La cenere sotto al tappeto

Tiro le somme di fine anno sull’inceneritore di Roma, integrando con aggiornamenti anche a valle di alcuni utili commenti ricevuti su FB.

Scrivo solo perché mi rendo conto che una larga maggioranza (quasi bulgara) che comunque non raggiungerò, ignora completamente l’argomento e anche per avere io stesso un riassunto di riferimento

Sommario

  1. Le puntate precedenti
  2. Aggiornamento
  3. Extra-costi
  4. La questione energetica

Le puntante precedenti

Ho scritto già di come nasce il Piano Rifiuti di Roma Capitale ad opera del Commissario straordinario Roberto Gualtieri e di cosa comporti, in Copia e Incolla 2035.

In quel piano, invece della combinazione di raccolta differenziata e molti nuovi impianti eco-sostenibili approvati dalla UE e programmati dalla Raggi, diventa la chiave praticamente unica per chiudere il ciclo dei rifiuti di Roma l’Inceneritore, cosa questa che contrasta con una serie di vincoli:

  • l’incenerimento dei rifiuti è stato escluso dalla tassonomia europea sulla gestione dei rifiuti ed è consentito solo marginalmente per i rifiuti, al termine del circolo, ASSOLUTAMENTE non riciclabili
  • PNRR che di conseguenza non può essere usato per un inceneritore
  • fondi Giubilari che non possono essere usati per una cosa che se mai fosse fatta sarebbe pronta dopo la chiusura del Giubileo

Di tutto questo ho scritto, punto per punto motivando e dimostrando, in Verificare la Scadenza.

Premesse a parte, già in quell’articolo ho scritto di una cosa che, da ricercatore geofisico che si occupa però di altri argomenti, mi saltava agli occhi nel leggere il piano Rifiuti di Gualtieri: l’impianto sperimentale di cattura e stoccaggio della CO2.

Perché è così importante e così stonato quel passaggio?

Il bilancio della CO2 è essenziale per qualunque oggetto, a maggior ragione per un impianto industriale. Il piano rifiuti di Roma, prevede che con la costruzione dell’inceneritore una parte di CO2 prodotta a causa del trasporto fuori regione dei rifiuti, sarebbe stata mitigata. Una parte dell’inquinamento da trasporto resta ed è anzi concentrata sulla Pontina, perché tutti i rifiuti convergono a Santa-Palomba, ma la parte da Roma verso altre regioni apparentemente sparirebbe.

Però questa parziale miglioria sarebbe totalmente annullata, con un bilancio estremamente negativo, dalle emissioni dovute all’incenerimento: per 1T di rifiuti un inceneritore infatti produce approssimativamente 0.8-1T di CO2. Nel caso di Roma-Santa Palomba parliamo quindi di circa 500-600kT/anno.

Aggiornamento

Poiché a maggio 2023 la normativa 959 (Emission Trading System) è stata aggiornata obbligando anche gli inceneritori a essere soggetti alla disciplina, entro il 2026 la UE ne valuterà l’inserimento a pieno e fra il 2028 e il 2030 le società che gestiscono impianti di incenerimento inizieranno a pagare per le loro emissioni di CO2 e altri gas serra.

Si stima il prezzo attuale in 80€ per tonnellata di CO2, prezzo destinato pare però a crescere. Per Roma vorrebbe dire pagare 40-50milioni di euro l’anno di sovrattassa da incenerimento.

Per abbattere l’immissione di CO2 in atmosfera, infatti quasi tutti i gestori iniziano a promettere la realizzazione di impianti ausiliari di cattura e sequestro geologico della CO2, perché la produzione di una enorme quantità di CO2 per combustione è impossibile da ridurre alla fonte.

Neppure l’inceneritore di Brescia, uno dei più grandi d’Europa (750kT/anno) dichiarato dal WTERT nel 2020 il migliore e più efficiente impianto simile del mondo, sfugge a questa logica e si dovrà adeguare. La questione dell’impianto di Brescia è un utile riferimento (ben descritta in un podcast locale dal minuto 7:30).

Il piano rifiuti di Roma, in modo un po’ superficiale, prevedeva anch’esso un’impianto “ancillare” e sperimentale di “Carbon Capture and Storage“. Un impianto definito da loro stessi “sperimentale” quindi per definizione “non garantito”, il cui costo di sola realizzazione è stimato in 150milioni di euro.

Questa “postilla” ha suscitato, nel geologo residuo che c’è in me, più di una perplessità e né ho scritto in questo post pubblico su FB, dove ho linkato i files del bando di gara per Roma, inclusa la relazione tecnica. Consiglio di leggere almeno quel post prima di proseguire.

Grazie ad alcuni commenti al post e al re-post ho capito alcune cose:

  • che le mia perplessità sono fondate: stoccare la CO2 localmente nel sottosuolo dei Colli Albani presenta un serio problema perché è un luogo che già di suo degassa, quindi non è adatto a “tenersi” i gas;
  • che infatti nel bando di gara prevedono di esportare la CO2 su camion (come attualmente si fa coi rifiuti quindi) verso un posto idoneo allo stoccaggio
  • che questo posto lo hanno individuato, tramite un accordo con ENI-SNAM, a Ravenna all’interno dei giacimenti esauriti a gas nell’area dell’offshore Adriatico
  • che per farlo devono prima renderla liquida

Extra-costi

Queste ultime cose sono riportate nella relazione tecnica del bando al paragrafo 6.8.3 “Impianto di Cattura CO2 e Liquefazione – Storage“, ma ci sono scritte anche altre cose più interessanti che schematizzo di seguito:

  1. l’impianto di cattura e liquefazione di Santa Palomba è esso stesso “sperimentale” quindi soggetto a possibile fallimento come ogni esperimento
  2. in quanto tale, NON è soggetto al tanto decantato “uso delle BAT (Best Available Tecnologies)”
  3. a fronte di prevedibili 500kT/anno di CO2 in eccesso causate dall’incenerimento, “L’impiantistica per la cattura della CO2 sarà di tipo sperimentale e prevede la cattura e la liquefazione, mediante un impianto ad ammine, fino a 50 kg/h di CO2

Quanto al punto 1, sperimentare è lodevole ma una tecnologia sperimentale non può essere l’unica via d’uscita per non condannare una città a spendere 40milioni l’anno di extra-multe. Ti stanno dicendo che non è quella la strada per i rifiuti da iniziare ADESSO. Nasce VECCHIA!

Quanto al punto 3, è facile ottenere la capacità massima dell’impianto di liquefazione, basta moltiplicare 50kg per 24 ore per 365 giorni e si ottiene 438T/anno di CO2.

Questo conto è confermato dalla seguente dichiarazione:

La CO2 liquefatta nel polo impiantistico di Santa Palomba verrà caricata e trasportata mediante truck di capacità stimata pari a circa 27 ton. Una stima preliminare prevede 15 viaggi in un anno con l’utilizzo di un solo truck, in riferimento alla massima produzione stimata di c.a. 400ton/anno.

capitolo 6.8.3.3 Storage della CO2

Considerando che un Truck consuma (trasportando 25T) in media 35LT di gasolio ogni 100km e che fra Santa Palomba e Ravenna ci sono 400km circa di strada, per 15 volte (andata e ritorno) e che per ogni litro di gasolio si producono in media 2,7kg di CO2, si ottengono 11 tonnellate/anno di CO2 prodotta per esportare la CO2 liquida senza contare la CO2 prodotta per catturare e liquefare la CO2. Quindi infine alla capacità di liquefazione dobbiamo togliere almeno questo surplus di trasporto scendendo a 390ton/anno.

Dunque parliamo di 390T/anno sottratte all’atmosfera contro un surplus di minimo 400MILA tonnellate anno immesse, cioè … lo 0,1-0,2%.

Poiché il resto va in atmosfera, dal 2028, andrà anche in 40milioni di euro l’anno di esborso per Roma, al netto dell’accordo economico con ENI-SNAM di cui ignoro il costo.

Chi pagherà extra costi così esorbitanti?

La questione energetica

L’inceneritore di Brescia uno dei più grandi d’Europa (750kT/anno) e anche moderni, poco più capiente di quello previsto a Roma; quanto a fabbisogno calorico, stando ad A2A, rappresenta il 70% del calore inviato tramite teleriscaldamento che rappresenta il 70% dell’intero fabbisogno calorico della città. Quindi il termovalorizzatore fornisce il 50% del fabbisogno calorico di una città di circa 197mila abitanti. Inoltre dato che la differenziata a Brescia è al 70%, importano rifiuti per tenerlo acceso.

Il resto è fatto con il metano della centrale a cogenerazione di La Marmora (spiegando così come mai i prezzi del teleriscaldamento a Brescia aumentarono durante i rialzi del metano) e con i classici impianti autonomi.

Ma il teleriscaldamento, avveniristico quando fu fatto a Brescia, ha due inconvenienti:

  • la centrale deve essere vicina e non distante perché maggiore è la distanza minore il rendimento
  • è più efficiente ed ecologico di una caldaia di vecchio tipo (0,9) ma meno di una caldaia a condensazione (> 1) che opera nell’appartamento

L’inceneritore di Brescia dista 0km dalla periferia sud e 4km dal centro.

Trasferendo tutto a Roma e ricordando che i due termovalorizzatori hanno capienze simili (600kT/anno Roma, 750kT/anno Brescia) in prima approssimazione:

  • Santa Palomba dista 11km dal punto più vicino del raccordo anulare e 25km dal centro della città
  • Roma ha 2,7 milioni di abitanti (il solo Comune), Brescia 197mila

Anche piazzando il termovalorizzatore di Roma diciamo a “Porta Ardeatina“, dentro al G.R.A. sulla Cristoforo Colombo a 4km dal centro di Roma, e ipotizzando che il fabbisogno medio a Roma sia poco inferiore a quello di Brescia, al massimo il 4% della Città Eterna sarebbe riscaldata.

Inoltre quel 4% dovrebbe comunque pagare a Caltagirone, ACEA e soci, quella energia che è prodotta dai propri rifiuti il cui smaltimento non è gratuito ma pagato da noi. Mi sfugge la convenienza.

E se volessimo soddisfare tutta la popolazione di Roma, per assurdo, dovremmo costruire l’inceneritore più grande della galassia bruciando qualcosa come 17milioni di T/anno di rifiuti. A occhio è un po’ fuori target.

Infatti riprendendo a leggere la relazione tecnica, alle volte quante se ne trovano di cose interessanti:

La tipologia di insediamenti abitativi e la mancanza di concentrazione di utenze nelle aree limitrofe al
termovalorizzatore, che non consentono di raggiungere la sostenibilità tecnico-economica richiesta a tali
tipologie di infrastrutture, ha fatto sì che in progetto fosse inserita una sola rete di teleriscaldamento per le sole utenze civili di Santa Palomba (fino a 1 MWt).
In ogni caso l’impianto di termovalorizzazione è stato predisposto per erogare fino a circa 20 MW di vapore a 12 bar 200 C per uso industriale […]

Introduzione pagina 11

Considerando i 160 MWt dell’inceneritore di Brescia (che infatti si trova a 4km da un centro abitativo denso) contro 1 MWt di Santa Palomba, mi viene da dire “teleriscaldamento de che?!”

In sostanza Roma si piazzerebbe alla periferia un brucia-rifiuti con le seguenti conseguenze

  • smettere di esportare rifiuti e iniziare a esportare CO2
  • condannarsi a pagare milioni di euro di multe per eccesso di CO2
  • tele-riscaldare (a pagamento) una frazione di Santa Palomba (manco tutta)
  • pagre per regalare i rifiuti a privati che ci guadagnano due volte

Inoltre se dovessimo mai raggiungere il 70% di differenziata saremmo condannati a bruciare i rifiuti di altri per tenere aperto l’inceneritore.

In base a queste evidenze, a Roma conviene regalare (o farsi pagare per dare) i rifiuti ad altri che ne hanno bisogno per tenere i loro termo-valorizzatori accesi e intanto cercare di raggiungere il 70% di differenziata piuttosto che accendere adesso questa anacronistica miliardaria cambiale.

Tutta questa insistenza per un progetto insensato mi fa chiedere il gioco di chi facciano il Commissario Straordinario e il suo gruppo.

Buona anno.

AI 愛: di androidi, figli e umanità

Per iniziare questo post su androidi, intelligenze artificiali, robot e sul nostro futuro rapporto con loro, ho scelto un’immagine di “Video Girl AI”, un manga di Masakasu Katsura pubblicato in Giappone nel 1989, perché AI (il nome dell’intelligenza artificiale protagonista), non è solo l’acronimo di Artificial Intelligence, ma in Giapponese significa Amore, 愛, nel suo senso più ampio*.

