L’argomento di questo post è il taglio del numero di parlamentari.
C’è uno spiegone riassuntivo per chi si fida molto e poi i fatti a supporto. Potete saltare lo spiegone e leggere i fatti oppure (ma non lo preferisco) l’inverso.
- lo spiegone
- i fatti:
- i costituenti e il coefficiente aureo
- infallibilità dei costituenti
- federalismo incompreso
Lo spiegone
- il numero attuale di parlamentari, difeso dai sostenitori del NO, non è stato deciso dai padri costituenti ma dal IV Governo Fanfani nel 1963;
- i padri costituenti non decisero un numero fisso di parlamentari ma stabilirono invece un rapporto “1 deputato ogni quanti abitanti” di 1:80.000 per la Camera e di 1:200.000 per il Senato. Il rapporto, non il numero assoluto, è un reale principio di rappresentanza parlamentare, a prescindere dall’efficienza del parlamento;
- c’è un limite nel numero di parlamentari sotto al quale un paese non può scendere, altrimenti non funziona lo stato (le commissioni in primis); d’altronde il numero di abitanti per parlamentare deve per forza crescere (e la rappresentanza scendere) al crescere del numero di cittadini/elettori, altrimenti il parlamento raggiungerebbe dimensioni insostenibili (Figura 1);
- i padri costituenti non erano investiti della univoca saggezza suprema (loro ne erano perfettamente coscienti mi pare, noi meno) ma anzi avevano idee molto diverse su questo argomento e la discussione durò mesi, esprimendo idee che oggi sarebbero considerate un attentato alla costituzione in termini di rappresentanza democratica;
- i sostenitori del NO contestano l’uso dei numeri del Congresso USA e del parlamento della Germania da parte dei sostenitori del SI al taglio. Ma l’argomentazione dei sostenitori del NO non è corretta. La rappresentanza non è un concetto assoluto perché dipende dalle competenze specifiche dell’organo elettivo. La Germania, quanto a ripartizione delle competenze è paragonabile (anche se non identica) all’Italia e alle sue regioni e quindi è un corretto termine di paragone. Gli USA invece sono una vera federazione di stati (non di regioni) e i parlamenti dei singoli stati hanno competenze esclusive importanti quindi i loro parlamenti contano come rappresentanza democratica MA da soli e NON sommati ai parlamentari del Congresso perché quello che compete a loro (come la pena di morte) è rappresentato solo dal loro parlamento e non dal Congresso degli Stati Uniti. Mettendo a confronto i singoli stati USA con il resto del mondo si capisce che le regole di base della rappresentanza sono le stesse di tutti e che l’Italia post taglio sta abbastanza bene quanto a rappresentanza democratica, più della California e meno del Michigan, più di Germania e USA e meno della Svezia. Inoltre se confrontiamo l’Italia con uno stato americano dobbiamo scegliere quello con un numero confrontabile di cittadini o meglio di aventi diritto al voto, per esempio la California.
- Una delle ragioni del SI, il risparmio, è forse risibile per alcuni sebbene sia un risparmio che finanzierebbe in modo permanente due enti di ricerca, ma quelle del NO, per quanto legittime, sono a mio avviso motivate con luoghi comuni e non sono supportate da dati e storia.
Tutti, a mio avviso, sostenitori del SI e sostenitori del NO, dovrebbero unirsi piuttosto in una strenua battaglia per cestinare l’attuale legge elettorale che, come nel resto del mondo e nella storia, è IL VERO UNICO ago della bilancia della rappresentanza democratica. Qualunque sia il numero di parlamentari (anche gli attuali 945) siamo a rischio di dittatura (estremizzando) o (più verosimilmente) finto-democrazia eletta, a causa della legge elettorale, dei premi di maggioranza, del senato regionale, come insegna la vicenda del Fascismo e della legge Acerbo.
Si può essere favorevoli o contrari al taglio dei parlamentari e a mio avviso le due posizioni potrebbero essere entrambe lecite per una serie di ragioni. Ma le modalità per sostenere la propria tesi non sono tutte lecite. Quello che trovo fastidioso è la modalità “attentato alla democrazia” che sta portando i sostenitori del “NO” a usare, a mio avviso, alcuni argomenti a sproposito.
Fine dello ‘spiegone‘. Sotto ci sono i fatti alla base dello spiegone.
Punto primo: i Padri Costituenti e il coefficiente aureo.
