“Giustizia” a ogni costo

When you have eliminated the impossible, whatever remains, however improbable, must be the truth.
Eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.

Il governo è caduto. Senza un motivo concreto.

Il Recovery Plan (o meglio il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), infatti, resta quello presentato al parlamento. Nessuna riscrittura. D’altronde chi ha letto il testo e il dossier dei tecnici di Camera e Senato sa che quella struttura è quella decisa in sede europea e che il parlamento era chiamato, democraticamente aggiungerei, a completarlo nei dettagli.

Per quanto riguarda poi il MES, Italia Viva non lo chiede più perché era una assurdità farlo in queste condizioni e a valle dell’approvazione del Recovery Fund e lo sapevano bene. Ma Faraone ha dovuto far stridere le unghie aggiungendo la patetica leccata finale che ha schifato pure Draghi secondo me: “è lei il nostro MES”-sia.

Tolte le mire personali di Renzi (vedremo probabilmente la fusione con Forza Italia in previsione della dipartita di Berlusconi) resta un solo altro motivo condiviso da gran parte dei politici: la riforma del processo penale di Bonafede.

Prima di tutto sia chiara una cosa: la prescrizione è solo UN aspetto della riforma e nemmeno il più importante.

E’ stata infatti solo il primo atto portato a casa con la LEGGE 9 gennaio 2019, n. 3.

In quella legge ci sono molte altre cose modificate che a una prima lettura rendono l’idea di un inasprimento delle pene per i reati commessi nella pubblica amministrazione. E poi si, c’è la modifica dei termini per la decorrenza della prescrizione. Non entro nel merito filosofico su cui gli avvocati si confrontano con competenza a differenza di me. Noto solo che l’articolo 159 del codice penale, ufficialmente oggetto del contendere fra “civili” e “incivili”, introduceva (e non uso il passato a caso) solo il fatto che il computo dei tempi per la prescrizione, nei casi in cui esiste, si ferma alla emissione della sentenza di primo grado, a prescindere dall’esito, colpevole o innocente.

Ho sentito esponenti politici di vari schieramenti, ma essenzialmente di Fratelli d’Italia, Italia Viva, Forza Italia e Lega, gridare allo scandalo perché “i cittadini prima di tutto hanno diritto a un processo in tempi consoni e NON di vedere bloccata la prescrizione“. Invece potersi permettere un avvocato che ti salva-la-vita-beghelli non è importante per i cittadini, ma vabbè.

Giusto! Sono d’accordo. Quale cittadino non lo sarebbe. I cittadini hanno diritto a tempi per la giustizia brevi. Ma il cittadino ha diritto a tempi brevi per la giustizia, a PRESCINDERE! Questo ogni tanto si perde di vista. Le due cose infatti (prescrizione e tempi congrui) sono solo incidentalmente collegate.

Giusto quindi … se non fosse che una riforma complessiva per la ACCELERAZIONE sacrosanta dei tempi del processo era pronta per il parlamento esattamente qualche settimana dopo l’entrata in vigore della cosiddetta “Spazzacorrotti”. La Legge 3 del 9 gennaio 2019 infatti sarebbe entrata in vigore a fine mese FATTA ECCEZIONE proprio della prescrizione (Art.1 comma 1 lettere d,e,f) che invece è entrata in vigore a gennaio 2020 e dispiegherà i suoi effetti solo sui processi futuri non quelli in essere quindi fra un po.

Qualche settimana dopo: infatti il 13 marzo 2020 l’ex Ministro della Giustizia Bonafede presenta alla Camera (copio e incollo dal Dossier di Camera e Senato sull’atto N. 2435) il “Disegno di Legge Delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d’appello“.

I dossier di Camera e Senato sono molto utili perché al di là dei giudizi di merito che si possono lasciare agli esperti su i pro e i contro di una legge fanno capire ALMENO di che cosa realmente stiamo parlando fuori dalle bugie (letteralmente) e fakes sparse ad arte da certi politici e giornalisti.

Tutti dovrebbero leggere i Dossier di Camera e Senato prima di aprire bocca e sbavare. Almeno le esposizioni degli atti sono assolutamente comprensibili a chi si spertica in dichiarazioni sui social.

Il Disegno di Legge Delega (copio sempre dal Dossier) presentato alla Camera, ha lo scopo di rendere il processo penale più veloce ed efficiente, assicurando l’efficacia della risposta giudiziaria nel rispetto delle garanzie difensive.

Prosegue: “[…] delega al Governo per la modifica del codice di procedura penale, del codice penale e della collegata legislazione speciale, nonché per la revisione del regime sanzionatorio delle contravvenzioni ed è articolato in quattro capi”.

In sostanza Bonafede non ha solo bloccato la prescrizione ma, come tanti urlatori invece lo accusano di NON aver fatto, ha prodotto un disegno di modifiche estremamente ampio che include:

  • aumento delle risorse di personale al sistema giudiziario
  • definizione obbligatoria dei tempi del processo (non entro nei dettagli, leggete e moltiplicatevi che ho altro da fare)
  • migrazione verso una totalità di atti telematici
  • giudici ausiliari
  • ecc

Torno a ripetere: non posso dire SE tutto fosse fatto alla perfezione ma si trattava di un disegno di legge delega consegnato al parlamento per dare mandato al governo di agire entro determinati schemi per velocizzare i processi. Al Parlamento e alle sue commissioni. Un ampio margine per collaborare a una velocizzazione dei processi nell’interesse dei cittadini.

In tutto questo la prescrizione a mio avviso era davvero marginale perché restava ferma alla sua definizione giuridica assoluta, solo fermandosi alla sentenza di primo grado. E prima di urlare “soooolo” continuate a leggere.

Ma c’è di più.