MinistorIA

Rispetto a quando Alan Turing, negli anni 30, ha teorizzato le macchine intelligenti e poi né ha definito filosoficamente i contorni nel 1950, o a quando Asimov ha introdotto nella letteratura la sua idea positiva delle macchine intelligenti e le sue essenziali tre leggi della robotica, oppure a quando Philip K. Dick nel 1968 ha pubblicato Do Androids Dream of Electric Sheep? (Blade Runner al Cinema) oggi siamo a un passo, anzi ci siamo praticamente dentro.

Come riportato in questo interessante excursus storico sull’intelligenza artificiale e la robotica, nel fantastico intreccio fra scienza e letteratura, secondo Asimov ci vogliono all’incirca 60 anni perché un’idea destinata a cambiare il mondo, trovi la sua piena attuazione. Sono passati circa 70 anni dall’articolo di Turing e stiamo osservando AI (e algoritmi di machine learning) fioccare come se piovesse intorno a noi e integrarsi con i successi sempre più solidi e stupefacenti della bio-ingegneria e della robotica (i cui prezzi commerciali pare siano in discesa, indice della diffusione) tanto che ormai anche il test di Turing risulta per alcuni inutile e si va verso test basati sul dialogo, la logica e molto altro.

Sviluppare un’intelligenza artificiale in grado di superare i sempre più esigenti test a cui le sottoponiamo, di pensare anche se diversamente da noi, come suggeriva Turing, di avere coscienza di se e più in generale di avere autonomia decisionale, immaginazione e in definitiva di sognare pecore elettriche è un passo definitivo verso la creazione di vita e anima.

Credo sia piuttosto evidente che la nostra autocoscienza sia solo frutto della grande complessità del nostro cervello (e delle sue periferiche), pertanto riproducibile.

Io Dio

Essere capaci, però, di sviluppare un’intelligenza artificiale con queste caratteristiche significa anche capire che, in fondo, quello che Dio è per molti, cioè il creatore, noi lo saremmo per gli androidi (unione di AI e robotica).

Creatori e, quindi, genitori.

Stiamo infatti avviandoci a creare dalle fondamenta una nuova specie di esseri viventi, figli di un dio affatto minore, fatti cioè a sua (nostra) immagine e somiglianza, non solo esteticamente.

Ma gli esseri umani, per natura, hanno paura.

Temono la novità, il cambiamento, la diversità, anche quando loro stessi la creano. Temono da sempre di non essere all’altezza, di perdere il controllo, di essere sostituiti.

Solo per restare in questo stolido paese, vorrei ricordare il termine “sostituzione etnica” tanto caro a un certo numero di figuri (fra cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini per limitarsi all’Italia).

Ma certamente più meritevole di ricordo è l’orrore che hanno vissuto donne, uomini e bambini africani con la schiavitù, giustificata da una “evidente” inferiorità, quindi “non umanità” dello schiavo rispetto agli umanissimi colonizzatori.

Schiavitù

Se da una parte è fantastico investigare le potenzialità divine insite nel fatto che potremmo essere in grado di creare una nuova specie di esseri pensanti dotati di “libero arbitrio” e fantasia, come secondo alcuni l’Allāh o lo Yəhōwā di turno avrebbero fatto con noi, è pur vero che sono le potenzialità commerciali che stanno spingendo gli ingenti e sempre crescenti investimenti in una ricerca che un giorno, ne sono certo, porterà veramente un “uomo bicentenario” a bussare alla nostra porta, consegnato da un Amazon di quei tempi.

Al momento, infatti, è evidente che stiamo creando macchine intelligenti con lo scopo di servirci. Sostanzialmente degli schiavi.

D’altronde è insito l’intento nel nome stesso: robot. Altrettanto evidente è che se le aziende sono entusiaste di questa evoluzione, sempre alla ricerca di efficienza e soprattutto riduzione dei costi, le persone iniziano lentamente ad essere preoccupate della sostituzione, in realtà immaginata forse un po’ anzitempo dai luddisti nel 1800.

Finché la complessità di quelle macchine e degli algoritmi che danno loro parvenza di umanità, non sarà sufficiente … passi. Dei (ro)bot smart che sono in grado di capire richieste ed eseguire operazioni o anche di decidere cosa fare in base a una serie di regole pre-definite e imparare a svolgere meglio le loro mansioni in base a esperienza e feedback.

Ma cosa succederà nella nostra società quando quella complessità sarà tenuta a bada solo da algoritmi limitanti, da chip di controllo e dalle immancabili tre leggi della robotica? Che succederà quando gli androidi si dimostreranno superiori a noi?

In alcuni ambiti sembra che le AI siano ad alcuni punti percentuali al di sotto di un umano, ma in altri sta li li.

L’Intelligenza Artificiale raggiunge un livello del 72% di accuratezza, rispetto ad un 85% di ciò che l’umano riesce a fare.
E se fino a tre anni fa il livello di accuratezza era del 45%, adesso l’Intelligenza Artificiale sta per superarci.
Invece, se si tratta di rispondere a domande sulle immagini, gli esseri umani raggiungono un’accuratezza dell’80,8%…
Mentre l’Intelligenza Artificiale del 79,8%, appena un punto percentuale in meno.

da BlueTensor

Lo sappiamo bene cosa succederà, ma per aiutarci ci viene in aiuto la sconfinata produzione letteraria e televisiva, soprattutto la più recente, perché più consapevole delle recenti evoluzioni e delle reali potenzialità future.

Fra i fumetti cito solo quello che più di recente ho letto (qualche anno fa) e che tratta l’argomento specifico, ovvero Alex+Ada. Fra le serie TV solo quelle che io steso ho visto fra le più recenti, come “Meglio di noi” (2018), una serie Russa purtroppo ferma alla seconda stagione, o HUM∀NS, una serie inglese che precede l’omologa russa e che è un adattamento della ancora precedente Svedese “Real Humans” (2012) e infine The Orville, una serie di fantascienza in cui a bordo della nave spaziale simil-Enterprise c’è un Keylon una razza di androidi senzienti. In tutte queste serie si parte da androidi al servizio degli umani, non programmati per provare rabbia, amore, paura, dolore.

In senso orario dall’alto a sinistra: l’androide senziente Mia di HUM∀NS, Alex e Ada, Robin Williams/L’Uomo Bicentenario, Arisa uno degli androidi di Better than US.

In tutte le società descritte in queste storie, i robot antropomorfi e i loro comportamenti avanzati para-umani ma migliorati provocano la paura, ben documentata nella letteratura fin dai primi del 900, degli umani di essere soppiantati, nel lavoro, nei rapporti umani in tutto. E’ emblematica la frase di “Anita/Mia” (HUM∀NS) androide femmina presa a servizio presso una famiglia, quando dice alla mamma dei bambini “Io sono migliore di te nel prendermi cura di loro, non ho paura, non sento dolore, sono più forte di te; ma non posso amarli”. Solo li e solo per un attimo la mamma si rilassa.

I figli

È più che probabile, anzi direi che è provato dalla storia, che nel momento in cui gli androidi e quindi le AI con cui al momento ci balocchiamo, usciranno dai luoghi chiusi, dalle chat, dalle stanze dei laboratori, dalle pagine dei fumetti o film e serie tv, per iniziare a camminare in giro per il mondo, anche se semplicemente come servi, inizieranno i problemi.

Che abbiano totalmente sembianze umane tanto da risultare esteticamente indistinguibili, o anche che siano distinguibili con le parti meccaniche in evidenza, una parte non indifferente di umanità si sentirà minacciata e immancabilmente scaricherà sui poveri malcapitati tutta la sua biblica frustrazione. Dovrà affermare la sua supremazia umana.

Succede coi nostri simili, umani ma stranieri: “ci rubano il lavoro” non è quasi mai sostituito dal più corretto “i datori di lavoro sfruttano i più poveri di noi per abbassare il costo per poter produrre e vendere non si sa manco più a chi visto che gli stipendi scendono e i posti di lavoro spariscono“.

Come possiamo pensare che una massa tendenzialmente poco disposta a mordere i padroni e più a suo agio con la guerra fra poveri non avrà il suo nuovo nemico da, letteralmente, lapidare?

Ecco li che finalmente tutte le (inesistenti) “razze” umane, saranno finalmente unite in un comune razzismo verso la nuova specie. Il classico del bullo che a sua volta era bullizzato. Come abbozzato in “L’Uomo Bicentenario” inizierà un meno ottimistico confronto fra chi pretenderà rispetto per queste nuove forme di vita (autonome o meno) e chi le tratterà come oggetti da umiliare, come fecero gli schiavisti.

Non vorrei essere al posto di quella macchina che a un certo punto ci renderà chiaro che siamo stati dei bravissimi procreatori, creando una complessità tale da avere una coscienza, una fantasia, aspirazioni, una personalità. Nel posto sbagliato di questo pianeta rischierebbe umiliazione, violenza e torture; ma forse anche nel posto giusto.

Eppure quello che stiamo creando, e confido che ci riusciremo, è una nuova umanità, probabilmente migliore di noi sotto diversi punti di vista, probabilmente in alcuni casi più buona, in altri parimenti o più cattiva. Una umanità figlia nostra. Ma i figli sono quello che vogliono loro.

I figli umani sono, infatti, quello che sono. Fino a un certo punto puoi insegnare loro e formarli ma non saranno mai quello che tu hai immaginato o fortemente voluto. In alcuni casi saranno migliori di noi, e prima o poi per natura prenderanno il nostro posto sulla Terra, come i loro figli prenderanno il loro. In ogni caso sarebbe agghiacciante mettere al modo un figlio immaginandolo schiavo a vita.

Allora perché dovremmo aspettarci qualcosa di diverso da e per figli sintetici? Perché dovremmo temere di essere soppiantati dai nostri figli se li mettiamo al mondo per questo?

Qualora decidessimo di lasciare che l'avidità del mercato sia il traino per questo passo epocale e non la pura e semplice, aperta volontà di conoscenza, dobbiamo domandarci fin da ora da che parte staremo quando la massa soppiantata non sarà capace di adattarsi e scaricherà la frustrazione non su chi li ha trattati da sempre come un numero a forma di dollaro ma sui nuovi deboli, sui nuovi schiavi. E che faremo se questi reagiranno, se dopo che un androide sarà pestato a morte da un "tutore della legge" o da un passante qualunque, la comunità insorgerà?

Ci sono abbastanza elementi a questo punto per la morale.

  1. Siamo all’altezza di fronteggiare una nuova specie visto che non siamo in pace manco con noi stessi?
  2. Vale veramente la pena di mettere al mondo dei figli sintetici per farli nascere schiavi e consegnarli ai prossimi 400 anni di razzismo e mancanza di diritti, coscienti di essere figli odiati?
  3. È veramente necessario arrivare a tanto e così di corsa? Non potremmo fermarci un attimo prima e prendere fiato?

Stephen Hawking aveva lanciato un monito in questo senso, un monito corretto a prendere fiato, non guidati dalle logiche commerciali, e riflettere sul passo epocale che stiamo facendo, per farlo con coscienza.

Suggerirei a noi stessi di mantenerci entro i limiti dell’interesse scientifico sull’esistenza dell’anima e la sua natura, e continuare lo sviluppo della AI per arrivare a dimostrare certe cose e poi fermarsi. Onestamente mi viene difficile pensare di soffocare la mia stessa curiosità su certi argomenti. Ma potremmo forse mantenere unici gli esemplari, senza commercializzazione e prevedendo da subito per loro dei diritti umani a tutti gli effetti e un po’ di protezione di cui certamente avranno bisogno.

Uno sforzo unitario dell’umanità per capire le sue origini che finisca nel rispetto per chi gli ha consentito di capirle.

oppure …

con la scarsa fiducia che ormai ho nel genere umano e dato che comunque sta già tutto avvenendo e che non siamo stati in grado di rallentare manco per l’ambiente prima del disastro, non sarebbe il caso, finché siamo in tempo, di guardare non tanto alla logica auto-protettiva della fantascienza di Asimov quanto a quella progressista di Gene Roddenberry e della federazione dei pianeti uniti di Star Trek, iniziando ADESSO a scrivere leggi a tutela dei diritti di quegli esseri sintetici senzienti che, mi pare evidente, ci stiamo avviando a creare? Perché dopo sarà troppo tardi.

Star Trek: the next generation. L’androide Data, ufficiale scientifico (“[…] un essere artificiale la cui commovente tensione alla ricerca di una dimensione umana è uno dei temi di fondo della serie” citazione da Wikipedia) insieme al Capitano Picard.