Una delle cose che i sostenitori del “NO” al taglio ripetono spesso è che il numero di parlamentari sia stato deciso dai padri costituenti. Il che sottintende che chi oggi sostiene il taglio stia andando contro principi democratici assoluti. Come se 630+315 fosse il numero aureo da loro stabilito nel pieno rispetto del principio di rappresentanza democratica.
Ho letto un interessante articolo pubblicato da Left intitolato “Ecco come l’Assemblea costituente stabilì quale doveva essere il numero dei parlamentari“.
Prima cosa essenziale da capire è che i costituenti, nel dibattito iniziato il 4 settembre 1946 dove cercavano la quadra per la Costituzione, espressero molte idee diversissime tra loro, alcune delle quali sarebbero considerate attentati alla democrazia dagli odierni sostenitori del NO. Solo alla fine arrivarono a decidere NON un numero fisso di parlamentari MA (e cito direttamente dal dibattito riportato nell’articolo):
- Art. 56. La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila. Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età.
- Art. 57. Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale. A ciascuna Regione è attribuito un senatore per duecentomila abitanti o per frazione superiore a centomila. Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sei. La Valle d’Aosta ha un solo senatore.
Cioè, parlando di rappresentanza, stabilirono il numero di cittadini rappresentabile da ogni deputato. Come è logico che sia se parliamo del principio di rappresentanza. Eh, però …
… fu solo sotto la terza legislatura (il IV Governo Fanfani), presidente della Repubblica Antonio Segni, che fu scritto in costituzione, tramite la Riforma Costituzionale del 1963 un numero fisso di parlamentari in luogo del numero di cittadini per ogni parlamentare.
Simuliamo cosa sarebbe successo secondo il VERO principio dei costituenti, cioè quale sarebbe stato il numero dei parlamentari, nel 1947 (firma della costituzione), nel 1963 (quando invece fu fissato il numero) e oggi (o meglio nel 2018) ai tempi del taglio dei parlamentari:
Anno | Abitanti | Camera | Senato | Totale |
1947 | 45910000 | 574 | 230 | 803 |
1963 | 51060000 | 638 | 255 | 894 |
2018 | 60483973 | 756 | 302 | 1058 |
Quindi, ristabilito il principio che i padri costituenti non furono Fanfani Presidente del Consiglio e Segni Presidente della Repubblica nel 1963, se qualcuno ha fatto un attentato alla democrazia sarebbero stati proprio loro.
Dunque, i sostenitori del NO dovrebbero, secondo quanto dicono, riflettere di più su cosa stiano difendendo: oggi infatti dovremmo avere 1058 parlamentari contro i 945 attuali … c’è, secondo il principio che dicono di difendere, un vulnus COSTITUZIONALE di rappresentatività da decenni. Difendere la riforma costituzionale di Fanfani, come sta di fatto accadendo, non ha senso.
Non ha però senso neppure pretendere di mantenere fisso il rapporto 1:80000 e 1:200000 quando la popolazione cresce troppo. Il perché è spiegato nella didascalia di Figura 1 in fondo al post e nel punto terzo.
Punto secondo: infallibilità dei padri costituenti.
Leggete il dibattito passaggio per passaggio, intervento per intervento per capire COSA animasse le singole istanze. C’era chi sosteneva che un numero congruo di deputati fosse un fisso 300 per svolgere le funzioni dell’assemblea (Conti Giovanni, relatore, repubblicano); c’era invece chi sosteneva che 1 deputato ogni 8omila per la camera fosse il numero giusto … per tradizione (Fuschini Giuseppe, democristiano); c’era chi invece ribatteva (sempre Conti, il relatore) “che gli oppositori alla restrizione del numero dei Deputati partono da un criterio non democratico, perché capovolgono la concezione del nuovo Stato che sarà organizzato con il criterio non tanto della rappresentanza al centro, quanto della rappresentanza alla periferia […] la risoluzione di molti problemi sarà affidata alle regioni”.
Conti peraltro aggiunge: “Il popolo italiano disgraziatamente ha una sola abitudine circa il Parlamento: parlarne male; e con la nuova Costituzione occorrerà elevare il prestigio del Parlamento, al che si giunge per una via soltanto: diminuire il numero dei componenti alla futura Camera.”