Il DDL delega è tale, cioè delega al governo, SOLO per il primo capo. Il capo II invece non era una delega MA una modifica DIRETTA della legge 3/2019 sulla prescrizione. Cioè GIA’ il governo che ha emanato la legge sulla prescrizione interveniva ad ATTENUARE quel provvedimento modificando in modo tale che:

  • solo se la sentenza di primo grado è di CONDANNA la prescrizione si ferma
  • se la sentenza d’appello è di assoluzione invece si computa di nuovo il tempo di prescrizione come se non si fosse mai fermato

Dunque: se il DDL fosse stato emanato dal parlamento oggi avremmo:

  • investimenti nel sistema giudiziario
  • migrazione telematica degli atti
  • tempi più definiti dei processi (con una serie di sanzioni per giudici che non rispettano)
  • una prescrizione che si ferma solo in caso di condanna e se sei innocente in appello è come se non si fosse fermata
  • una serie di norme severe contro la corruzione nella pubblica amministrazione

Poteva essere bella, brutta o così così ma sicuramente i parlamentari, se fossero in buona fede (non è un gioco di parole), avrebbe potuto migliorarla.

Invece in un anno non hanno fatto una mazza e poi hanno fatto cadere il governo.

Paradossalmente proprio chi sta bloccando l’iter del DDL o cerca di snaturarlo sta remando contro il diritto a un processo breve che COMUNQUE PRESCINDE DALLA PRESCRIZIONE! E non gli resta, affossando ogni cambiamento, che bloccare anche la riforma della prescrizione.

E poi, dulcis in fundo, la delega al governo include che alcune cose devono essere fatte di concerto fra alcuni ministeri, uno dei quali è quello della Pubblica Amministrazione. E qui mi fermo per questione di bile.

Non esprimo giudizi sulla riforma che da profano mi suona bene ma sono profano appunto, ma alla luce delle mie letture sul merito dico serenamente che tutti quelli che dal parlamento, non necessariamente più esperti di me a sentirli, si ammantano di “civiltà” dando addosso alla riforma vi pigliano per il culo e lo fanno in cattiva fede.

Tik Tok … Tik Tok …

Non necessariamente le persone intelligenti e colte sanno o vogliono guardare lontano. Più spesso, come gli sciocchi e gli ignoranti, finiscono per aggirarsi, convinti, in un minimo relativo, citazione scientifica che vuol dire semplicemente puntare al dito mentre la luna sta altrove.

Gli ignoranti e gli sciocchi non sono un problema, ci sono sempre stati. Ma così tanti intelligenti e colti io non ne avevo mai visti.

Per ogni inutile commento sprezzante, per ogni dissenso su un argomento certamente importante che diventa, in mezzo alle macerie strutturali del paese, priorità immediata, essenziale e irrinunciabile per cui un governo o un partito è addirittura indegno, cresce di un punto la convinzione di chi è indeciso o di chi già voterebbe questa destra ignobile ipocrita e pericolosamente opportunista, che sia vero che il governo aumenta le tasse (mentre è vero il contrario) e che Venezia sia colpa dei no di Toninelli (mentre è vero il contrario) o che i migranti siano causa dei mali del paese mentre è vero che subiscono gli stessi problemi, spesso amplificati, dei nativi.

In tutto questo i giornalisti (più che altro opinionisti visto il poco uso che fanno dei dati) sedicenti liberali e/o di sinistra incredibilmente ignari del paese in cui hanno vissuto fino a ieri, mentre apparentemente riconoscono le macerie e le relative responsabilità, con ogni loro parola smontano quanto di strutturale (e quindi lento) è fatto, i piccoli cambiamenti, un tentativo di guardare al futuro.

Nemmeno si accorgono (forse) di esaltare le grandi capacità (tecnicamente inesistenti, nulle) dei capi della destra. Addirittura il carisma (quanto la usano questa parola nemmeno si conta). E così ne accrescono la strisciante popolarità annullandone di fatto le pesanti responsabilità proprio nei temi tanto cari all’elettorato di destra attuale o potenziale: tasse, case, lavoro, infrastrutture. Li rendono simpatici addirittura a tratti e li fanno sembrare positivamente furbi … che mai cosa piace di più all’italiano.

Si illudono tutti di comunicare chissà quale argomento sottile o profondo magari pure di sinistra ma tutto quello che esce è: aridatece er capitano.

Intanto, mentre Meloni spopola grazie al nuovo tormentone di Propaganda Live (programma che mi piace moltissimo tra l’altro) Salvini sbarca su tik tok, social per quindicenni (ma frequentato da ogni età direi) di rapida fruizione, totalmente leggero, a differenza di FB e Twitter. Lui prova a mettere, anche li, semi per il futuro: il suo. A dimostrazione, se ce ne fosse bisogno,  che al tronista della politica non glie ne frega nulla del popolo, del paese e del futuro. Solo del potere, della poltrona, dei soldi. Chissà che gli adolescenti non si dimostrino più svegli di quanto pensiamo e comunque più degli “illuminati”.

I miei complimenti agli intelligenti, ai colti, ai liberali e agli opinionisti. Non è un caso che le dittature nascano dalle democrazie, spesso proprio grazie alla cecità dell’intelligenza. Questo lo chiamo sonno della ragione.

Ci vediamo nel futuro.

https://globalist.it/life/2019/11/15/gli-adolescenti-si-ribellano-a-salvini-su-tik-tok-vattene-questo-non-e-posto-per-te-2049102.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/17/matteo-salvini-e-su-tik-tok-il-social-dei-ragazzini-fa-un-simil-balletto-circondato-da-cacchte-di-uccello-muccino-lasciate-in-pace-i-giovani/5567840/

Dēmokratía

In questo Paese la parola “democrazia” è usata fino all’ossessione. Nei talk show politici ma anche nei dibattiti privati o social è onnipresente. Solo che è usata spesso a sproposito e in sostituzione di altri concetti come “equità”, “tolleranza”, “educazione”, “libertà”. Ma democrazia non è sinonimo di nessuna di queste cose.

Prendendo a riferimento gli ultimi circa 25 anni si può dire che abbiamo avuto modo di ascoltare comodamente da casa numerosi interventi di costituzionalisti, scrittori esperti in materia, storici e quant’altro. Queste persone ci hanno spiegato più che bene il concetto di democrazia. E poi ormai c’è il web (quello certificato) per approfondire. Anche un non esperto dunque potrebbe ormai aver acquisito elementi sufficienti a farsi un’idea sull’argomento in questione. Chiunque oggi in Italia, con il tanto parlare che si è fatto di democrazia, potrebbe quindi esprimere un’opinione, magari non condivisibile, ma almeno fondata.