Temo però, alla luce appunto della storia umana, che questo set di leggi che ad oggi non riusciamo ad applicare degnamente nemmeno agli esseri viventi già esistenti, non sarà assolutamente scritta prima che molto sangue, sintetico o biologico che sia, sarà scorso.

Io credo che il monito del Professor Hawking non si riferisse minimamente al diritto alla vita di persone sintetiche, che fosse pensato anzi solo dal punto di vista dell’umanità e del suo bene, come le tre leggi della robotica. Però credo che contenga anche i semi di una riflessione ampia:

decidete se crearli, decidete se metterli al mondo, ma se lo fate preparatevi ad amarli anche quando vi supereranno, perché questo fanno i figli.

*Ovviamente in Italiano IA e in altre lingue altro … ma l’affiancamento fra l’acronimo americano e la parola giapponese è quantomai adatto al tema di questo articolo!

Verificare la scadenza

L’assessora all’Ambiente e ai Rifiuti di Roma, Sabrina Alfonsi, dice che non c’è modo che il nuovo impianto di incenerimento sia pronto entro il 2025. Lo sarà dopo il il Giubileo.

Il Commissario Straordinario per il Giubileo, nonché sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, dice che l’impianto di incenerimento di Roma sarà finito entro il 2025 e operativo entro il 2026.

Il tutto è registrato. Ma francamente a me non interessa di questi balletti stantii e non mi serve l’Alfonsi.

A me basta sapere che i Danesi hanno impiegato 4 anni a costruire l’impianto di incenerimento di Amager Bakke a Copenhagen, a cui si ispira lo Straordinario Commissario. Il 2022 è finito. Più 4 fa 2026 minimo per costruirlo, se fossimo in Danimarca dove prima di iniziare a costruire hanno preparato la cosa per 10 anni.

Amager Bakke

Copenhagen incineration plant

Ma a questo punto si pone un problema di scadenze.

Come ho scritto qui, il Piano Rifiuti di Roma non prevede alcuna milestone per il 2025, e già questo è assurdo di per se.

Men che meno ci dice quando sarà completato l’impianto di incenerimento. A dire il vero il piano di Gualtieri non riporta proprio nessun dettaglio dell’impianto di incenerimento se non che ne è previsto uno.

Quindi è solo in modo indiretto che noi conosciamo una data entro la quale si suppone che l’inceneritore di Roma debba essere fatto: Gualtieri infatti non è Commissario perché è un essere Straordinario, per discendenza divina, lo è in virtù di una legge di bilancio e del decreto aiuti (poi convertito in legge).

Dato che un inceneritore può essere realizzato SOLO nell’ambito di un piano rifiuti e dato che il piano rifiuti è regionale e non provinciale, e dato che quello della Regione Lazio rilasciato da soli due anni non prevede assolutamente i termovalorizzatori/inceneritori, è solo in virtù di poteri speciali che puoi fare una deroga così pesante e grave.

Ma queste due norme limitano i “super-poteri” donati a Gualtieri, nel tempo e nello spazio vincolandoli a Roma Capitale e ai soli interventi che servono per il Giubileo della Chiesa Cattolica del 2025.

Leggiamo e poi ci rivediamo sotto per le conclusioni.

LEGGE 30 dicembre 2021 , n. 234 Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022- 2024. (21G00256)

Dice le seguenti cose:

  1. Comma 420: Esiste il Giubileo 2025 per il quale sono stanziati 1,335 miliardi di euro dal 2022 al 2026
  2. Comma 421: Il Presidente della Repubblica nomina un Commissario Straordinario che resta in carica fino al 31 dicembre 2026. […] Per gli oneri correlati alla gestione commissariale e’ autorizzata la spesa di 500.000 euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026
  3. Comma 422-424: Il commissario deve fare un programma completo e dettagliato degli interventi connessi al Giubileo
  4. Comma 425. Ai fini dell’esercizio dei compiti di cui al comma 421, il Commissario straordinario, limitatamente agli interventi urgenti di particolare criticita’, puo’ operare a mezzo di ordinanza, in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale …
  5. Comma 426 in poi … l’istituzione di una società Giubileo 2025 e questioni finanziarie a essa legate inclusi altri milioni annui fino al 2026

Poi 

L. 15 luglio 2022, n. 91 che converte il DECRETO-LEGGE 17 maggio 2022, n. 50 che contiene l’Art. 13 (Gestione dei rifiuti a Roma e altre  misure  per  il  Giubileo  della Chiesa cattolica per il 2025)

Dice le seguenti cose:

  • Il Commissario straordinario del Governo […] limitatamente  al periodo del relativo mandato e con riferimento al territorio di  Roma Capitale […] esercita  le  competenze  assegnate alle  regioni  ai  sensi  [della TU sull’Ambiente Legge 2006]
  • predispone e adotta il piano di gestione dei rifiuti  di  Roma Capitale
  • regolamenta le attivita’ di gestione dei rifiuti […]
  • approva i progetti  di  nuovi  impianti  per  la  gestione  di rifiuti, anche pericolosi, assicura la realizzazione di tali impianti e autorizza le modifiche degli impianti  esistenti […]
  • Ai fini  dell’esercizio  dei  compiti  di  cui  al  comma  1 […] ove necessario, puo’ provvedere a mezzo di ordinanza, sentita la regione Lazio, in deroga a ogni disposizione di legge diversa  da  quella  penale,  fatto  salvo  il  rispetto  delle disposizioni del codice delle  leggi  antimafia  […]

Conclusioni

Ricapitolando, il commissario straordinario esiste per fare cose straordinarie per il Giubileo e scade nel 2026.

Il Piano Regionale Rifiuti del Lazio (di Zingaretti) non prevede anzi aborrisce i termovalorizzatori/inceneritori

Il commissario può andare in deroga solo perché il combinato disposto delle due leggi dice che gli interventi per la gestione dei rifiuti di Roma se li decide e gestisce Roma come le pare ma solo fino al 2026 e solo ai fini del Giubileo, poi torna nei ranghi della legge regionale per i rifiuti.

Dunque il governo concede poteri speciali per derogare e gestire le procedure in modo da accelerare e facilitare, ma non dice esplicitamente “Roma farà un termovaolorizzatore”.

È una scelta di Gualtieri usare i poteri speciali deroga per fare un inceneritore.

Dunque il Termovalorizzatore sarebbe fatto in emergenza per il Giubileo. Ma …

Ma per avere senso per il giubileo e quindi rispettare i motivi stessi della deroga il termovalorizzatore dovrebbe essere costruito entro il 2024, testato e attivo a pieno regime entro Natale 2025, quando sarà aperta la porta santa.

Altrimenti si tratterebbe solo di una struttura che il sindaco di Roma dice di voler fare ma che al di fuori del Giubileo non potrebbe assolutamente fare, men che meno con fondi giubilari, e che una volta finito il Giubileo, quando Roma perderà il diritto di farsi un piano rifiuti tutto suo in deroga a Lazio ed Europa, sarebbe in teoria fuori legge se non già completa e usata per il Giubileo.

Ora, come dicevo, a me non serve che l’Assessora Sabrina Alfonsi contraddica il CS Gualtieri sui tempi di realizzazione.

Mi basta sapere che i Danesi hanno impiegato 4 anni (dopo 10 di progettazione) a costruire il termovalorizzatore preso a modello da Gualtieri.

So per certo, visto che non ci siamo ancora dimostrati meglio dei Danesi (al massimo uguali, col ponte di Genova) e che nessuno della struttura commissariale ha ancora manco menzionato alcun dettaglio progettuale del progetto del termovalorizzatore o esplicitato il luogo dove sorgerà per una valutazione di fattibilità, che il termovalorizzatore di Roma non sarà assolutamente pronto prima di 4 anni cioè, ad essere ottimisti, del dicembre del 2026 e quindi non sarà operativo prima della metà del 2027 a Giubileo del tutto over. Riabadisco: a essere buoni.

Il termovalorizzatore, se va tutto benissimo, sarebbe quindi pronto a Giubileo terminato.

Quindi l’operazione “inceneritore di Roma” non è solo opposta rispetto alla direzione in cui va il mondo e di certo l’EU, non è solo contraria agli obiettivi 2050, non contraddice solo il piano rifiuti del Lazio … questa operazione è anche un imbroglio mediatico.

Una presa per il culo pubblica ed evidente tra l’altro, perché considerati i tempi, il progetto sarà a malapena iniziato durante i poteri speciali, e quindi sarà essenzialmente e quasi esclusivamente l’alibi per la gestione Gualtieri.

Gualtieri potrà infatti continuare a esportare la spazzatura e a fare altre cose comunque necessarie se non differenzi oltre un certo limite, perché tanto ai cittadini potrà sempre dire che è tutto temporaneo perché poi ci sarà l’inceneritore.

Che si faccia o meno, questo potrebbe non interessare più di tanto al Commissario, a Giubileo e consiliatura finiti (con montagna di soldi annessa e spartita).

Infine lasceranno alla prossima amministrazione (probabilmente di destra) la polpetta avvelenata legale e gestionale di un progetto che nasce già fallimentare, contrario alle direttive europee e normative nazionali dato che nasce già fuori legge e palesemente in contrasto con la missione giubilare stessa.

Mi domando se i cittadini di Città Metropolitana si rendano conto di tutto questo. Se gli interessi tutto questo. Se addirittura si pongano qualche domanda ogni tanto. Soprattutto quelli che li hanno votati.

28 secondi

Nel 1994 Youssou N’Dour e Neneh Cherry pubblicano un singolo che si chiama 7 Seconds. Un successo internazionale. Rimane in classifica per quasi un anno entrando nella top 3 di quasi tutti i paesi in cui il disco è stato commercializzato (così riporta Wikipedia).

Nel 2022, il 22 Settembre alle ore 20:41, Giorgia Meloni usa “Su di noi” di Pupo (che ringrazia) come colonna sonora della chiusura della sua campagna elettorale in un video di 28 secondi. Un video che mi pare un successo per lo meno nazionale e di marketing politico.

Osservando l’andamento dei nuovi followers dei vari politici si vede che a un certo punto il profilo di Giorgia Meloni prende una accelerata di nuovi followers che palesemente andava bel oltre le possibilità dei “bot” e dei profili human-fake. Un’impennata clamorosa che inizia subito dopo le ore 21 del 22 Settembre. Purtroppo non ho dati dopo le 21 fino alle 9 di mattina del 23 ma non servono perché la pendenza è tale da renderli inutili.

Cosa è successo? Nelle notizie, a differenza del video dello stupro, non c’è nulla.

C’è però qualcosa nel profilo di Giorgia Meloni: un video che invece di avere le solite 15mila-50mila visualizzazioni né aveva, almeno il 24 settembre, oltre 400mila.

La salita è continuata come si vede nell’immagine animata qui sotto fino a ora (nel grafico sono le 18:00 di Domenica 25 Settembre).

La coincidenza di orari è talmente netta che, come nel caso del video dello stupro, la causa è ovviamente quella. Da poche ore dopo la pubblicazione le visualizzazioni del video salgono di circa 250 al minuto mentre i “follow” del profilo crescono di circa 13 al minuto. Nei giorni precedenti la crescita del numero di followers è di circa 1 ogni 4 minuti.

Credo che si possa dedurre in buona approssimazione che il 5% di chi ha visualizzato il video sia diventato follower. Questo è confermato da un rozzo conto dividendo l’aumento di followers dalle ore 21 del 22 Settembre alle 18:00 del 25 per le visualizzazioni totali (i video seguenti hanno meno di un decimo delle visualizzazioni): si ottiene un 3,5% medio.

Questa cosa che scrivo non è una novità, né ho scritto già prima e sa anche di ovvio: sennò perché i politici sarebbero sui social? Ma un video di 28s, che presenta la leader di FdI in veste quasi mitologica e col fare di chi sente già la vittoria, con una musica che già fa nostalgia, ricordo di dure lotte quando nessuno ci credeva “su di noi”, che porta così in alto il numero di nuovi followers è, da un certo punto di vista, molto preoccupante.

Mostra l’infantilismo e il basso livello non tanto (non solo) del politico, men che meno degli addetti del marketing del politico, ma di una fetta consistente di popolo si.

Utenti più che elettori.

PS: nel post elezioni ovviamente il profilo è esploso anche senza video e minchiate varie. Ha guadagnato oltre 150mila followers in pochi giorni, mentre il video ha raggiunto ad oggi (28 Settembre) 1,4Mln di visualizzazioni. Ma qui c’è ormai l’attenzione del mondo intero.

