e soprattutto (se non si è degli sprovveduti) con costi maggiori dei benefici sociali ma anche economici e d’immagine.

Avete fatto un errore di valutazione, presi dalla foga di governare, forse imbrogliati dall’idea malsana che Salvini fosse un uomo di parola. Ma un Leghista, caro Beppe che sta cazzata l’hai sparata e forse hai convinto Di Maio & co., è di parola solo finché gli conviene. Vedi i fucili, i padanismi, gli insulti ‘razzisti’ ai meridionali, i ‘Roma ladrona’ seguiti però da ruberie varie (vedi 49Mln) e banca-filia. Il leghista è opportunista, lo è anche con l’odiato immigrato che comunque gli serve se non come schiavo come capro espiatorio raccatta-voti, figurati con gli alleati di Governo e con i suoi stessi elettori. E’ un genere di persona, il politico leghista, che ti farebbe bere l’olio di ricino spacciandolo per aranciata (vedi Salvini e l’ultrà per dirne una sola) ridendo e twittando. Non potete non averlo capito a questo punto se non prima.

Io onestamente lo sapevo e per questo ho votato contro questo ‘contratto’ e contro quindi questo ticket di governo pur avendo votato M5S (una migrazione lenta ma convinta e costante, con accresciuta partecipazione, dal lontano 2005, dai V-Day al portale alle ultime due elezioni Nazionali e diverse locali ed Europee).

Vi ho dato il beneficio del dubbio, e apprezzo certamente alcune cose fatte (cerco sempre il positivo) perfino il tentativo di forzare il deficit/pil uscendo dalla sudditanza tutta Italica, apprezzo molti di voi, soprattutto quelli che stanno dimostrando di aver capito la brutta china che avete intrapreso a dorso di mulo-salvini ma …

  • non siete stati in grado di tenere a bada sto ducetto da quattro soldi anzi lo avete lasciato fare o inseguito su un terreno insopportabile quanto inutile per il Paese
  • fate finta di nulla anche sulle sue frequentazioni, le abitudini ruberecce da prima repubblica del suo partito, le esternazioni razziste e le parole inaudite sulla vicinanza Polizia-Lega (inquietante) e sul comportamento dei suoi ‘buttafuori’ che manco le guardie di Berlusconi
  • lo avete lasciato sconfinare grevemente in ambiti non suoi permettendogli di inasprire il clima sociale in un paese che del vigliacco-fascismo e del qualunquismo strisciante non si è mai liberato (anche a causa della sinistra)
  • avete abusato della fiducia parlamentare che avete duramente (e giustamente attaccato in passato) e a che pro? Per fa passare quella monnezza di DL sicurezza che serve solo a far bello Salvini manco a rendere sicuri quegli insicuri cronici dei suoi elettori … e ANZI … prepara il terreno per impedire a gente pacifica ma dissenziente di dissentire mentre sull’immigrazione ne peggiora la gestione
  • sulla manovra (e tutte le future se ci saranno) che è il vostro VERO UNICO cavallo di battaglia, perché a Salvini non frega nulla della crescita del Paese ma solo dei soldi per le minchiate Leghiste, state facendo ridere: sparate il 2.4 e vabbè ma a fronte di questa boutade?
    • norme simpatiche (tipo eco-tassa, subito ridimensionata da Salvini, e bonus per le macchine elettriche) ma minimali che non valgono la puzza di Lega che tocca sopportare
    • non avete un serio piano di investimenti per la crescita a lungo termine (10 anni almeno!!!) con piani strategici ben strutturati (non generiche affermazioni) nei settori di cui sopra (a meno che non mi sia perso qualcosa)
    • mettete in priorità il reddito di cittadinanza, che per carità è importantissimo e lungimirante e tutt’altro che assistenzialista, ma VIENE DOPO la crescita e il lavoro (cioè DOPO i piani a lungo termine di cui sopra, SOPRATTUTTO se alzi la soglia di deficit/pil)
    • Tria all’Europa risponde che sblocchiamo la burocrazia, semplifichiamo e tutti correranno qui coi soldi … e questo è tutto? Va bene, dico, ma questo è tutto?!
    • il DL anticorruzione, bello mi piace, ma non darà crescita il prossimo anno tanto da forzare il 2.4 che mo’ scende ridicolmente al 2.2 e poi vedrete dovrete scendere al 2.0 e forse chissà pure sotto e quindi ciao reddito
    • belli i soldi in Ricerca ma sono davvero spicci, di cui sentitamente vi ringrazio ci mancherebbe dopo anni di tagli e sofferenze, ma investire in ricerca prevede un piano e svariati miliardi PRIMA del reddito di cittadinanza perché se i ragazzi Laureati se ne escono e invece che trovare un ca** di call center o il centro per l’impiego trovano miliardi in ricerca vanno a guadagnarsi magari 1500/2000€ formandosi e lavorando per il Paese, vanno all’estero si pure ma poi però ritornano perché sanno che avete un piani di investimenti a lungo termine
  • permettete alla Lega di prendervi e prenderci in giro, citando il contratto solo quando gli fa comodo, gli permettete di propagandare valori divisivi e arretrati a scapito della sicurezza generale, della convivenza civile … non bastavano FI e il PD, non bastava l’acqua che quegli scellerati hanno già portato agli ignoranti alimentando il tema sicurezza quando poi la criminalità (mafia a parte) è in discesa mentre l’odio e la rabbia a fondo perduto sono in salita, non bastavano le mille e mille divisioni della sinistra (sedicente vera) o quella ridicolaggine di Fratelli d’Italia
  • fate finta di nulla quando il vostro alleato di governo va in giro manco fosse il capo di questa m*** coi suoi buttafuori a zittire la gente che protesta.
  • mi fate digerire questa assurdità di un Primo Ministro (Conte) che NON va nemmeno a un incontro ONU su un tema TANTO CARO al ministro dell’interno perché … deve decidere il parlamento? Eh no, sulla democrazia non mi pigliate in giro!!! Favori elettorali alla Lega alla faccia della democrazia diretta no eh?! Il governo VA agli incontri internazionali e SOTTOSCRIVE quello in cui crede o si assume la responsabilità di NON sottoscrivere quello in cui non crede … al Parlamento SEMMAI demanderà i dettagli di quello che l’Italia crede di volere o non volere da quella dichiarazione di intenti o accordo, se lo sottoscrive. Cosa hanno dovuto sentire le mie orecchie di democratico diretto … ah!