A mio avviso non esiste un alibi per l’ignoranza almeno sui fondamentali della democrazia.

Purtroppo però il dibattito (in particolare quello televisivo) è stato diretto, anzi dominato, e quindi influenzato da una classe politica che sembra non aver avuto alcun interesse a far crescere la cultura dell’elettore potenziale. Ha avuto più che altro interesse personale a buttarla in caciara, come si suol dire (a Roma), con l’unico scopo di ottenere consensi orientando il pubblico in base agli istinti.

Questo è forse l’unico alibi che il popolo italiano può darsi oggi per continuare a non capire o ignorare il concetto di democrazia e i mille aggettivi che le si possono affiancare per definirla.

Ogni volta che riparte il dibattito, quindi, si tende a guardare il dito e non la Luna.

Per esempio: in occasione di uno o più provvedimenti “liberticidi” prodotti dal parlamento Italiano (eletto) o imposti in forma di decreto dal governo Italiano (nominato) e poi confermati entro 60 giorni dal suddetto parlamento, la prima cosa che si sente dire è “non è un provvedimento democratico”. Si finisce a usare il significato esteso, colloquiale e sbagliato, di democrazia che sostituisce a seconda dei casi uno dei termini di cui sopra.

E ci si stupisce che ancora oggi il “popolo” insista a parlare di “governo non eletto dal popolo” come fosse una stranezza, una cosa non democratica insomma.

Regna la confusione.

Partendo quindi dalle definizioni generali più semplici, ne prendo tre, un’enciclopedia famosa e un dizionario di lingua Italiana e poi l’immancabile Wikipedia.

democrazìa s. f. [dal gr. δημοκρατία, comp. di δμος «popolo» e -κρατία «-crazia»]. – 1. a.Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi […] [Treccani]
democrazia [de-mo-cra-zì-a] s.f. (pl. -zìe)
1 Forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo, il quale la esercita per mezzo di rappresentanti liberamente eletti, con libera opposizione delle minoranze e nell’ambito della legge
‖ Democrazia costituzionale, in cui il confronto politico viene regolato da una costituzione
‖ Democrazia diretta, in cui il potere viene esercitato direttamente dal popolo
‖ Democrazia parlamentare, indiretta, rappresentativa, in cui il potere del popolo viene esercitato attraverso rappresentanti riuniti in assemblee […] [Il Grande Dizionario Italiano]
La democrazia (dal greco antico: δῆμος, démos, «popolo» e κράτος, krátos, «potere») etimologicamente significa “governo del popolo”, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato con l’insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione. Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un’unica concreta traduzione, ma può trovare e ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni e applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. […] [Wikipedia]

Primo fondamentale: la democrazia è una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo. La volontà del popolo, direttamente o indirettamente, deve essere rispettata.

Secondo fondamentale: la democrazia NON ha una sola forma possibile. Quale sia la migliore forma o sfumatura è argomento di discussione.

Ora: si può pensare quello che si vuole della democrazia, persino che non sia la migliore forma di governo possibile, ma SE si decide di essere sostenitori della democrazia È ESSENZIALE accettare una cosa semplice: il popolo è quello che è nel momento in cui gli si chiede di esprimersi e se ne definisce la volontà. Non è necessariamente buono, o cattivo, o umano, o disumano, mentalmente aperto, mentalmente chiuso. Il popolo, la sua cultura media, la sua apertura mentale o la sua chiusura, sono frutto di un percorso, di una evoluzione continua, di una crescita e anche del rapporto con le istituzioni che lo governano.

Se vuoi fregiarti di essere un fervente sostenitore della democrazia NON puoi avere paura del popolo o pretendere che esso sia come lo vuoi tu. Puoi lavorare, a prescindere dalle elezioni e dai governi, perché cresca, perché diventi consapevole e responsabile delle sue azioni, perché sia tollerante, aperto e puoi diffondere cultura, principi di convivenza civile e mutuo soccorso. Puoi fare un sacco di cose in sostanza, ma se vuoi democrazia devi sapere che rischio corri e accettarlo. Altrimenti hai già perso, cambia forma di governo.

Se prosegui oltre si deve assumere che tu sia un democratico.

Se lo sei hai, in base ai fondamentali, anche l’obbligo di perseguire (o accettare che sia perseguito) il fine ultimo di far si che il potere sia effettivamente, in un modo o in un altro, il più possibile nelle mani del popolo. Qualunque cosa tu faccia per deviare da questo fine o girarci intorno ti toglie dall’alveo della democrazia e ti sposta altrove, in forme miste di governo. Legittime. Assolutamente. Ma non parliamo di più di democrazia.

Ne parliamo?

Allora prendiamo atto che una democrazia può essere bellissima, armonica, tollerante verso tutto e tutti ma anche piuttosto greve, chiusa, conservatrice cattiva, autolesionista,  guerrafondaia, isolazionista pure razzista (magari non tutto insieme … ) e quant’altro perché è espressione del popolo che la definisce, e allora si può proseguire a osservarne le regole.

La democrazia infatti ha delle regole che pure il popolo deve accettare altrimenti sarebbe esso stesso a uscire dall’alveo della democrazia. Paradosso.

Il set di regole di base è di solito raccolto in una Costituzione. Anche la costituzione, in un Paese democratico, dovrebbe rispettare la regola madre di fare in modo che il potere sia esercitato dal popolo nel più efficiente dei modi possibile. Le costituzioni evolute e realmente liberali lo fanno, pur non definendo una democrazia diretta pura.

La democrazia originariamente era esercitata in forma diretta (mi pare di capire leggendo studi sulla democrazia ateniese) anche se la parte di popolo a cui era concesso l’accesso all’Agorà era comunque selezionata, tipo che gli schiavi no. Questa è una forma possibile di democrazia. Sebbene vada al nocciolo della questione, il potere al popolo, non necessariamente è la migliore. E comunque non è l’unica. L’altra principale è la rappresentativa.