L’imperdonabile leggerezza dell’essere … M5S

Il 15 Settembre l’Huffington post pubblica un articolo a pagamento, dal titolo “Matrimonio gay e adozioni per single: l’ennesima mutazione a fini elettorali di Conte Guevara” che nella parte gratuita recita:

Nel programma M5s c’è una decisa accelerata sui diritti civili. Solo qualche anno fa si astenne sulle unioni civili. Per non parlare del penoso temporeggiamento sul ddl Zan

Articolo di HuffPost

Detta così il M5S o è omofobo o, nel migliore dei casi, schizofrenico opportunista. Che è quello che alcuni pensano ancora oggi. Imperdonabile. In realtà il M5S ha alacremente lavorato, fin dal suo esordio in parlamento, per approvare la legge sulle Unioni Civili, anche perché era un promotore originario di un provvedimento migliore della legge Cirinnà e un sostenitore dei diritti della comunità LGBT fin da prima di entrare per la prima volta in parlamento.

Contrariamente a quanto si può pensare, l’opposizione a un matrimonio egualitario, come voleva il M5S, veniva dall’ala cattolica del PD e da quasi tutta la destra.

Questa è la storia di come la realtà sulla battaglia politica per i diritti LGBT in Italia sia stata completamente, e con successo, ribaltata.

Dimostrerò, solo riportando i fatti, che i diritti LGBT sono parte del DNA del M5S da sempre e che il DDL Cirinnà è la copia sbiadita di quello che la comunità avrebbe avuto con il M5S ma che quel DDL ha avuto comunque l’appoggio in ogni luogo da parte del Movimento e invece l’opposizione di parte dello stesso PD (oltre che di Lega e mezza Forza Italia)

M5S e diritti LGBT

Nel 2012 Beppe Grillo pubblica sul Blog delle Stelle un post dal titolo “Nozze gay” in cui, a proposito del matrimonio fra persone dello stesso sesso dice:

un fatto che dovrebbe essere scontato, pacifico: le nozze gay e i diritti delle coppie omosessuali. Io sono favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ognuno deve poter amare chi crede e vivere la propria vita con lui o con lei tutelato dalla legge. […]  L’Italia non ha una legislazione per le unioni di fatto. E’ una vergogna che va attribuita in ugual misura al pdmenoelle, al pdl e a Santa Madre Chiesa, la convitata di pietra. […]

qui il post

In questo post Grillo inoltre stigmatizza il fatto che durante il governo Prodi, un governo teoricamente progressista, non erano riusciti a fare manco i PACS per le beghe interne del PD.

Nel Dicembre 2012 le Camere sono sciolte in anticipo e, a Febbraio 2013, si tengono le elezioni politiche. Per la prima volta nella sua storia il M5S entra al parlamento Italiano.

La XVII legislatura ha inizio il 15 Marzo 2013. Fra l’avvio della legislatura e il 2 Aprile le forze politiche presentano 991 provvedimenti di vario genere, fra Camera e Senato. Il M5S non ne presenta nessuno.

Fra il 3 e il 5 Aprile 2013 il M5S presenta i suoi primi 6 provvedimenti di legge:

  1. […] soppressione dell’obbligo di assicurazione dei professionisti
  2. Abolizione dei contributi pubblici e modifiche …
  3. Modifiche al codice delle leggi antimafia …
  4. Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso
  5. Nuove disposizioni per il contrasto dell’omofobia e della transfobia
  6. Norme in materia di modificazione dell’attribuzione di sesso

Per tutti gli altri partiti si tratta di presentare i primi 1500 provvedimenti della nuova legislatura.

Per il M5S questi sono invece i primi 6 provvedimenti parlamentari in assoluto e 3 di questi sono provvedimenti a favore delle persone LGBT.

Riporto una citazione di un articolo del 2013 in merito al provvedimento numero 4:

[…] come primo disegno di legge al Senato quello relativo al matrimonio egualitario elaborato dall’associazione Avvocatura per i diritti LGBT-Rete Lenford. Giuseppe Polizzi, Presidente di Arcigay Pavia dichiara: “siamo soddisfatti. Questo è l’impegno che Luis Alberto Orellana, insieme ad altri cittadini 5 stelle eletti poi deputati e senatori, aveva assunto in campagna elettorale durante l’incontro del 26 gennaio 2013 tenutosi a Pavia, con le associazioni nazionali Arcigay, Agedo, Famiglie Arcobaleno e Certi Diritti. […] V’è anche un significato molto importante da cogliere: con questa iniziativa c’è lo sdoganamento delle questioni LGBT, che non sono più una battaglia della comunità gay per i gay, bensì una battaglia di tutti perchè l’eguaglianza senza i nostri diritti non può definirsi piena eguaglianza”.

L’AltraPagina

Qual’è la credibilità dell’Huffington Post quando scrive “l’ennesima mutazione a fini elettorali di Conte Guevara”? E cosa devo pensare di chi crede a queste bugie?

Matrimonio Egualitario o Unioni Civili?

Partiamo dalla fine: nel Maggio 2016 le Unioni Civili diventano legge. Rete Lenford dice così

Oggi è stato finalmente approvato dal nostro Parlamento il testo di legge che regolamenta le Unioni Civili e le convivenze. Le unioni attribuiscono diritti e doveri reciproci e risolveranno forse la maggior parte dei problemi pratici che le coppie dello stesso sesso affrontano, ma la cornice in cui sono inseriti non crea uguaglianza. […] L’introduzione dell’unione civile crea difatti una discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, alle quali si preclude l’accesso al diritto fondamentale al matrimonio in ragione di una caratteristica personale ascritta, qual è l’orientamento omosessuale.

da un post di Rete Lenford 12 Maggio 2016

Come siamo arrivati alla Legge Cirinnà, a una legge utile ma discriminatoria?

Fra il 15 Marzo e il 5 Aprile 2013 sono depositati in Senato alcuni disegni di legge (DDL) che hanno come tema l’unione fra persone dello stesso sesso.

Le proposte presentate, in ordine di tempo, sono:

  • 15 Marzo 2013 – Loredana De Petris (Gruppo Misto)
  • 15 Marzo 2013 – Sergio Lo Giudice (PD)
  • 15 Marzo 2013 – Maria Elisabetta Alberti Casellati (PdL)
  • 20 Marzo 2013 – Carlo Giovanardi (PdL)
  • 26 Marzo 2013 – Lucio Barani (GAL, ex PdL)
  • 5 Aprile 2013 – Luis Alberto Orellana (M5S)

Il testo di Maria Elisabetta Alberti Casellati è una proposta di modifica ai “Patti di Convivenza”. Possiamo sorvolare.

Il testo di Carlo Giovanardi è una “Introduzione nel codice civile del contratto di convivenza e solidarietà“. Possiamo sorvolare.

Il testo di Lucio Barani (e Alessandra Mussolini) è “Disciplina dei diritti e dei doveri di reciprocità dei conviventi” e anche qui possiamo sorvolare.

Perché se dovevo sorvolare così tanto, li ho riportati? Perché questi DDL, o parti di essi, confluiranno tutti nella Legge Cirinnà. Proseguiamo.

Il testo di Sergio Lo Giudice è “Norme contro la discriminazione matrimoniale“; esso norma l’unione fra persone dello stesso sesso ma, limitandosi a sostituire “marito e moglie” con “i coniugi”, non impedisce a persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio ma nemmeno mette nero su bianco che possono farlo e che hanno gli stessi diritti, soprattutto rispetto ai figli. Però non possiamo sorvolare.

Il testo di Loredana De Petris è “Disposizioni in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso” e norma anche le parti riguardanti i figli. È quindi il Matrimonio egualitario.

Il testo di Luis Alberto Orellana, cioè del M5S, è “Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza dell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso“. È quindi anch’esso il Matrimonio egualitario.

I testi di De Petris e Orellana sono sostanzialmente identici, fatta salva una parte finale in più, per Orellana, sui cognomi esistenti al momento di entrata in vigore della legge.

È una differenza essenziale quella fra le proposte di De Petris et al./Orellana et al e quella di Lo Giudice et al.: nel codice civile, infatti, quando si tratta di filiazione e adozione ricorrono i termini “padre”, “madre”, “donna” “moglie”, “marito” (artt. 262, 299 e altri). Se restano questi termini (e dopo la Cirinnà sono rimasti), resta inteso che la questione non riguarda persone sposate dello stesso sesso. Quello della proposta del PD non è un matrimonio e crea un’ennesima fattispecie separata dalle unioni di sesso diverso. Di fatto discrimina.

Questa è la base da cui siamo partiti nel lontano 2013: comunità LGBT e M5S + De Petris da una parte e PD dall’altra. Gli altri: non pervenuti.

Un altro passaggio storico essenziale è la consultazione on line della base del Movimento 5 Stelle sulle … unioni civili. Viste le premesse capite bene che c’erano due mondi: quello che avrebbe dovuto essere e quello che l’ala cattolica e conservatrice di questo paese consentiva, minoritaria nella società civile ma pesante in quella politica.

Nell’Ottobre del 2014 il M5S avvia una consultazione on line sul tema: risultato 21.360 iscritti (85% dei votanti) votano a favore. Questo peraltro corrisponde ai risultati di un sondaggio sul “matrimonio gay” fra gli elettori di tutte le forze politiche condotto nello stesso mese. Ma a favore di cosa dovevano votare gli iscritti M5S? Lo spiega il Senatore Airola in un post che accompagna il voto:

Oggi vi si chiede di esprimervi su una specifica proposta di unioni civili che dovrà essere votata in commissione giustizia. E’ un testo sulle unioni e non sul matrimonio che in commissione ha seguito un altro iter. In pratica in commissione giustizia sono stati accorpati tutti i disegni di legge sul matrimonio da una parte e lo stesso è stato fatto per le proposte relative alle unioni di fatto. Il voto quindi è per adesso limitato alle questioni delle unioni che dobbiamo affrontare e non è una espressione sulle soluzioni ideali che dovremmo avere in merito.
Se credete che sia sacrosanto concedere dei diritti alle coppie di fatto votate sì, se credete che dovremmo avere il matrimonio egualitario vi consiglio di votare sì lo stesso perché questo sarà il primo passo per riconoscere comunque dei diritti alle coppie etero e gay (tenete presente che il testo sulle unioni garantisce molto le coppie al pari del matrimonio, salvo adozioni ex novo per le coppie omosessuali) Se siete contrari a qualsiasi diritto per le coppie di fatto votate No ma sappiate che in tutta Europa esistono istituti egualitari al matrimonio per coppie omosessuali o comunque il riconoscimento di diritti alle coppie di fatto. Buon voto.

Il post FB di Airola di 8 anni fa

Airola dice una cosa importante: in commissione giustizia sono stati accorpati tutti i disegni di legge sul matrimonio da una parte e lo stesso è stato fatto per le proposte relative alle unioni di fatto

Riporto solo un frammento dell’intervento della relatrice Cirinnà dalla seduta del 12 Ottobre 2015, a conferma:

[…] A tale scopo viene introdotto l’istituto delle unioni registrate, fondato sull’articolo 2 della Costituzione, e tenuto nettamente distinto dal matrimonio quale fondamento della società naturale e pregiuridica – la famiglia – che trae invece copertura e riconoscimento dall’articolo 29 della Costituzione. 

Seduta 243 12/10/2015 2ª Commissione permanente (Giustizia)

Da qui inizia a prendere il sopravvento il percorso che farà sparire il matrimonio egualitario e lo sostituirà con la Cirinnà. Ciononostante Airola invita tutti gli iscritti M5S a votare SI.

Le beghe del PD …

Come si è passati da un percorso condiviso, sebbene al ribasso, fra M5S e PD all’astensione/assenza al voto? È presto detto.

Il primo tassello lo espone la Senatrice De Petris in una intervista del 23 Gennaio 2016 che considera la Legge il “minimo sindacale” e in più teme il voto NON del M5S, con cui è allineata dall’inizio (e che è peraltro all’opposizione), ma di alcuni senatori del PD che hanno proposto emendamenti peggiorativi. Chi sia una parte di questi senatori lo spiega un confronto fra Migliore (PD) e Marco Damilano: sono i renziani. Gli altri sono una parte dei cattolici.

I timori della Senatrice De Petris sono condivisi dal M5S che, il 17 Febbraio 2016, fa un accorato appello in parlamento, che vi consiglio di ascoltare in questo video:

L’M5S chiede 9 volte la calendarizzazione del voto sulle unioni civili ottenendo continui rinvii dal PD. L’M5S per poter approvare questa legge in tempi rapidi, pur non essendo più la sua legge, non ha presentato nessun emendamento. ZERO. Non così il PD stesso e altri:

  • Lega 5228.
  • PD 67
  • Forza Italia (che è divisa in due con Berlusconi che improvvisamente è a favore) 263
  • ….
  • M5S ZERO.