Avevo visto giusto: con la Lega non si può governare e avevo visto giusto quando ho preferito altri candidati/e a Luigi Di Maio alle votazioni interne, non perché creda nella persona sola al comando, anzi voto M5S perché NON credo in questa cosa (a differenza della sinistra che invece ormai ci campa) ma perché sono certo che senza Di Maio non avremmo avuto il governo giallo-verde anzi avremmo tenuto fede al “con nessuno che so’ tutti brutti”, saremmo andati a nuove elezioni e il M5S avrebbe governato da solo come è giusto che sia.

Sono paziente io, certo, vedo il positivo il più possibile, certo, penso che oltre il M5S, con il panorama politico attuale (e futuro per quel che vedo ovunque) non ci sia altra speranza, e penso che la democrazia diretta permetta al popolo di crescere che se non lo fa mai non ci sarà mai una politica decente. Non sopporto quelli che hanno accettato o taciuto sulle medesime cose fatte da PD e altri (che sono costate vite umane e convivenza civile pure quelle) … continuerò a seguire Rousseau per le consultazioni interne ma, detto questo, non vi voterò più alle elezioni politiche finché sarete al governo con la Lega  (prossimo non voto le Europee). 

Fate voi.

 

PS: non sottovalutate l’effetto che può avere la combinazione fra le tante frustrazioni personali in un mondo perennemente connesso dove le istituzioni di riferimento propagandano divisione (noi vs loro) fornendo capri espiatori (altro che razzismo o altro … solo capri espiatori ed egoismo sfrenato) facilmente identificabili. Voi siete meglio di così ma il silenzio e la coesistenza con questi atteggiamenti è comunque colpevole.

Non può essere più una questione di geometria

La sinistra politica continua a non capire nulla né del passato né del presente. Non solo D’Alema

Del futuro non si occupa più da almeno un ventennio, forse di più.

Nel 1999 e poi nel 2001, fino alla fine dei Forum Sociali da Porto Alegre a Genova passando per Davos e Firenze per citare solo gli appuntamenti che ricordo e/o quelli a cui ero presente, il movimento no-global ha capito tutto. Nel dettaglio. Il movimento aveva capito tutto di Ambiente, Futuro, Tecnologie, Economia, Sostenibilità. Non per nulla il motto era “Un altro mondo è possibile”. Quello che ci stavano apparecchiando era una schifezza, discriminatoria, classista, precarizzante, basata sulla guerra e su una forbice enorme fra ricchi e poveri e lo sfruttamento dell’ambiente oltre il limite. Grandi capitali concentrati, finanza senza etica, la pretesa che il costo dei prodotti dovesse scendere grazie allo sfruttamento di una forza lavoro gestita usa e getta per il solo fine di produrre capitale.

Quando la società civile ha reagito, il regime transnazionale lo ha fatto in modo più forte sfruttando i governi compiacenti e prezzolati. Non è stata la morte di Carlo Giuliani a esserne la cifra ma la Diaz. Bolzaneto.