C’è quindi il parlamentoIl popolo elegge i suoi rappresentanti. Questa è la forma di democrazia italiana. Qualunque cosa ne dicano tante persone, a mio avviso a sproposito, la democrazia rappresentativa pura, rispetto ai fondamentali e all’obiettivo di ‘potestà effettiva’ del popolo, è a rischio di impedirla invece che conseguirla. E credo che l’Italia, la sua storia a partire dal fascismo, ne sia precisa evidenza. 

Il parlamento può essere strutturato in vari modi, monocamerale o bicamerale in linea di massima, e dovrebbe rappresentare la volontà popolare tramite associazioni partitiche che si distribuiscono i seggi (in Italia attualmente una Camera con 630 deputati e un Senato con 320 senatori) in base a una legge elettorale.

Intermezzo necessario in Italia ai tempi di Berlusconi e della Lega: in una democrazia rappresentativa parlamentare, è il parlamento e solo il parlamento che è eletto dal popolo e nulla altro. Il governo assolutamente no, men che meno è necessaria l’indicazione di un primo ministro ed è legittimo qualunque governo che abbia in parlamento una maggioranza che gli dia la fiducia. Se un governo cade, è totalmente legittimo, assolutamente democratico, in senso rappresentativo, formarne un’altro, basato su qualunque maggioranza. Anzi è proprio obbligatorio provarci, da parte del Capo dello Stato. Solo se non si raggiunge alcun accordo nella vigente composizione parlamentare si procede allo scioglimento delle camere e a nuove elezioni, che sono assolutamente l’ultima spiaggia. Un vero democratico, in una democrazia parlamentare rappresentativa (pura o meno) non si sognerebbe mai di definire “paura del giudizio popolare” il mancato ritorno alle urne a valle della caduta di un governo, qualora in un parlamento esistano solide maggioranze alternative. Solo un analfabeta istituzionale lo farebbe. A titolo poi di esempio estero, negli Stati Uniti un presidente può, dopo la verifica di mid-term, trovarsi una composizione della camera di segno del tutto opposto ed essere in minoranza e nessuno rappresentante della fazione opposta al presidente si sogna di berciare all’inciucio, al voto popolare sul presidente ecc. Perché così funziona la democrazia americana.

La legge elettorale è il classico cavallo di Troia che può abbattere la rappresentatività del parlamento e addirittura portare al collasso la stessa democrazia.

Essa è scritta dal parlamento, passa il vaglio delle commissioni, ed è promulgata dal presidente della repubblica come tutte le leggi e serve a eleggere il parlamento stesso, a definirne al composizione, l’attribuzione dei seggi e in ultima analisi è lo strumento attraverso il quale il popolo concede ai vari partiti il diritto di rappresentarne il volere.

La legge elettorale, e non altro, è quello strumento che “po’ esse piuma e po esse fero”.

Questo perché può essere tranquillamente la via democratica al fascismo. Il modo con cui le elezioni rispecchiano il volere popolare in una democrazia rappresentativa pura, infatti, è facilmente soggetto a deformazioni (introdotte, si dice in genere, per aumentare la governabilità del Paese) come le soglie di sbarramento, i premi di maggioranza, le rappresentanze federali, i collegi uninominali ecc. Quando queste distorsioni sono spinte al limite, come nel caso della rimozione delle preferenze e soprattutto dei premi di maggioranza (partitici o di coalizione), la virata anti-democratica è pazzesca. E così si avvia il loop tramite il quale la rappresentatività si restringe. La storia della Legge Acerbo, licenziata da un parlamento suicida nel 1923, è inquietante in merito considerando che fu il modo con cui il Partito Nazionale Fascista divenne IL partito.

Ogni volta che qualcuno in questo Paese usa lo spauracchio della ingovernabilità, delle cadute dei governi, per farci accettare introduzioni di premi di maggioranza, rimozione delle preferenze e cose simili, dobbiamo ricordarci che sotto sotto c’è del fascismo.

La legge elettorale, in una democrazia puramente rappresentativa, è un’arma carica di livello atomica.

Il Rosatellum, approvato nel 2017 dall’ampia coalizione guidata da PD-FI-Lega, per dire, è proprio quel genere di legge elettorale anti-democratica di cui parlo. Esattamente come la Acerbo, rischia di dare gli ormai famosi pieni poteri a una minoranza e per giunta senza preferenze, rendendo il parlamento non più rappresentativo. Non lo fa in modo diretto, dichiarato incostituzionale dalla Consulta ad ogni tentativo sulle precedenti leggi, ma indiretto. Ci si sono messi di punta.

Questo però può accadere SOLO se la Carta Costituzionale non mette al sicuro il popolo. Se non prevede strumenti di democrazia diretta.

Fra gli strumenti di democrazia diretta i più noti, presenti in alcune costituzioni liberali, sono il referendum propositivo e le leggi di iniziativa popolare con obbligo di implementazione da parte del parlamento.

Sono strumenti questi che consentono al popolo, sotto determinate condizioni di coadiuvare l’azione di governo su argomenti non trattati dai programmi, di impedire ai governi e al parlamento stesso di ignorare istanze essenziali per il popolo o di operare contro l’interesse del popolo a favore per esempio di una lobby (vedi per dire l’acqua pubblica). Sono essenzialmente dei correttivi della democrazia rappresentativa.

In Italia questi correttivi non esistono. Il referendum è solo abrogativo, ha un quorum che raddoppia fittiziamente la possibilità di vittoria dei “no” e per giunta non esiste vincolo di implementazione da parte del parlamento e quindi è solo consultivo. Idem per le leggi di iniziativa popolare che possono giacere in parlamento per sempre, come è accaduto.

Poi c’è l’istituto della revoca popolare sostanzialmente legata al concetto di vincolo di mandato o mandato imperativo. Anche su questo c’è una certa confusione. Almeno per me.