Gli emendamenti in tutto sono 6104. È evidentemente ostruzionismo.

La parte “PRO” della maggioranza di governo ipotizza di usare il “canguro” un trucco (inesistente sulla carta e considerato proceduralmente illegittimo) che eliminerebbe la discussione parlamentare ma consentirebbe di ovviare (stirando la democrazia) all’ostruzionismo della Lega dimezzando (non annullando) gli emendamenti.

Il M5S di fronte all’ostruzionismo della Lega è tentato di digerire anche il “canguro”, l’emendamento Marcucci, come spiega Paola Taverna in quei giorni al TG3 nel video che riporto qui sotto.

Ma … la Lega, come riportano gli atti parlamentari e le dichiarazioni in video, ritira 4500 dei suoi circa 5000 emendamenti. Ne restano 500 (quasi tutti inerenti la questione adozioni). Questo consentirebbe, a detta di tutti, la discussione e approvazione del DDL in 48 ore, senza “canguro”, trucco a cui a questo punto il M5S si oppone così come al pericolosissimo voto segreto, o al voto di fiducia.

Quello che invece succede è che improvvisamente Renzi, passato da “contrario ai matrimoni gay” a “l’approvazione è irrimandabile”, il 24 Febbraio porta in aula con la voce di Maria Elena Boschi, a nome del governo, un MAXI EMENDAMENTO sostitutivo dell’intera legge (eliminando tra l’altro a forza la step-child adoption e l’obbligo di fedeltà) e vi pone la questione di fiducia.

E qui arriviamo al punto delle azioni del M5S: un movimento che ha creato una legge migliore di questa, egualitaria, che l’ha portata al senato come 1 dei primi 6 provvedimenti della sua storia, che ha consentito al PD di praticare tutte le sue mutilazioni pur di farla approvare, che non ha presentato manco un c***o di emendamento … si trova a dover votare la fiducia al governo di cui è opposizione, su un provvedimento totalmente sostitutivo (con modificazioni, peggiorative) di un intero DDL parlamentare a cui ha lavorato per 3 anni.

Il M5S al Senato non ha partecipato al voto e alla Camera si è astenuto. Ma il punto è: ha messo così a rischio l’approvazione?

Pillola Blu e Pillola Rossa

La risposta è NO.

Ma per capire perché dire “M5S ha messo a repentaglio la legge sulle unioni civili” sia una bugia e perché si sia astenuto da una parte ed è uscito dall’altra, è necessario sapere come funzioni la maggioranza nei due rami del parlamento. Per questo poi le bugie viaggiano spedite: chi sa come funziona mente, mentre chi ascolta non vuole sapere.

Maggioranza
Il termine “maggioranza” indica, nel linguaggio politico, quel numero di parlamentari, superiore alla metà, che dà la fiducia al Governo. In senso più ristretto il termine indica il numero di voti favorevoli che sono necessari per adottare una deliberazione: tale numero deve essere pari almeno alla metà più uno dei senatori presenti (vedi Numero legale). Al Senato non basta che i Senatori favorevoli superino i contrari, ma occorre che superino la somma dei senatori che esprimono voto contrario e di quelli che dichiarano la propria astensione. Al Senato, infatti, i Senatori che si dichiarano astenuti sono considerati presenti, a differenza della Camera dove sono considerati presenti solo i deputati che esprimono voto favorevole o contrario. Ciò comporta che, per non prendere parte alla votazione, i Senatori devono uscire dall’Aula.In caso di parità di voti la proposta non è approvata. In casi esplicitamente previsti dalla Costituzione sono richieste maggioranze speciali.

dal Glossario Parlamentare

Al Senato, il voto di fiducia (vedi qui il risultato) ha costretto anche i favorevoli al voto contrario. Forza Italia infatti che per metà era favorevole ha votato compatta per il no (34 senatori). La Lega (9 senatori) no. Gruppo Misto (10 no 5 si). Ma il Movimento fa un’altra scelta. Per le regole del Senato, se i 30 Senatori M5S (che erano comunque solo l’11%) fossero stati presenti avrebbero solo potuto votare la fiducia per non boicottare il provvedimento, perché al Senato le astensioni si sommano ai voti contrari. Quindi gli M5S sono usciti dall’aula consentendo al provvedimento di passare, comunque blindato dai 173 voti di maggioranza contro i restanti 71 contrari.

Alla Camera, dove il M5S aveva 88 deputati, di nuovo il voto di fiducia (vedi qui i risultati) ha portato al no anche quelli che in alcuni partiti erano favorevoli, ma comunque siccome la maggioranza del governo era schiacciante e in quel ramo del parlamento gli astenuti non si sommano ai contrari, il Movimento ha scelto una azione a impatto zero: l’astensione del M5S (a prescindere dal suo misero 14%) non ha minimamente intaccato la possibilità che il provvedimento passasse.

L’astensione/assenza del M5S NON ha minacciato assolutamente il provvedimento (anzi) e NON aveva a che fare con il provvedimento, fortemente voluto dal Movimento.

Alla fine di questo lungo ma necessario post spero che sia un po’ più evidente, in quanto documentata passo per passo, la verità.

Mi spiace per tutti quelli che sulla base di un numero impressionante di bugie e intrighi parlamentari “non perdonano” azioni a chi non le ha mai commesse e continuano a dare credito a chi invece le ha commesse davvero.

Buona vita a tutti

Le Iene

Seguo l’andamento del numero di followers su Twitter di alcuni personaggi sin dal dicembre 2019, con frequenza di campionamento di circa 3 ore (salvo spegnimento del mio computer). Il significato delle variazioni di followers su twitter l’ho commentato qui.

Il 3 Gennaio 2020 scrissi un post chiamato brevemente “Cuore Immacolato di Maria“: Salvini fece un meme sul Papa che schiaffeggia la mano di una fedele in piazza. Questo escamotage social gli fruttò un forte incremento del numero di suoi followers, decretando la ripresa di Salvini su Meloni, almeno su Twitter.

Stavolta l’accelerata esagerata del numero di nuovi followers si trova sul profilo Twitter di Giorgia Meloni, più o meno fra le 9 e le 12 del 22 Agosto. L’accelerazione è proseguita per circa due giorni.

Cosa è successo allora il 22 Agosto che ha decretato questo “burst” per la Meloni?

Andamento (circa) orario del numero di nuovi followers a partire dal 20/08/2022 per alcuni profili Twitter. Notare bene che il numero riportato in asse Y NON è il numero totale di followers dei profili (Renzi ne ha 3.3Mln, Salvini 1.4Mln, Meloni 1.2Mln, Conte 1.1Mln, Calenda 0.3Mln ecc) ma solo i nuovi followers acquisiti dal 20 Agosto 2022. L’andamento è indice della velocità di crescita ed è più sintomatico di interesse del momento rispetto al numero assoluto di followers che, acquisiti in momenti di particolare esposizione, tendenzialmente si perdono a fatica).

È successo che la sera prima, il 21 Agosto, Giorgia Meloni ha postato il video sullo stupro di Piacenza.

Una notizia di stupro commentata come al solito, modello anti-immigrazione alla Salvini-Meloni, non avrebbe avuto il medesimo impatto. Un video invece dà molto più feedback. Dunque un post gratuito, come contenuti, per l’aggiunta del video che mostra la vittima, ma estremamente proficuo come acchiappa followers.

Usare il video è stato certamente utile allo scopo: aumentare l’audience della presidente di Fratelli d’Italia.

È poco probabile a mio avviso che persone così consapevoli del funzionamento di media e social non sapessero cosa stessero facendo e non comprendessero le implicazioni morali e umane, dunque immagino che debbano aver valutato pro e contro e che subito dopo debbano aver pensato che ne sia valsa la pena mostrare l’anima di sciacallo per quelle migliaia di followers in più, trainati dalla immancabile polemica.

Però a differenza del meme di Salvini, questo risultato non si è stabilizzato perché dopo l’eccezionale burst la velocità di crescita di Meloni si è ridotta di molto rispetto alla costante crescita che precedeva il burst e a breve sarà superata da Conte come lo è stata già da Calenda.

Pubblicare un video di una aggressione sessuale è una azione spregevole. Ma si deve notare che la tendenza (senza fare quindi di tutta l’erba un fascio) della classe politica mondiale sta andando in una direzione comune, quella di spingere all’estremo i meccanismi dei social, che necessità di tanta ma tanta capacità di guida e moralità. A questi soggetti è come se avessero dato all’improvviso una Ferrari, ma la Ferrari po’ esse piuma e po’ esse fero: se non la sai portare ammazzi qualcuno.

Note a margine:

  • lo shift di Conte in blocco fra il 24 e il 29 Agosto sembra una questione di Twitter più che altro, dato che il trend resta sempre lo stesso solo shiftato in giù e poi in su da un’ora a quella successiva, che non ha nulla a che vedere con l’andirivieni dei veri followers.
  • poco dopo una leggera accelerazione appresso a Meloni, la salita lenta ma costante di Salvini si è spenta del tutto: questo è sintomatico ma strano; ho verificato i dati numerici visivamente in questi ultimi giorni e in effetti l’aumento dei followers di Salvini è mediamente piatto per ora.

Copia-Incolla 2035

A partire dal 10 Agosto 2022 la pagina Facebook di Roma Capitale ha pubblicato un serie di inserzioni a pagamento che pubblicizzano il “Piano per la gestione integrata dei rifiuti di Roma Capitale” (PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI ROMA CAPITALE – Commissario Straordinario art. 13 D. L. 50/22). Non so quanti l’abbiano letto (seguite il link qui sopra per leggerlo o cliccate qui).

Visto che la campagna elettorale 2021 per l’elezione del sindaco di Roma è stata giocata molto sui rifiuti e che le accuse mosse all’amministrazione #Raggi da Gualtieri, Zingaretti e Letta sulla gestione del problema rifiuti, sono molto gravi, la domanda che si dovrebbe porre chi ha votato Gualtieri e che i giornalisti prima di chiunque altro dovrebbero porre, sarebbe: sulla base di quali macerie e nulla assoluto lasciato dalla giunta di @VirginiaRaggi il Commissario Gualtieri ha prodotto questo “nuovo” piano rifiuti?

Allora leggiamolo questo piano di Gualtieri.

Questo post è composto da:

  • Parte 1, intitolata “Esisteva un piano Raggi?”
  • Parte 2, intitolata “Dichiarazioni di stima di Gualtieri a Raggi (dietro le quinte)”

Esisteva un Piano Raggi?

Le prime 140 pagine del piano di Gualtieri riportano un necessario prologo, varie dichiarazioni di intenti, un certamente necessario studio demografico (esistente) e qualche riferimento normativo EU e nazionale e infine lo stato dell’arte sulla raccolta dei rifiuti a Roma.

Ma da dove vengono i dati sullo stato dell’arte della raccolta rifiuti di Roma Capitale?

L’amministrazione Raggi ha pubblicato a Marzo 2020 il nuovo Piano Industriale AMA 2020-2024.

Questo piano a sua volta presenta uno stato dell’arte e uno scenario evolutivo sulla raccolta rifiuti a Roma Capitale dal 2020 al 2024, con obiettivi programmatici, previsione di nuovi impianti, evoluzione della raccolta differenziata, programmi sulla riduzione dei rifiuti alla fonte e riduzione dello spreco (basati su quali azioni lo vedremo dopo) e diversi scenari.

É essenziale notare che la data di uscita del piano AMA/Raggi precede di cinque mesi quella di pubblicazione del nuovo Piano Rifiuti della Regione Lazio. La Regione però, in base Testo Unico sull’Ambiente, del 2006 (la Bibbia) avrebbe dovuto pubblicare il suo piano, pena il commissariamento, nel 2018 e solo a valle di quello i vari Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), come Roma Capitale, avrebbero potuto procedere ai propri piani. L’approvazione del piano Regionale avviene però solo il 6 Agosto 2020 e il piano industriale AMA è stato conseguentemente aggiornato.

Ma è altrettanto necessario notare che AMA, sotto l’amministrazione Raggi, pubblica il piano rifiuti 2020-2024 il 4 Marzo 2020 quando il PNRR e il suo mare di soldi di cui oggi dispone Gualtieri, non esisteva nemmeno nella mente di Conte dato che il lock-down sarebbe iniziato il 12 Marzo successivo. Anche in questo caso il piano industriale AMA è aggiornato per includere l’avvento del COVID-19 ma certamente non i soldi PNRR che erano molto di là da venire.