La sinistra in Italia a quel tempo era già post PCI e i democratici erano quelli che pochi mesi prima a Piazza del Plebiscito avevano avviato la stagione della repressione passando un testimone, una pistola carica, a Berlusconi e alla sua destra. Certo a Genova c’era Rifondazione Comunista. E i comunisti Italiani? “Il governo di centrosinistra aveva creato i GOM (i corpi speciali della polizia penitenziaria), protagonisti di sevizie e abusi di potere nei giorni del G8 genovese. Il ministro della giustizia era Oliviero Diliberto.

La sinistra a Genova è arrivata già divisa. Sparpagliata sparita. Una sinistra, quella degli attuali PD, non ha solo abbandonato ogni istanza giusta sociale di rinnovamento in un momento chiave per il mondo e per il Paese, ma ha posto le basi per la sua distruzione. Ha scelto il neoliberismo, la finanza, l’iniquità sociale. Ha organizzato il G8 di Genova e la pistola puntata sul movimento. Non a caso non si è mai opposta a Berlusconi e al Berlusconismo e successivamente lo ha sposato, parzialmente assorbito. Schiava della più assistenzialista (per i cazzi suoi) e piagnona Confindustria del mondo.

L’altra sinistra ha fatto l’unica cosa che chi non ha una visione che vada al di la di interessi di partito e ideologie immutabili nonostante sia mutata la società, sa fare: scindersi e scindersi in una infinita meiosi che ha ridotto e sempre più ridotto ogni residuo cromosoma. La colpevolezza grave di quel comportamento è legata al fatto che di fronte a un disastro annunciato di proporzioni globali, nonostante l’esistenza di un movimento imponente e scientificamente solido che stava facendo tutto da solo, non sono stati capaci di trovare gli elementi comuni, a prescindere dalle geometrie parlamentari, per mettere da parte le piccole differenze per fare fronte comune e dare supporto alla società civile. La società ha chiamato e nessuno ha risposto se non i manganelli e il silenzio. Inutile la formale presenza e il vago supporto politico dato da Rifondazione ai manifestanti.

Dopo il PCI, Rifondazione Comunista; ma poi la meiosi ha portato Comunisti Italiani e poi si è aggiunta SEL come sommatoria dei Comunisti coi Verdi. Geometrie, ma nessuno ha raccolto la chiamata per un altro mondo possibile. E oggi è tardi. Ci hanno abbandonati, intenti a litigare come forsennati per interessi di partito e frattaglie di voti.

La politica è mediazione dicono in tanti, e questa gente non ha saputo mediare manco con se stessa.

Io sono rimasto lo stesso, sebbene mi sia evoluto, studiando, crescendo, consolidando o modificando, se il caso, opinioni. Ma essenzialmente le grandi linee del mio personale, diciamo così, programma politico sono sempre le stesse che condividevo con mezzo mondo allora e che pensavo di condividere con la sinistra italiana. La sinistra nel frattempo invece mi si è spostata inesorabilmente sotto, verso destra o verso il nulla.

Mi si dice che i nuovi movimenti, namely il Movimento 5 Stelle, non ha una identità. Ma prima di chiedere una identità agli altri è bene che ce la diamo noi.

Dunque è tempo di capire che cosa vuol dire sinistra.

Le parole “sinistra” e “destra” sanno di geometria spaziale, parlamentare. Forse un tempo rappresentavano un set di idee ben consolidate, pure forse un po’ semplici e quindi potenti.

Idee che venivano da lontano e che non si erano mai confrontate con il cambiamento, né quello naturale della società né quello indotto per esempio dal liberismo imperante.

Ma oggi questi termini non hanno più senso alcuno. Questo credo che sia il centro della frase “né di destra né di sinistra” tanto cara ai 5stelle. E lungi da essere qualunquismo, è del tutto vera. Non vuol dire che tutti sono uguali ed è tutto un magna magna. Solo, quel set di idee non c’è più e i sostenitori di quelle ideologie non hanno fatto nulla né per tenerle in vita così come erano, né per ammodernarle. Chi lo ha fatto ha sposato il nemico.

Dunque penso che sia più sensato definire se stessi, al fine di trovare i propri simili e riprendere l’eredità di uno dei più importanti movimenti globali, in base a definizioni di massima che semplificano l’associazione e minimizzano i residui, da bravo tomografo.

Cosa sono io? Non una geometria decrepita per favore.

Credo che la forma di governo a cui non posso rinunciare sia una democrazia liberale? Si ok, sono un liberale.

Penso che si debba sempre lottare per mantenere, conservare, temendo il cambiamento, volendomi circondare di miei simili e chiudendo le porte ai fenomeni nuovi? No. Ok allora sono un progressista.

Credo che l’economia debba essere liberista e privilegiare capitali e merci o che sia possibile cambiare modello economico senza traumatizzare il mondo ma puntando su una economia equa e solidale, potenziare il microcredito piuttosto che la finanza e i suoi eccessi, avere un welfare? Ok allora ci siamo.