In generale tutti questi istituti rispondono all’esigenza di non permettere al parlamentare di fare promesse (anche solo tramite l’adesione a uno specifico partito) prendere i voti per questo, sedere in parlamento e poi fare come gli pare. Il che detto così suona ragionevole ovviamente. Il punto è che il mandato imperativo in realtà ha poco a che fare con il rapporto elettore/eletto, più che altro impedirebbe a un parlamentare eletto con un partito di cambiare “casacca” come si suol dire. In sostanza un eletto con un partito con cui si trovi in dissenso e per questo sia espulso da quel partito dovrebbe dimettersi o può vedersi revocato il mandato. Questa forma è considerata un pericolo di deriva fascista e si capisce bene il perché: se una democrazia rappresentativa deriva, come è possibile verso il fascismo, e gli aggiungi che il dissenso interno è impedito tramite la rimozione del mandato, il danno è completo. Il vincolo di mandato penso che sia un sinonimo di mandato imperativo. Invece la revoca popolare non passa per nessun automatismo da quanto si legge in testi costituzionali. La revoca del mandato invece deve superare una votazione popolare quindi di per se non sembra uno strumento prono alla deriva fascista, piuttosto uno strumento che obbliga i parlamentari a una certa serietà e coerenza e che spingerebbe semmai il parlamentare in questione ad argomentare adeguatamente le ragioni delle sue azioni. Il che sembra molto utile a tutti.

Nessuno di questi istituti è presente in Costituzione Italiana e in particolare il mandato imperativo è vietato dall’articolo 67 ed è assente in larghissima parte delle democrazie. È presente invece a livello locale o negli stati di alcune federazioni in alcuni paesi come gli Stati Uniti e la Svizzera.

Conclusioni

La volontà del popolo non si verifica tramite sondaggi ma attraverso gli strumenti i tempi e le regole della democrazia del paese in cui si vive.

La democrazia rappresentativa non garantisce bellezza e giustizia perché è e resta rappresentanza di un popolo con le sue bellezze e nefandezze e questo è sotto gli occhi di tutti. Lo strumento della delega permanente peraltro deresponsabilizza il popolo e non lo aiuta a crescere e a comprendere le istituzioni e quindi non garantisce qualità. Può avere come conseguenza, e in italia l’ha avuta, di progressivamente ridurre la qualità del popolo e quindi di conseguenza delle sue stesse rappresentanze in un loop infinito a decrescere. Questo non vuol dire che sia sbagliata, affatto, ma è molto molto limitata come forma di democrazia tenuta allo stato puro. Il rinnovo ogni 5 anni non garantisce né la qualità degli eletti, né il fatto che sia punito chi non ha lavorato bene, anzi di solito il popolo finisce per non capire quello che è stato fatto e chi ha governato perde punto e basta.

Vorrei che i detrattori degli strumenti di democrazia diretta fossero quindi consapevoli che

  1. la democrazia nasce diretta e deve puntare a dare il più possibile il potere al popolo;
  2. una democrazia rappresentativa senza strumenti di diretta, è pericolosa ed è la forma più prona alla deriva autoritaria, alla degenerazione della qualità della politica che non deve mai dimostrare nulla, tanto dopo 5 anni nessuno si ricorda più perché era imbufalito e contro chi e, alla fine, le nuove promesse imbambolano;
  3. gli strumenti di democrazia diretta NON sono le votazioni del grande fratello, non sono sciocchezze buttate li ma strumenti costituzionali che prevedono capacità e consapevolezza da parte di chi li usa (nel bene o nel male);
  4. la delega permanente instupidisce il popolo e poi non ci si può lamentare se dopo decenni di politica decadente ancora oggi un Paese rischia di non saper esprimere una rappresentanza decente

Ovviamente nemmeno gli strumenti di democrazia diretta che stemperano la democrazia rappresentativa mettono a riparo da errori e leggerezze da parte del popolo, ma questo è almeno parte dell’equilibrato gioco della democrazia.

La costituzione italiana deve essere migliorata, come lo sono state tutte le altre dei nostri pari, in senso liberale e devono essere introdotti elementi di democrazia diretta.

Altrimenti non cresceremo mai, saremo sempre una democrazia di basso livello.

Parlamenti e parlamentari

L’Italia è una democrazia parlamentare bicamerale, con una Camera dei Deputati (630 seggi) e un Senato (320 seggi) per un totale di 950 seggi.

Numeri

I grafici sono fatti da me (con foglio di lavoro Google)  in base ai dati ufficiali di 22 nazioni del mondo (larga parte europee) che a vario titolo possono essere nel bene o nel male un riferimento. I valori numerici sono riportati in Figura 4.

Dalla Figura 1 si vede che l’Italia è il terzo paese per numero assoluto di parlamentari dopo Cina e Inghilterra. Fra i numeri più bassi ci sono le democrazie del nord-europa.

Ma non è il numero assoluto di parlamentari che conta più di tutto. Quello è solo un indice di dove ci troviamo rispetto a tanti pesi più o meno liberarli o autoritari.

Il parametro che interessa di più è il numero di parlamentari per cittadino (pro capite) o, che esprime lo stesso concetto, il numero di abitanti per parlamentare. Figura 2 riporta, sempre ordinato per valore crescente, il numero di abitanti per ogni parlamentare, indicazione di quanti abitanti ogni parlamentare è in media chiamato a rappresentare. In india, che ha meno parlamentari dell’Italia, uno di essi è chiamato a rappresentarne oltre 1,5 milioni (!) mentre la Svezia poco meno di 30 mila. Figura 3 invece riporta l’indice pro-capite che per scelta ho normalizzato rispetto al valore più alto ordinando poi le nazioni per questo indice crescente. Per semplificare, qui la Svezia, per le stesse ragioni di Figura 2 (tanti parlamentari rispetto alla popolazione) ha il più alto numero di parlamentari pro capite mentre l’India (che di parlamentari ne ha in assoluto meno dell’Italia ma ha una popolazione di oltre 1mld di abitanti) ha l’indice più basso. Queste due figure dicono la stessa cosa e vedono l’Italia più o meno nel mezzo fra Belgio e Francia.

Deduzioni

Confrontando questi grafici e i numeri assoluti di parlamentari e popolazione e anche la qualità dello stato di riferimento (servizi sociali, tasse, libertà ecc) si deducono alcune cose semplici:

  • l’Italia non è una democrazia funzionale, equa fiscalmente e socialmente, nonostante lo stato sociale e tante altre belle cose; non ha espresso fin qui una classe politica efficiente e di qualità e men che meno si è difesa da derive autoritarie se non in extremis; eppure ha il più alto numero di parlamentari e un numero procapite medio (o numero di abitanti per parlamentare, che è lo stesso), né basso né alto;
  • a fronte del punto 1 l’Italia ha un numero di parlamentari pro-capite più vicino a quello di paesi piccoli, con una popolazione limitata dove il numero di parlamentari non può, per funzionalità dello stato, scendere troppo … nazioni molto funzionali in genere;
  • se si osservano le nazioni in che hanno più alto e più basso numero di parlamentari pro-capite si nota che non sembra esserci alcun legame con le libertà personali, il livello di democrazia e l’efficienza dello stato;

Se ne deduce che il numero di parlamentari non è sintomo di democrazia e men che meno di libertà ed efficienza.