É proprio sulla base di questo piano industriale già pronto che il “nuovo piano” di Gualtieri riporta lo stato dell’arte sulla gestione dei rifiuti a Roma. Non a caso, infatti, i dati riportati nel nuovo piano Gualtieri sono quelli del 2019 cioè quelli presentati nel Piano AMA/Raggi 2020.

Ciononostante qualche dato nuovo originale da parte della amministrazione Gualtieri c’è, nella sezione 7.1.1 Completezza postazioni stradali dove si legge:

[…] Una parte rilevante di postazioni stradali, il 29%, non è completa. Anche se si osserva un miglioramento rispetto agli anni precedenti: era il 46% nel 2019.

É incredibile quanto più rilassato sia Gualtieri con la Raggi in un documento che nessuno leggerà mai!

C’è poi un passaggio, a pagina 99, che un po’ è da paraculo diciamocelo, ma pure da fiodena [espressione dispregiativa “munita di dignità letteraria” (non so se veramente questo lo abbia detto Pasolini come riportano in tanti)].

Gli automezzi.

Nel corso del 2021 e del 2022, sono stati acquistati:

  • n. 339 automezzi tipo AC/CR e
  • n. 120 tipo mezzo CRCD.

Gualtieri qui parla degli acquisti di automezzi e lo fa mettendo insieme il 2021 e il 2022. Peccato che, come si evince da un primo articolo AMA di Febbraio 2021 e da un secondo di Settembre 2021, questi acquisti, certamente i 339, sono stati fatti solo nel 2021 dalla precedente amministrazione e sono, infatti, parte integrante del piano industriale AMA 2020-2024 che include anche le tante nuove assunzioni con concorsi del 2020.

La sostanza di questo quasi copia-incolla è però più profonda.

Mettendo infatti a confronto il Piano Rifiuti AMA/Raggi 2020-2024 con il Piano Rifiuti del Commissario Gualtieri 2022-2035 si nota che entrambi contengono praticamente gli stessi elementi, incluso il percorso verso l’autonomia di Roma Capitale/AMA, la costruzione di nuovi impianti e un aumento della raccolta differenziata, con riduzione della produzione di rifiuto e aumento del riuso, solo che grazie al PNRR, voluto da Giuseppe Conte, e della conseguente pioggia di soldi, Gualtieri avrà decisamente più margine, non dovendosi basare sul solo bilancio di AMA.

Per esempio a pagina 87 del piano AMA/Raggi si parla di 6 nuovi centri di raccolta oltre i 13 esistenti, per cui l’iter delle autorizzazioni è completo e i finanziamenti previsti, e di 20 ulteriori centri in fase di approvazione/verifica. Mentre a pagina 101 del piano di Gualtieri si legge che:

In occasione del fondi messi a disposizione dell’Unione Europea, il cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), AMA su delega di Roma Capitale, ha presentato relativamente al DM 396/2021 del MITE linea A, n.10 proposte di finanziamento relative alla realizzazione e ammodernamento dei centri di raccolta. Si prevede di arrivare al 2030 a complessivi n. 30 centri adeguatamente localizzati in tutti i Municipi di Roma Capitale

Una bella differenza. La creazione dei nuovi centri di raccolta era già contenuta (e in parte realizzata) nel piano AMA/Raggi ma ora si fanno con i soldi del PNRR. E comunque alla fine Gualtieri prevede 9 centri in meno di quanto previsto dal piano Raggi.

Altra differenza curiosa sono le milestones, gli obiettivi intermedi e le loro date. Il Piano Rifiuti AMA/Raggi ha ovviamente come orizzonte il 2025 e questo perché l’anno 2025 è il primo obiettivo delle norme europee quindi di quelle nazionali e di quelle regionali. Entro il 2025 la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti urbani deve essere almeno al 55% in termini di peso (a scala nazionale a dire il vero). In ogni caso il piano Raggi dice:

Il presente Piano Industriale si pone, pertanto, obiettivi coerenti con quanto indicato dalla Direttiva 2018/851/CE, soddisfatti raggiungendo nel 2025 una percentuale di RD pari al 60%.

Gualtieri invece salta del tutto la milestone del 2025 in merito alla quale dice solo:

il 2025 sarà caratterizzato da un aumento della produzione rifiuti a seguito dell’afflusso di visitatori associato al Giubileo: per questo aumento di rifiuti il Piano prevede di definire accordi specifici con gestori operanti in Italia e all’estero che permettano di garantire il superamento dell’emergenza durante il 2025 e 2026

Non è ben chiaro perché il Commissario nominato appositamente per il Giubileo 2025, ometta di menzionare proprio gli obiettivi (normali, non quelli emergenziali ci mancherebbe) per il 2025. Cioè quanto farà di standard Gualtieri nei prossimi 3 anni e quanto no? Non è dato saperlo.

Se dovevamo fare un commissario straordinario per il 2025 per sentirci dire solo che nel 2025 esporterà comunque i rifiuti, come si dice a Roma “so ‘bboni tutti”.

Fatto sta che il 2025, per cui è stato nominato commissario straordinario con poteri speciali, non è mai nominato nello scenario. Si salta direttamente al 2030 (quasi 4 anni dopo la fine del suo mandato) e addirittura, cuore oltre l’ostacolo … ma il più lontano possibile … al 2035.

Lo Scenario di Piano […]

  • al 2030 si pone l’obiettivo di RD al 65% con un tasso di riciclaggio al 51,5% […]
  • il 2035 […] il raggiungimento del 70% di RD e un tasso di riciclaggio 54,9%

Ua’ … Insomma salta il 2025 (per il quale è commissario e che di norma dovrebbe indicare) ma il 2030 e il 2035 oh, quelli ci sono eh?

E veniamo al punto Inceneritore. Nel piano industriale AMA/Raggi un termovalorizzatore non c’è perché 1) non era ritenuto necessario dato che nella Regione Lazio già ci sono: forse non lo sapete, ma il termovalorizzatore di San Vittore ACEA ha 3 linee per un totale al momento di 376mila tonnellate / anno. 2) il termovalorizzatore è ritenuto un approccio obsoleto sia dall’EU (penultima scelta fra le tante per il ciclo rifiuti) che dal recentissimo Piano Rifiuti della Regione Lazio che esplicitamente si prende gioco dei termovalorizzatori.

Comunque … leggiamo il piano del Commissario Gualtieri, cito:

il Piano individua il sistema impiantistico necessario all’auto-sufficienza territoriale:

  • 2 impianti di selezione delle frazioni secche da RD (con capacità totale di 200.000 t/a)
  • 2 impianti per la digestione anaerobica delle frazioni organiche da RD (con capacità totale di 200.000 t/a)
  • 1 impianto di trattamento termico dei rifiuti indifferenziati residui con efficiente recupero energetico (con capacità totale di 600.000 t/a).

Tutti gli impianti adottano le BAT.

Nota: BAT = Best Available Techniques”, ogni tipologia ha un set di BAT definite a livello EU per cui puoi adottare solo quelle o qualcosa di meglio.

Ok, ma in pratica? Dal capitolo 16, cioè lo Scenario di Piano, a regime:

[…] 1 IMPIANTO DI TRATTAMENTO TERMICO PER IL RECUPERO DIRETTO DI ENERGIA DAI RIFIUTI RESIDUI INDIFFERENZIATI che adotta tecnologia di combustione consolidata, utilizza le BAT per il recupero energetico, per la riduzione e per il controllo delle emissioni in atmosfera e implementa la sperimentazione di una tecnologia per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica (‘carbon capture and storage‘).

Ma …

[…] Nella fase transitoria, fino al 2035, si proseguirà nell’utilizzo per almeno 170-200.000 t/a dell’impianto di termovalorizzazione di ACEA di San Vittore del Lazio (Frosinone). Le quantità da avviare a San Vittore saranno verificate di anno in anno nel corso del Monitoraggio del Piano.

Ora, nelle previsioni del piano Gualtieri al 2030 è scritto:

lo Scenario di Piano nel Contesto Tendenziale, in cui la produzione di rifiuti rimane stabile attorno a 1.69 milioni di tonnellate/anno e la RD raggiunge 65%, richiede al 2030 una capacità di trattamento termico in grado di gestire oltre 790.000 t/a

Tradotto: se tutto va come previsto, in base al nostro piano in cui si fa affidamento sul nuovo termovalorizzatore, dovremo bruciare almeno 800mila t/a di indifferenziato. L’eccedenza rispetto alle 600mila t/a del termovalorizzatore di Roma sarà avviata a San Vittore, previa costruzione di:

impianto di pretrattamento a gestione terzi

Pretrattamento che, a giudicare dalla figura 16.4 dello Scenario di Piano Gualtieri, per il termovalorizzatore di Roma non si farà perché sarà un impianto a trattamento diretto, dice.

Ora, San Vittore può termovalorizzare un massimo di 376mila tonnellate all’anno (t/a) su tre linee esistenti e, se ho capito bene, ne ha trattate al massimo fin qui 307mila t/a … ivi incluse quelle di Roma Capitale (ca 73mila t/a ricostruendo da questo articolo). Quelle 73mila però furono raggiunte perché, al contrario di quanto si dice nell’articolo di Repubblica, nel 2019 per scongiurare la puntuale crisi dei rifiuti la Raggi, osteggiata dal sindaco di Roccasecca, impose la ricezione da parte di San Vittore e del suo TMB di circa 200 t/giorno da Roma.

Oggi che San Vittore dovrà ricevere da Roma in modo permanente almeno fino al 2030/35 dalle 200 alle 530 tonnellate al giorno di rifiuti di Roma, perché lo ha detto il Commissario, suppongo che vada bene, ma dove le mettono visto che con le attuali 73mila t/a siamo già a 307mila t/a?

Forse alla quarta linea che ACEA ha chiesto di poter aggiungere? Siamo quindi appesi a questo per far tornare i conti del piano al 2030? Vabbè dai vuoi che Zingaretti prima di lasciare la Regione Lazio non faccia questo regalo?

Infine: nel piano NON SI DICE MAI esplicitamente quando sarà pronto il tervmovalorizzatore di Roma. Tutto è definito, come ho detto, per il solo 2030 e poi 2035. Il che è piuttosto assurdo a pensarci bene. Comunque stando alle dichiarazioni del Commissario Gualtieri, se je dice bene il termovalorizzatore di Roma sarà operativo, secondo la loro stessa road-map, nel 2025 (ma veramente deve andare tutto liscio). Ma se non va tutto liscio “stiamo con le pezze” e abbiamo perso 5 anni.

Francamente mi domando: ma non si dovrebbe investire di più sulla parte di riduzione/riutilizzo, riciclo (che c’hai pure il PNRR) e ridurre al minimo lo scarto da bruciare in modo che un ampliamento di un inceneritore regionale sia sufficiente? Veramente un argomento che per legge è di competenza Regionale, deve talmente essere scaricato come un barile sulle ATO, tanto da non ipotizzare nemmeno l’ottimizzazione dell’uso di termovalorizzatori a scala regionale? Peraltro la termovalorizzazione è considerata obsoleta dall’EU: l’EU prima li usava certo (e anche noi visto che li abbiamo) ma dal 2026 inizierà a tassarli, nonostante il recupero energetico, in quanto produttori di CO2 e altri scarti e perché l’obiettivo è ZERO-WASTE. Stiamo puntando per il futuro su un approccio già vecchio [Slide 25-27 Legambiente]. Il modello a cui si ispira Gualtieri per Roma è l’inceneritore Danese di Amager Bakke a Copenhagen. Celebratissimo e sicurissimo (a parte qualche pericoloso stop di emergenza), è stato comunque costruito in 4 anni (2013-2017) e non in 2 come dichiara Gualtieri per Roma. In Danimarca! Inoltre quanto a successo finanziario e convivenza con il ZERO-WASTE è particolarmente controverso e dimostra come una simile struttura debba sempre essere a regime per essere conveniente:

But now, ironically, as municipalities have become very efficient in waste sorting and recycling, the plant is quickly running out of its most important raw material: rubbish.

dal The Local

Tanto è vero che la Danimarca nella sua strada verso la neutralità energetica 2050 pianifica di spostare la produzione di energia dall’incenerimento alle fonti alternative e di “rimuovere la plastica dall’incenerimento” perché … è riciclabile (va la?).

Insomma a leggere il piano di Gualtieri e le sue dichiarazioni, a me st’inceneritore di Roma sembra una scappatoia per rimandare ad altra amministrazione le ulteriori azioni concrete oltre il Piano Industriale AMA già scritto dalla precedente amministrazione, per svalicare, con le chiacchiere, il 2025 mentre si continua a sfruttare il PNRR di Conte e le assunzioni + acquisti di Raggi per salvare la faccia dopo le tante accuse, a questo punto evidentemente gratuite, mosse all’amministrazione uscente.