Si possono aggiungere poi dettagli personali come le opinioni sui confini nazionali se abbiano mai avuto un senso o no ma per il momento i problemi sono di ordine superiore e … una cosa alla volta, mettendo da parte querelle millenarie.

Già questo basta per trovare dei simili che non stiano li a cavillare sulle sottigliezze che a quelle ci si pensa dopo aver vinto la battaglia principale di un mondo basato su diritti inalienabili ed economia solidale.

Ci possono essere momenti difficili, controversi, limiti da non superare mai che ci si devono dare per carità, ma su argomenti così macro non è poi difficile.

Manca solo una cosa. Quello che i partiti in Italia non fanno mai perché non glie ne frega una mazza: un programma per il Paese a 20 anni basato su questi principi comuni, in settori chiave. Ricerca, Sviluppo industriale, Energia, Ambiente, Diritti Umani. Da questi macro argomenti deriva anche il lavoro.

A me non pareva ci volesse poi così tanto.

La Sindrome di Matrix

Neo, protagonista di Matrix, è l’Eletto, colui il quale ha dentro di se da solo il potere di svoltare il futuro del mondo, di salvare la Città di Zion.

E’ evidente che questa figura dell’eletto, del condottiero, del salvatore della patria, non è nuova e di fatto ricorda molti personaggi delle religioni, primo fra tutti, per i cristiani, Gesù.

A me piace moltissimo Matrix, ma di certo non perché c’è Neo che da solo salva tutti ma perché come altre storie scelte dai fratelli Wachowski per farne film (come anche V for Vendetta altro bellissimo film) narra del risveglio della gente dal torpore e dalle balle, propagandate/imposte da un sistema falso e sfruttatore a gente che ha accettato questo fatto in modo quasi passivo, per paura, per comodità (si fa per dire).

Mi rendo conto però che il mio Paese (non so ancora per quanto lo resterà) è affetto dalla sindrome di Matrix nel peggiore dei modi. Invece di svegliarsi dal rintronamento imposto dal sistema (di cui fanno parte maggioranze ed opposizioni purtroppo) ha accettato che tutto realmente sia nelle mani dell’Eletto … sempre e comunque.
Prima l’eletto era Mussolini, poi Berlusconi adesso Renzi e poi ?
L’uomo forte, superman.

La fantasia, le storie di eroi e di super uomini/donne servono per dare l’esempio ma un esempio di massa. Di come ognuno dovrebbe in qualche modo contribuire a rendere il proprio Paese/Comune/rione/posto di lavoro un luogo migliore.

Non sono nate per rincoglionire la gente nell’attesa del salvatore, del Gesù Cristo di turno che si carica tutti i peccati del mondo per assolvere il popolo imbecille e peccatore.
Basta con sta storia. Ma possibile?

Così non se ne esce ed è meglio andare a vivere in un posto dove i comportamenti da Neo sono un po’ più diffusi, dove la voglia di prendere la pillola rossa è di tutti.
Dove l’idea che si possa piegare la realtà o meglio l’illusione di essa (come fa Morpheus prima di Neo in Matrix) piuttosto che subirla sia di tutti o almeno della maggioranza.

L’Italia ha enormi potenzialità ma sembra ormai aver deciso per la pillola blu.

“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo.”

6 Aprile

Il 6 Aprile di ogni anno potrà essere il segnalino di questo Paese per capire per quanto tempo è rimasto immobile nella sua apparente incapacità di evolversi e di liberarsi dalla melma.

L’Aquila è rimasta li, più o meno così com’era. I precari dell’INGV anche, e anche questo è emblematico. Ricerca e sviluppo sono al palo. Sono passati 3 anni da allora, attarverso una crisi che avrebbe potuto ribaltare la situazione, aiutare a cambiare direzione … e invece?

Vabbè …

15 Ottobre 2011: che sia la volta che ci ascoltano!!

Il 15 Ottobre 2011 a Roma e in contemporanea in tutta Europa ci sarà una manifestazione che porterà per l’ennesima volta dopo Genova 2001, le soluzioni migliori non solo contro la crisi economica e sociale che ci sta investendo, ma anche contro un sistema economico fuori controllo e iniquo e per un modello sociale nuovo, tutto sommato semplice da realizzare, equo, ecosistenibile, stabile.
La crisi non l’abbiamo prodotta noi e anzi noi l’avevamo prevista un decennio fa proponendo al contempo le soluzioni.
Quindi la crisi noi non possiamo ne vogliamo pagare e farla pagare ai nostri figli.

Qui sotto la mappa del percorso della manifestazione, il link al blog del Comitato 15 Ottobre e quello al Legal Team

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Comitato 15 Ottobre 2011: http://15ottobre.wordpress.com

Legal Team: http://www.legalteamitalia.it/new/