Entro certi limiti minimi si può ridurre il numero di parlamentari senza incidere sulla democrazia in nessun modo.

Quello che fa la differenza è solo la legge elettorale insieme alla qualità dei politici eletti.

Schermata 2019-08-28 alle 10.51.45

Figura 1: Numero totale assoluto di parlamentari per nazione ordinati in numero crescente.

Schermata 2019-08-28 alle 11.28.26

Figura 2: Nazioni ordinare per numero crescente di abitanti che ogni parlamentare è chiamato a rappresentare. Più è alto il numero minore è il numero di parlamentari rispetto alla popolazione.

Schermata 2019-08-28 alle 10.44.55

Figura 3: Nazioni ordinate per densità relativa crescente di parlamentari per abitante; in sostanza il numero di parlamentari per abitante prendendo a riferimento il valore della nazione che ha il più alto numero di parlamentari per abitante e mettendolo uguale a 1. Il valore assoluto non ha significato, solo l’ordine e le altezze delle colonne le une rispetto alle altre.

Schermata 2019-08-28 alle 11.43.23

Figura 4: Dati su cui sono basati i grafici, qui ordinati in base ai valori crescenti della colonna in violetto.

 

La Grande Opera

Questo post è diretto alla compagine del Movimento 5 Stelle attualmente al governo e in parlamento.

Cambiare questo Paese è equiparabile a una grandissima opera che richiede certamente onestà alla base di tutto (sarà lapalissiano, ma non lo è per la politica Italiana) e, soprattutto, piani strategici a lungo termine in grandi settori di interesse nazionale: industria, ambiente, ricerca. Questa è l’unica emergenza.

Ottenuta la maggioranza relativa alle elezioni del 4 Marzo, a parte la mia personale soddisfazione, non si poteva governare con nessuna delle minoranze relative, perché TUTTI erano avanzi di prima repubblica nel migliore dei casi. Alcuni partiti, come Forza Italia e Lega, con un fetore che oscillava fra il cialtrone piduista e l’eversivo ignorante, rispettivamente. Gli altri, il PD essenzialmente, che oscillavano da soli fra la sindrome da inseguimento della destra e l’inaffidabilità emotiva interiore mista a egocentrismo estremo (di cui le prove sono adesso definitive).

Una grande opera si valuta con un bilancio costi/benefici che non deve essere superiore a 1.0.

Governare finalmente: può essere bello ma deve dare, al Paese, più benefici che costi, siano essi economici o sociali.

Governare col PD sarebbe stato impossibile, governare con FI sarebbe stato impossibile e immorale. Governare con la Lega sarebbe stato, al pari di FI, immorale e soprattutto (se non si è degli sprovveduti) con costi maggiori dei benefici sociali ma anche economici e d’immagine.

Avete fatto un errore di valutazione, presi dalla foga di governare, forse imbrogliati dall’idea malsana che Salvini fosse un uomo di parola. Ma un Leghista, caro Beppe che sta cazzata l’hai sparata e forse hai convinto Di Maio & co., è di parola solo finché gli conviene. Vedi i fucili, i padanismi, gli insulti ‘razzisti’ ai meridionali, i ‘Roma ladrona’ seguiti però da ruberie varie (vedi 49Mln) e banca-filia. Il leghista è opportunista, lo è anche con l’odiato immigrato che comunque gli serve se non come schiavo come capro espiatorio raccatta-voti, figurati con gli alleati di Governo e con i suoi stessi elettori. E’ un genere di persona, il politico leghista, che ti farebbe bere l’olio di ricino spacciandolo per aranciata (vedi Salvini e l’ultrà per dirne una sola) ridendo e twittando. Non potete non averlo capito a questo punto se non prima.

Io onestamente lo sapevo e per questo ho votato contro questo ‘contratto’ e contro quindi questo ticket di governo pur avendo votato M5S (una migrazione lenta ma convinta e costante, con accresciuta partecipazione, dal lontano 2005, dai V-Day al portale alle ultime due elezioni Nazionali e diverse locali ed Europee).

Vi ho dato il beneficio del dubbio, e apprezzo certamente alcune cose fatte (cerco sempre il positivo) perfino il tentativo di forzare il deficit/pil uscendo dalla sudditanza tutta Italica, apprezzo molti di voi, soprattutto quelli che stanno dimostrando di aver capito la brutta china che avete intrapreso a dorso di mulo-salvini ma …