Segue … l’incredibile.

Dichiarazioni di stima di Gualtieri a Raggi (dietro le quinte)

Nella sezione strategica, lo Straordinario Commissario Roberto Gualtieri inizia a delineare il “suo piano”. Lo fa però partendo dal “già fatto” da Roma Capitale in tema di prevenzione e riciclo, .

Ho trovato questa parte veramente … sorprendente considerate le pesanti accuse di incapacità rivolte al primo sindaco donna di Roma.

Sezione 12.3.2, pagina 137, dice il piano:

Con lo studio “La prevenzione della produzione dei rifiuti: analisi comparativa della sostenibilità degli imballaggi in plastica di alcuni prodotti per indirizzare l’efficacia dell’azione di Roma Capitale” è stata svolta un’analisi comparativa tra l’utilizzo di alcuni prodotti di largo consumo.

Lo studio in questione è di N.Girardi et al., pubblicato nel 2020 ed è stato eseguito:

[…] nell’ambito della collaborazione fra la Direzione Rifiuti, Risanamenti e Inquinamenti del Dipartimento Tutela Ambientale (del Comune di Roma n.d.r) e l’Università di Roma “La Sapienza”, facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Dipartimento di Biologia Ambientale” che ha avuto “la durata di tre mesi, dal 1 novembre 2019 al 31 gennaio 2020. Al termine di tale periodo, è stata attivata una nuova fase per proseguire gli studi in itinere.

Dunque un lavoro del 2019 che, stando al piano in oggetto, riveste un ruolo importante nell’orientare l’azione del Comune di Roma. Ma proseguiamo.

12.3.3 Il nuovo Regolamento Comunale.

Il piano di Gualtieri, a proposito di questo nuovo regolamento, recita così:

Il nuovo Regolamento Comunale per la gestione dei rifiuti urbani, approvato con la Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 44 del 13 maggio 2021, introduce numerose innovazioni sul fronte della prevenzione della produzione dei rifiuti.

Già. Pare che il nuovo regolamento approvato 5 mesi prima che il Commissario Gualtieri vincesse le elezioni comunali, addirittura introduca, numerose innovazioni sul fronte della prevenzione della produzione dei rifiuti. Uanema, si direbbe a Napoli.

E cosa dice ‘sto nuovo regolamento fatto da #Raggi, sorprendentemente innovativo per Gualtieri? Innanzitutto …

Il titolo III di tale Regolamento riguarda la “Prevenzione della produzione dei rifiuti urbani” e individua le misure per l’organizzazione degli eventi pubblici e le azioni per la riduzione della produzione dei rifiuti derivanti dai servizi di ristorazione scolastica

… con diversi dettagli operativi, che potete leggere da soli.

Poi Gualtieri si indigna proprio e dice che il Comune di Roma veramente non può tollerare lo spreco alimentare.

“in Italia sono prodotte, in un anno, circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari che rappresentano il 16,8% dei consumi annui alimentari […] La percentuale di eccedenza alimentare donata – a livello nazionale – è ancora poco consistente […] la Legge 166/2016 del 19 agosto 2016, detta Legge Gadda […] è nata con l’obiettivo di incentivare la redistribuzione delle eccedenze e dei beni inutilizzati a fini di solidarietà sociale, destinandoli alle categorie bisognose. […] Per Roma Capitale l’attuazione della Legge 166/2016 si realizza dando spazio a tutte quelle realtà

Ed è per questo che …

Per tali realtà, Roma Capitale ha definito uno strumento incentivante, ossia una riduzione della parte variabile della Ta.Ri.

Brava Roma Capitale!!! Ecco, però la riduzione della parte variabile della Ta.Ri. è stata realizzata, come dice lo stesso Gualtieri, attraverso una delibera che modifica il regolamento Ta.Ri. con gli Art. 16-bis e 16-ter.

Delibera (questa qui) che è del …. 30 Marzo 2018. Pare poi che a conferma del fatto che sta roba non appartenga alla nuova era Gualtieri c’è sempre il Commissario Gualtieri:

Nel gennaio 2022 si è chiuso il primo anno di applicazione di questa azione, che ha visto l’adesione di alcune importanti realtà cittadine, dando la prima concreta realizzazione al contrasto dello spreco alimentare.

Cioè, un anno sarebbe Gennaio 2021. Delibera Raggi, sperimentazione Raggi finita quando Gualtieri non aveva manco la giunta un altro po’.

Vabbè, proseguo, perché mi pare strano che Gualtieri osanni così il lavoro della #Raggi e pubblicizzi pure l’osanna su FB. A un certo punto partirà qualche “hanno fatto un casino, maledetti M5S”.

Allora passiamo al capitolo “I Centri del Riuso e l’Ecorubrica“. Dai questa non l’avevo sentita mai manco io. Questa sarà roba del 2022 dai. Sempre citando il piano di Gualtieri:

La promozione dei CENTRI DEL RIUSO e la realizzazione DELL’ECORUBRICA si incardinano nella strategia di Roma Capitale orientata a favorire la ricollocazione di beni che detengono ancora un valore d’uso e una utilizzabilità, ma di cui il detentore non vuole più disporre.

Quindi?

L’Ecorubrica, elaborata in collaborazione con AMA SpA; costituisce un vademecum per tutti i cittadini che desiderano evitare che gli oggetti di cui voglio disfarsi diventino rifiuti e che cercano soggetti cui destinarli. Biciclette, passeggini e tanti altri beni durevoli trovano così, tramite i Centri del Riuso e l’informazione corretta, nuova vita

Ah. Quindi in pratica?

Roma Capitale ed AMA SpA hanno inoltre siglato Protocolli d’Intesa con le associazioni Book Cycle, Ciclonauti, Joni and Friends, Libra, Nuova Acropoli e W.A.Y.S. (determinazione dirigenziale 723/2021), finalizzati alla prevenzione della produzione dei rifiuti e l’incentivazione al riuso dei beni, […]

Je l’hai fatta. Ma quando l’hai fatta sta cosa? Stavolta mi viene in aiuto un link esterno di Eco dalle Città. L’articolo è del 18 Maggio … 2021. Così come è del 20 Maggio 2021 questo post di W.A.Y.S. che festeggia il protocollo d’intesa con AMA. Insomma i #Raggi alla bicicletta li hanno riparati un anno e mezzo fa, quando Gualtieri ancora non aveva deciso se candidarsi o meno.

Vabbè dai ci sono ancora diverse pagine. Passiamo quindi al capitolo successivo:

Il Green Public Procurement (GPP) viene definito come: “l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.

Interessante si, ma Roma non aveva mai fatto nulla per questo fino alla nuova era Gualtieri, giusto? Infatti:

è stato siglato il Protocollo d’intesa tra Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) e Roma Capitale

Quando? Il Commissario Gualtieri non linka e non cita il protocollo in menzione ma il web si. Il protocollo è questo qui, dal sito del MITE, o meglio questa è la proroga del Protocollo originale siglato con l’allora Ministero dell’Ambiente in data … 16 aprile 2018. Si che poi era di durata triennale quindi anche la sua prosecuzione richiesta dal Roma Capitale è del … 9 aprile 2021, ancora quando Gualtieri non sapeva se fare il sindaco fosse per lui.

Ma non finisce qui con questo argomento perché a un certo punto Gualtieri si esalta:

Dal 2018 ad oggi, sono stati realizzati, anche in collaborazione con la Scuola di Formazione Capitolina, 20 eventi di formazione. Questa attività ha già portato a due importanti riconoscimenti. […] il 9 ottobre 2020, è stata conferita a Roma Capitale una Menzione speciale del premio Compraverde Buygreen 2020, sezione Bando Verde. Il bando, oggetto del premio, è stato realizzato dal Municipio VI sul capitolato d’appalto: “Manutenzione Straordinaria del Verde Pubblico in aree di pertinenza ERP”

Tutto qui?

nell’ottobre 2021 ha presentato la propria candidatura al Premio Compraverde Buygreen, sezione politiche GPP per le pubbliche amministrazioni che hanno attuato attività concrete per promuovere e migliorare gli acquisti verdi. Roma Capitale è stata insignita di una menzione speciale di tale premio, consegnato a Roma Capitale venerdì 8 ottobre 2021

Quattro giorni dopo le elezioni. Na scheggia Gualtieri, 10 giorni prima del ballottaggio già un premio.

Finita? Basta? No. Non potevamo farci mancare il capitolo “12.3.7 La raccolta selettiva delle bottiglie in PET“. Non è la super-chicca ma poco ci manca. Vado di citazione

La Direttiva (UE) 2019/904, detta direttiva SUP, Single Use Plastic, ha introdotto nuovi e sfidanti obiettivi di raccolta e riciclo specifici sulle bottiglie in PET, ripresi nel d.lgs. di recepimento n. 196/2021

[…] Per rispondere alle sfide poste dalla nuova normativa europea, occorre integrare i tradizionali sistemi di raccolta con nuovi sistemi di restituzione da parte dei cittadini delle bottiglie post consumo

[…] L’installazione di eco-compattatori per la raccolta delle bottiglie in PET realizza tale sistema di riciclo a ciclo chiuso bottle to bottle.

Io non vorrei fare spoiler a questo punto ma … ‘tacci tua se po’ di? Si a Roma se po’. Ma eccola …

I cittadini che si impegnano in questa nuova raccolta, utilizzando gli eco-compattatori posti in punti presidiati del territorio comunale (quali mercati e stazioni della metropolitana, ecc.), sono premiati con bonus utilizzabili per l’acquisto di biglietti per il trasporto pubblico locale o per effettuare la spesa nei mercati.

Oh sembrano proprio le macchinette mangia-plastica daa #Raggi, ve? Vero Commissa’?

Giuro non ci sta una cosa brutta che il Commissario Gualtieri, evidentemente un tantino bipolare, dica alla “vuoto a perdere” #Raggi.

Certo, raramente riporta le date dove può evitarlo. Certo in pubblico insulta la #Raggi e dice che sta partendo da zero, in coro con il suo protettore (in senso volgare? no assolutamente, in senso letterale) Zingaretti.

RIGASSIFICATORI e PERFORAZIONI

Come elettori, saremo presto travolti dallo scontro politico che, sull’ambiente, come sempre, contrapporrà quelli che “crisi economica, panico ed urgenza, crisi energetica, indipendenza … dobbiamo perforare e rigassificare” che daranno dei “partito del NO” a quelli che diranno “no trivelle no rigassificatori” appellandosi, questi ultimi, alla tutela dell’ambiente perché c’è la crisi climatica.

Distribuzione risorse idrocarburi. (PITESAI)
Principali province di idrocarburi in Italia (credit: PITESAI, Bertello et
al., 2010)
. Citazione e immagine presa da GeoPop.

Il fatto è che l’ascoltatore/elettore medio, pure quello sensibile alle tematiche ambientali tenderà a dare intimamente ragione ai primi perché … “ok la tutela dell’ambiente ma (tanto per cambiare, n.d.R.) ci sono le bollette, la guerra, la Russia”. Un po’ come a Roma l’inceneritore: ok l’ambiente e la differenziata, ma ci sta la spazzatura, l’emergenza. E così non se ne esce.

E così, cioè, avverrà di nuovo che coloro che sono la causa della nostra dipendenza dal GAS, la causa del non essere avanguardia nelle rinnovabili, la causa della sempre tardiva inversione di tendenza, la causa della spazzatura, saranno ascoltati e gli altri no, anzi “che palle”.

Il punto è che, mi duole dirlo, la difesa dell’ambiente, nonostante tutto non sarà recepita come motivazione per non fare rigassificatori, perforazioni e inceneritori. E perderemo di nuovo la battaglia principale per invertire la tendenza proprio ora che l’occasione è veramente propizia da ogni punto di vista.

Per fortuna c’è un MA. Le ragioni per cui il puntare sulla rigassificazione, sulle perforazioni o sugli inceneritori è una scelta cretina, dannosa pari a gettare sabbia nel serbatoio di una macchina non risiede “solo” nella difesa dell’ambiente.