  • non siete stati in grado di tenere a bada sto ducetto da quattro soldi anzi lo avete lasciato fare o inseguito su un terreno insopportabile quanto inutile per il Paese
  • fate finta di nulla anche sulle sue frequentazioni, le abitudini ruberecce da prima repubblica del suo partito, le esternazioni razziste e le parole inaudite sulla vicinanza Polizia-Lega (inquietante) e sul comportamento dei suoi ‘buttafuori’ che manco le guardie di Berlusconi
  • lo avete lasciato sconfinare grevemente in ambiti non suoi permettendogli di inasprire il clima sociale in un paese che del vigliacco-fascismo e del qualunquismo strisciante non si è mai liberato (anche a causa della sinistra)
  • avete abusato della fiducia parlamentare che avete duramente (e giustamente attaccato in passato) e a che pro? Per fa passare quella monnezza di DL sicurezza che serve solo a far bello Salvini manco a rendere sicuri quegli insicuri cronici dei suoi elettori … e ANZI … prepara il terreno per impedire a gente pacifica ma dissenziente di dissentire mentre sull’immigrazione ne peggiora la gestione
  • sulla manovra (e tutte le future se ci saranno) che è il vostro VERO UNICO cavallo di battaglia, perché a Salvini non frega nulla della crescita del Paese ma solo dei soldi per le minchiate Leghiste, state facendo ridere: sparate il 2.4 e vabbè ma a fronte di questa boutade?
    • norme simpatiche (tipo eco-tassa, subito ridimensionata da Salvini, e bonus per le macchine elettriche) ma minimali che non valgono la puzza di Lega che tocca sopportare
    • non avete un serio piano di investimenti per la crescita a lungo termine (10 anni almeno!!!) con piani strategici ben strutturati (non generiche affermazioni) nei settori di cui sopra (a meno che non mi sia perso qualcosa)
    • mettete in priorità il reddito di cittadinanza, che per carità è importantissimo e lungimirante e tutt’altro che assistenzialista, ma VIENE DOPO la crescita e il lavoro (cioè DOPO i piani a lungo termine di cui sopra, SOPRATTUTTO se alzi la soglia di deficit/pil)
    • Tria all’Europa risponde che sblocchiamo la burocrazia, semplifichiamo e tutti correranno qui coi soldi … e questo è tutto? Va bene, dico, ma questo è tutto?!
    • il DL anticorruzione, bello mi piace, ma non darà crescita il prossimo anno tanto da forzare il 2.4 che mo’ scende ridicolmente al 2.2 e poi vedrete dovrete scendere al 2.0 e forse chissà pure sotto e quindi ciao reddito
    • belli i soldi in Ricerca ma sono davvero spicci, di cui sentitamente vi ringrazio ci mancherebbe dopo anni di tagli e sofferenze, ma investire in ricerca prevede un piano e svariati miliardi PRIMA del reddito di cittadinanza perché se i ragazzi Laureati se ne escono e invece che trovare un ca** di call center o il centro per l’impiego trovano miliardi in ricerca vanno a guadagnarsi magari 1500/2000€ formandosi e lavorando per il Paese, vanno all’estero si pure ma poi però ritornano perché sanno che avete un piani di investimenti a lungo termine
  • permettete alla Lega di prendervi e prenderci in giro, citando il contratto solo quando gli fa comodo, gli permettete di propagandare valori divisivi e arretrati a scapito della sicurezza generale, della convivenza civile … non bastavano FI e il PD, non bastava l’acqua che quegli scellerati hanno già portato agli ignoranti alimentando il tema sicurezza quando poi la criminalità (mafia a parte) è in discesa mentre l’odio e la rabbia a fondo perduto sono in salita, non bastavano le mille e mille divisioni della sinistra (sedicente vera) o quella ridicolaggine di Fratelli d’Italia
  • fate finta di nulla quando il vostro alleato di governo va in giro manco fosse il capo di questa m*** coi suoi buttafuori a zittire la gente che protesta.
  • mi fate digerire questa assurdità di un Primo Ministro (Conte) che NON va nemmeno a un incontro ONU su un tema TANTO CARO al ministro dell’interno perché … deve decidere il parlamento? Eh no, sulla democrazia non mi pigliate in giro!!! Favori elettorali alla Lega alla faccia della democrazia diretta no eh?! Il governo VA agli incontri internazionali e SOTTOSCRIVE quello in cui crede o si assume la responsabilità di NON sottoscrivere quello in cui non crede … al Parlamento SEMMAI demanderà i dettagli di quello che l’Italia crede di volere o non volere da quella dichiarazione di intenti o accordo, se lo sottoscrive. Cosa hanno dovuto sentire le mie orecchie di democratico diretto … ah!

Avevo visto giusto: con la Lega non si può governare e avevo visto giusto quando ho preferito altri candidati/e a Luigi Di Maio alle votazioni interne, non perché creda nella persona sola al comando, anzi voto M5S perché NON credo in questa cosa (a differenza della sinistra che invece ormai ci campa) ma perché sono certo che senza Di Maio non avremmo avuto il governo giallo-verde anzi avremmo tenuto fede al “con nessuno che so’ tutti brutti”, saremmo andati a nuove elezioni e il M5S avrebbe governato da solo come è giusto che sia.

Sono paziente io, certo, vedo il positivo il più possibile, certo, penso che oltre il M5S, con il panorama politico attuale (e futuro per quel che vedo ovunque) non ci sia altra speranza, e penso che la democrazia diretta permetta al popolo di crescere che se non lo fa mai non ci sarà mai una politica decente. Non sopporto quelli che hanno accettato o taciuto sulle medesime cose fatte da PD e altri (che sono costate vite umane e convivenza civile pure quelle) … continuerò a seguire Rousseau per le consultazioni interne ma, detto questo, non vi voterò più alle elezioni politiche finché sarete al governo con la Lega  (prossimo non voto le Europee). 

Fate voi.

 

PS: non sottovalutate l’effetto che può avere la combinazione fra le tante frustrazioni personali in un mondo perennemente connesso dove le istituzioni di riferimento propagandano divisione (noi vs loro) fornendo capri espiatori (altro che razzismo o altro … solo capri espiatori ed egoismo sfrenato) facilmente identificabili. Voi siete meglio di così ma il silenzio e la coesistenza con questi atteggiamenti è comunque colpevole.

Non può essere più una questione di geometria

La sinistra politica continua a non capire nulla né del passato né del presente. Non solo D’Alema

Del futuro non si occupa più da almeno un ventennio, forse di più.

Nel 1999 e poi nel 2001, fino alla fine dei Forum Sociali da Porto Alegre a Genova passando per Davos e Firenze per citare solo gli appuntamenti che ricordo e/o quelli a cui ero presente, il movimento no-global ha capito tutto. Nel dettaglio. Il movimento aveva capito tutto di Ambiente, Futuro, Tecnologie, Economia, Sostenibilità. Non per nulla il motto era “Un altro mondo è possibile”. Quello che ci stavano apparecchiando era una schifezza, discriminatoria, classista, precarizzante, basata sulla guerra e su una forbice enorme fra ricchi e poveri e lo sfruttamento dell’ambiente oltre il limite. Grandi capitali concentrati, finanza senza etica, la pretesa che il costo dei prodotti dovesse scendere grazie allo sfruttamento di una forza lavoro gestita usa e getta per il solo fine di produrre capitale.

Quando la società civile ha reagito, il regime transnazionale lo ha fatto in modo più forte sfruttando i governi compiacenti e prezzolati. Non è stata la morte di Carlo Giuliani a esserne la cifra ma la Diaz. Bolzaneto.

La sinistra in Italia a quel tempo era già post PCI e i democratici erano quelli che pochi mesi prima a Piazza del Plebiscito avevano avviato la stagione della repressione passando un testimone, una pistola carica, a Berlusconi e alla sua destra. Certo a Genova c’era Rifondazione Comunista. E i comunisti Italiani? “Il governo di centrosinistra aveva creato i GOM (i corpi speciali della polizia penitenziaria), protagonisti di sevizie e abusi di potere nei giorni del G8 genovese. Il ministro della giustizia era Oliviero Diliberto.

La sinistra a Genova è arrivata già divisa. Sparpagliata sparita. Una sinistra, quella degli attuali PD, non ha solo abbandonato ogni istanza giusta sociale di rinnovamento in un momento chiave per il mondo e per il Paese, ma ha posto le basi per la sua distruzione. Ha scelto il neoliberismo, la finanza, l’iniquità sociale. Ha organizzato il G8 di Genova e la pistola puntata sul movimento. Non a caso non si è mai opposta a Berlusconi e al Berlusconismo e successivamente lo ha sposato, parzialmente assorbito. Schiava della più assistenzialista (per i cazzi suoi) e piagnona Confindustria del mondo.

L’altra sinistra ha fatto l’unica cosa che chi non ha una visione che vada al di la di interessi di partito e ideologie immutabili nonostante sia mutata la società, sa fare: scindersi e scindersi in una infinita meiosi che ha ridotto e sempre più ridotto ogni residuo cromosoma. La colpevolezza grave di quel comportamento è legata al fatto che di fronte a un disastro annunciato di proporzioni globali, nonostante l’esistenza di un movimento imponente e scientificamente solido che stava facendo tutto da solo, non sono stati capaci di trovare gli elementi comuni, a prescindere dalle geometrie parlamentari, per mettere da parte le piccole differenze per fare fronte comune e dare supporto alla società civile. La società ha chiamato e nessuno ha risposto se non i manganelli e il silenzio. Inutile la formale presenza e il vago supporto politico dato da Rifondazione ai manifestanti.

Dopo il PCI, Rifondazione Comunista; ma poi la meiosi ha portato Comunisti Italiani e poi si è aggiunta SEL come sommatoria dei Comunisti coi Verdi. Geometrie, ma nessuno ha raccolto la chiamata per un altro mondo possibile. E oggi è tardi. Ci hanno abbandonati, intenti a litigare come forsennati per interessi di partito e frattaglie di voti.

La politica è mediazione dicono in tanti, e questa gente non ha saputo mediare manco con se stessa.

Io sono rimasto lo stesso, sebbene mi sia evoluto, studiando, crescendo, consolidando o modificando, se il caso, opinioni. Ma essenzialmente le grandi linee del mio personale, diciamo così, programma politico sono sempre le stesse che condividevo con mezzo mondo allora e che pensavo di condividere con la sinistra italiana. La sinistra nel frattempo invece mi si è spostata inesorabilmente sotto, verso destra o verso il nulla.

Mi si dice che i nuovi movimenti, namely il Movimento 5 Stelle, non ha una identità. Ma prima di chiedere una identità agli altri è bene che ce la diamo noi.

Dunque è tempo di capire che cosa vuol dire sinistra.

Le parole “sinistra” e “destra” sanno di geometria spaziale, parlamentare. Forse un tempo rappresentavano un set di idee ben consolidate, pure forse un po’ semplici e quindi potenti.

Idee che venivano da lontano e che non si erano mai confrontate con il cambiamento, né quello naturale della società né quello indotto per esempio dal liberismo imperante.

Ma oggi questi termini non hanno più senso alcuno. Questo credo che sia il centro della frase “né di destra né di sinistra” tanto cara ai 5stelle. E lungi da essere qualunquismo, è del tutto vera. Non vuol dire che tutti sono uguali ed è tutto un magna magna. Solo, quel set di idee non c’è più e i sostenitori di quelle ideologie non hanno fatto nulla né per tenerle in vita così come erano, né per ammodernarle. Chi lo ha fatto ha sposato il nemico.

Dunque penso che sia più sensato definire se stessi, al fine di trovare i propri simili e riprendere l’eredità di uno dei più importanti movimenti globali, in base a definizioni di massima che semplificano l’associazione e minimizzano i residui, da bravo tomografo.

Cosa sono io? Non una geometria decrepita per favore.

Credo che la forma di governo a cui non posso rinunciare sia una democrazia liberale? Si ok, sono un liberale.

Penso che si debba sempre lottare per mantenere, conservare, temendo il cambiamento, volendomi circondare di miei simili e chiudendo le porte ai fenomeni nuovi? No. Ok allora sono un progressista.

Credo che l’economia debba essere liberista e privilegiare capitali e merci o che sia possibile cambiare modello economico senza traumatizzare il mondo ma puntando su una economia equa e solidale, potenziare il microcredito piuttosto che la finanza e i suoi eccessi, avere un welfare? Ok allora ci siamo.

Si possono aggiungere poi dettagli personali come le opinioni sui confini nazionali se abbiano mai avuto un senso o no ma per il momento i problemi sono di ordine superiore e … una cosa alla volta, mettendo da parte querelle millenarie.

Già questo basta per trovare dei simili che non stiano li a cavillare sulle sottigliezze che a quelle ci si pensa dopo aver vinto la battaglia principale di un mondo basato su diritti inalienabili ed economia solidale.

Ci possono essere momenti difficili, controversi, limiti da non superare mai che ci si devono dare per carità, ma su argomenti così macro non è poi difficile.

Manca solo una cosa. Quello che i partiti in Italia non fanno mai perché non glie ne frega una mazza: un programma per il Paese a 20 anni basato su questi principi comuni, in settori chiave. Ricerca, Sviluppo industriale, Energia, Ambiente, Diritti Umani. Da questi macro argomenti deriva anche il lavoro.

A me non pareva ci volesse poi così tanto.