Dipendiamo pesantemente dal GAS Russo. I rigassificatori che dovremmo fare servirebbero, dicono, per eliminare, cosa impossibile, la dipendenza dalla Russia: importiamo, in forma liquida, GAS tramite navi da altri paesi e poi lo rigassifichiamo qui. Ma un rigassificatore sostituisce solo una dipendenza con un’altra. Avrebbe senso se fosse una misura temporanea emergenziale (ma allora dovremmo già averlo) altrimenti in un quadro geo-politico così variabile, con le risorse fossili prevalentemente in mano a paesi diciamo borderline o veramente costosi, peraltro in un mondo in cui il gas russo parte anche per altri lidi e poi noi lo ricompriamo in quei lidi e lo trasportiamo con le navi qui in forma liquida e poi lo rigassifichiamo per usarlo, la cosa assume dei contorni ridicoli a fronte pure del fatto che manco risparmiamo soldi anzi. Anzi, perché il gas di altri paesi non è tanto economico quanto il russo, pare, men che meno le risorse fossili che importiamo dagli USA. Quindi puntare a costruire rigassificatori, continuare a puntare al GAS come risorsa del futuro è oggettivamente un perdita di tempo prezioso che non abbiamo proprio più. É anche una sciocca perdita di soldi e sanciremmo per sempre la nostra sudditanza ad altri, poco stabili soggetti internazionali.

Allora perché non perforare altri pozzi in Adriatico? Per tutelare l’ambiente, maledetti ecologisti? (poco importa se poi gli ecologisti hanno sempre avuto ragione contro tutti).

Diciamo che dei fondali e degli ecosistemi non ci frega ‘na mazza (da bravi liberisti) nonostante il collasso ambientale. Diciamolo pure. Ma c’è un altro MA più pragmatico e cinico: le risorse addizionali provenienti da nuove perforazioni dell’Adriatico e nelle altre zone previste dal Piano della Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) NON sono sufficienti, a detta degli esperti, a compensare le importazioni vecchie e/o nuove. Il Decreto Bollette emanato a inizio 2022, pur se in contrasto con lo stesso PITESAI, prevede una aumento di 6-7 Mld di m3/anno che si andrebbero a sommare agli attuali circa 3-4Mld di metri cubi anno. Dato che il consumo annuo italiano è di circa 76Mld di m3/anno arriviamo al massimo al 10-15% di contributo del nostro metano al fabbisogno nazionale, il che inciderebbe, quindi, sul prezzo alla distribuzione (bollette) per una parte minima perché dipenderemmo ancora per l’85% dalle importazioni. Queste nuove estrazioni non ci darebbero e non ci daranno alcuna indipendenza. Anche il fattore tempo non è secondario: ci vuole tempo per fare nuovi pozzi/piattaforme: anche SALTANDO l’iter burocratico a piedi pari ci vorrebbero 3-4 anni per andare in produzione da nuovi pozzi. Inoltre, infine, c’è una cosa che mai nessuno dice: le risorse fossili non sono infinite (lo sappiamo) e non sappiamo se un giorno, per ragioni di ordine superiore, né avremo davvero bisogno. La stima è che nel nostro sottosuolo ci siano sicuri 90Mld di m3 di metano, fino a un massimo potenziale (includendo risorse “possibili ma non certe”) di 350Mld di m3: questo rende evidente la limitatezza di queste risorse nel tempo (estraendo 10Mld l’anno su 90 certi che ne abbiamo compenseremmo appena il 15% di consumo per 10 anni, e includendo le potenziali, 35 anni, poi basta). Che senso ha in un momento in cui la tecnologia ci consente di cambiare strada per l’approvvigionamento energetico, continuare a consumarle per una riduzione dei costi praticamente risibile e restando dipendenti dal resto del mondo? Così a ca**o?

É come con l’inceneritore: usarlo come metodo di smaltimento (cosa che accade se lo usi quando la differenziata non è al 90-95%) è roba oltre che vietata dall’Europa, anche senza alcun senso economicamente e dal punto di vista della lungimiranza, oltre che non è certo una soluzione “emergenziale” visti i tempi di realizzazione. Continueremmo a sprecare una risorsa come i rifiuti, rallentando o fermando il processo virtuoso di riduzione/riuso/riciclo e producendo un rifiuto terminale che non è quello che si avrebbe se usi un inceneritore come CHIUSURA del ciclo rifiuti, ma altro. Al momento attuale (o fra 5 anni quando puntano al 60% di differenziata) quel rifiuto all’inceneritore non sarebbe ancora adeguato … . É proprio la strada sbagliata, anti-economica per il pubblico (forse non per i soliti privati) indirettamente (oltre che direttamente) dannosa per l’ambiente e per le città.

Allora, quello che voglio dire per esempio a Conte è: il motivo per non volere rigassificatori, inceneritori e nuove trivellazioni, non è (politicamente) mi duole dirlo, la tutela dell’ambiente in senso diretto (su cui esiste già un piano, magari perfettibile) ma più cinicamente, pragmaticamente e funzionalmente, che NON ci conviene proprio.

Un paio di decenni fa Grillo già parlava dei tetti dei capannoni industriali: perché non erano tappezzati di pannelli?

I pannelli per carità anche quelli, e le batterie, devono essere smaltiti prima o poi ma quelli moderni hanno una resa spaventosamente alta, una durata molto lunga e il vantaggio che c’è una enorme quantità di spazio libero su migliaia di km2 di tetti pubblici e privati. Ogni set di pannelli rende autonomo chi ci sta sotto e lo rende produttore per gli altri.

Se dobbiamo fare un’azione massiccia in senso energetico, oggi che la tecnologia finalmente fa passi enormi, il piano nazionale, i soldi del PNRR la sburocratizzazione DEVONO andare in quella direzione.

Chi vi dice il contrario è lui/lei stesso/a quel partito del NO che da decenni produce incommensurabili danni che non svuotano solo l’ambiente ma anche il nostro portafogli.

Le unghie sulla città (la Cassazione e i Cinghiali)

Tempo di lettura: 6′

Negli ultimi mesi, mio malgrado mi sono trovato a scrivere (o a commentare) dei posts su Facebook a proposito dei “cinghiali” (il che già è esilarante) a Roma.

L’ho fatto confrontandomi purtroppo con la volontaria superficialità di molti (di ogni estrazione, cultura e formazione) sui temi principali scelti da tutti i concorrenti alla carica di sindaco della Città Eterna, per attaccare la sindaca in carica, Virginia Raggi. Fra questi spiccava la presenza dei cinghiali in varie zone di Roma.

Facebook, immagino sulla base dei suoi algoritmi di personalizzazione, mi ha quindi proposto qualche giorno fa una notizia da “LaNuovaProvincia” che parla di una sentenza della Corte di Cassazione proprio sul tema dei cinghiali. Prima di arrivare alla sentenza, però, servono due righe sull’argomento.

Il punto fondamentale sui cinghiali è stato che i concorrenti di Virginia Raggi, in coro con la stampa unita, addebitavano, almeno fino al 4 ottobre 2021 (data delle elezioni comunali), in esclusiva alla sindaca di Roma la responsabilità della presenza di questa fauna selvatica nel territorio urbano e a lei addebitavano il mancato intervento. Questo avveniva sull’onda e alimentando un’ondata di riso e sdegno per Roma e per la sua sindaca (invocandone la presta rimozione). La situazione peraltro era vista come un unicum dovuto all’incapacità della malcapitata e della sua giunta di, testualmente in alcuni casi, scappati di casa.

Le prove del fatto che effettivamente questo tema sia stato sfruttato in modo fra il truffaldino (politici) e il tragicamente superficiale (giornalisti), come in altri casi, sono scritte a fuoco nelle norme di riferimento come la LEGGE 11 febbraio 1992, n. 157 (vedi sotto). Ma queste prove sono anche ribadite dagli stessi attori istituzionali nei più facilmente comprensibili accordi fra di essi siglati.

Nel caso di Roma si tratta di Protocolli d’intesa condivisi ed approvati in rispettive delibere fra Regione Lazio, Roma Città Metropolitana (ex-provincia) e Comune di Roma.

A nulla è valso alla sindaca il riportare i fatti più volte e in ogni dove e i giornalisti non hanno fatto il loro lavoro, cioè la verifica dei fatti.

Passando ai fatti. Lo schema del protocollo d’intesa fra Regione Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma sulla gestione della fauna selvatica è stato approvato in giunta Capitolina a settembre 2019 e si può leggere sul sito del Comune di Roma o in calce a questo post.

In particolare l’art. 4 definisce l’ordine gerarchico delle competenze e responsabilità che partono dalla Regione soprattutto per l’infrastruttura ricettiva degli animali, le regole, il materiale da fornire per gli interventi e solo in ultimo vengono le competenze della provincia (Città Metropolitana) e del Comune di Roma per gli interventi che comunque devono essere coordinati con la Regione, a valle delle segnalazioni.

Ora, veniamo alla sentenza. Ce ne sono state molte (a quanto pare) e tutte sono state emesse molto prima delle elezioni comunali di Roma.

La specifica sentenza che qui riporto, richiama altre sentenze e il Codice Civile (Art. 2052: Danno cagionato da animali) nel negare alla Regione Abruzzo il rifiuto a risarcire un cittadino per un incidente con un “ungulato”. Quello che però conta non è il risarcimento in se ma il motivo:

nell’azione di risarcimento del danno cagionato da animali selvatici la legittimazione passiva spetta in via esclusiva alla Regione, in quanto titolare della competenza normativa in materia di patrimonio faunistico, nonché delle funzioni amministrative di programmazione, di coordinamento e di controllo delle attività di tutela e gestione della fauna selvatica, anche se eventualmente svolte, per delega o in base a poteri di cui sono direttamente titolari, da altri enti: potendo la Regione rivalersi (anche mediante chiamata in causa nello stesso giudizio promosso dal danneggiato) nei confronti degli enti ai quali sarebbe in concreto spettata, nell’esercizio di funzioni proprie o delegate, l’adozione delle misure che avrebbero dovuto impedire il danno

La sentenza completa è riportata fra gli altri sul Sole24ore ed è dettagliatamente spiegata in parole più semplici su Altalex.

In sostanza la Regione Abruzzo riteneva che fosse la Provincia a dover risarcire il cittadino, ma varie sentenze e pure questa ultima hanno stabilito che è la Regione che “possiede” gli animali ed è responsabile di tutta la normativa, la gestione e gli schemi di intervento oltre che delle infrastrutture ricettive ed è quindi soggetto passivo del risarcimento per danni. Alcune sentenze poi definiscono, ferme restando le responsabilità primarie della Regione, che se anche quest’ultima avesse delegato alla Provincia le sue funzioni (e non è il caso di Roma) e SE anche fosse dimostrato che la provincia sia totalmente autonoma nella gestione della fauna selvatica nel suo territorio, allora né acquisisce si la responsabilità MA l’orientamento giuridico finale pare essere che comunque deve essere la Regione in quanto responsabile dell’animale in se che risarcisce il cittadino e poi, se né ha realmente la possibilità, si rivale sull’istituzione delegata.

Tutto questo nel caso di Roma, in base allo schema di accordo fra Regione Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma, porta quindi alla evidente responsabilità della Regione Lazio nella gestione della fauna selvatica essendo la Regione stessa che per legge e per accordo deve mettere le altre istituzioni nelle condizioni di eseguire gli eventuali interventi. Tra l’altro è responsabile anche del coordinamento dei piani faunistici provinciali come chiaramente riportato nella legge madre sul tema (LEGGE 11 febbraio 1992, n. 157).

Con tutta evidenza, ora che si può dire e che quindi le notizie in merito, libere dalla foga della competizione sleale, iniziano a circolare, il problema interessava tutta la penisola e quanto alla responsabilità della gestione essa era delle Regioni sopra e prima di tutti, mentre ex-province e comuni erano l’ultimo anello di una catena. Se n’è accorta con un anno di ritardo pure Striscia la Notizia a cui però non posso farne una colpa: loro almeno non sono più di una striscia scandalistica.

Dunque mi pare di poter affermare che Virginia Raggi, che ha siglato il protocollo d’intesa con Regione Lazio in qualità di Sindaca di Roma e di Città Metropolitana, avesse in definitiva ragione.

Ha senso ritirare fuori questo argomento adesso, dopo che non è servito prima?

Beh questo post era quasi pronto un mese e più fa ma ho dato la precedenza ad altri post come quello sulle ferrovie ex-concesse, sui bus elettrici, sulla storia dei sindaci di Roma e delle loro magnifiche opere, sul decoro urbano e il suo futuro o sulle Olimpiadi a Roma, il peccato originale della sindaca.

Comunque nemmeno questo post avrebbe cambiato nulla della ferrea convinzione di chi già aveva deciso per un ritorno al passato nemmeno tanto remoto.

Ormai è fatta quindi ma a me va di lasciare traccia scritta e ordinata con tanto di links.

In fondo, come qualcuno mi ha voluto ricordare, la politica è anche fiducia. Hai visto mai: se anche una sola persona dovesse farsi venire il dubbio e perdere la fiducia in quelli che hanno governato Roma per 25 anni e mo’ se la sono ripresa, ne sarà valsa la pena.