E poi c’è la dichiarazione di Einaudi il liberale “Einaudi Luigi, liberale, è d’accordo con l’onorevole Conti sulla opportunità di ridurre il numero dei membri, sia della prima Camera [che era di 500 pare, n.d.r.] che della seconda, anche per ragioni, che crede evidenti, di tecnica legislativa. Difatti, quanto più è grande il numero dei componenti un’Assemblea, tanto più essa diventa incapace ad attendere all’opera legislativa che le è demandata.“
E’ evidente che oggi si parla di Costituenti attribuendogli la sapienza divina senza considerare che cercavano invece una quadra in un sistema, quello democratico, che non si basa fondamentalmente SOLO sui numeri o sui coefficienti ma sull’onestà e l’efficienza senza le quali non esistono equità, libertà e giustizia nemmeno in democrazia.
I padri costituenti, dopo lungo dibattito, approdarono a un coefficiente (1:80000 e 1:200000) che era, NOTARE BENE, frutto NON di un principio sociale scientifico, ma bensì di un mediazione fra opinioni anche antitetiche. L’opinione vincente furono i rapporti “1 parlamentare ogni quanti abitanti” di cui sopra.
La conclusione è che chi oggi si oppone a una riduzione del numero di parlamentari sta in realtà difendendo una riforma del 1963 e non le scelte dei costituenti i quali comunque, liberali, democristiani, comunisti o socialisti, non Cinquestelle, sostenevano non solo il principio di rappresentanza democratica (avendo idee diversissime su quale numero o rapporto fosse congruo) ma anche quello di efficienza e di fiducia del popolo nelle istituzioni.
Punto terzo: il federalismo incompreso
I sostenitori del SI al taglio dei parlamentari portano come esempio di basso numero di parlamentari pro-capite in nazioni democratiche e/o efficienti la Germania e gli USA.
I sostenitori del NO si oppongono replicando che questi sono due stati federali dove il popolo ha una elevata rappresentanza perché ci sono i governi dei Länder (Germania) e degli Stati (USA).
C’è però probabilmente un errore di fondo nel considerare il federalismo genericamente come una sommatoria di rappresentanze. La rappresentanza in uno stato federale è relativa al singolo argomento, dipende cioè dalla ripartizione delle competenze e se queste siano esclusive o condivise.
A leggere la suddivisione delle competenze fra Länder e Governo Federale in Germania è evidente che per ogni singolo aspetto essenziale della vita di un cittadino tedesco domina la legislazione nazionale ed è lasciato alla “autonomia” dei Länder quello che resta purché non sia in conflitto con la legge nazionale. Ci sono, pare, diversi scontri di competenza che finiscono in tribunale ma di fatto è molto simile alla nostra ripartizione di competenze fra Stato e Regioni. Quindi è assolutamente legittimo dire che a rappresentare il cittadino tedesco sia il parlamento ed è corretto dire che la Germania ha un parlamento proporzionalmente meno numeroso dell’Italia. Non è direttamente collegato al numero di parlamentari, ma è innegabile che lo stato tedesco sia più efficiente in linea di massima. E se noi abbiamo una sanità e un sistema scientifico che stanno agendo e reagendo meglio al COVID-19 non lo si deve di certo al numero di parlamentari o alle regioni ma ai tecnici che più di una volta in passato si sono dovuti appellare a un parlamento numeroso ma sordo. Dunque la Germania è un esempio corretto ed ha un numero relativo di parlamentari inferiore rispetto all’Italia.
Invece gli USA sono effettivamente uno stato federale. Perché le competenze dei singoli stati su argomenti essenziali per il cittadino americano, che vanno dalle libertà personali, ai diritti civili (unioni fra individui, pena di morte, consumo di sostanze ecc), il lavoro, la polizia e tante tante altre cose sono appannaggio esclusivo del parlamento locale e non del Congresso e sono quindi normati dal parlamento locale anche in contrasto con altri stati dell’unione. Ogni stato ha una Camera Bassa (Rappresentanti) e una Camera Alta (Senato) e quelle sono rappresentanti democratiche esclusive per gli argomenti di loro competenza. I dati di Camera e Senato per tutti gli stati a guida Dem (l’ho scelti appositamente) e per due a guida Repubblicana sono riportati qui sotto in ordine crescente di rapporto (cioè secondo la teoria del “NO”, in ordine decrescente di rappresentanza democratica): il Montana sarebbe il più democratico e la California la meno democratica.
Stato | Abitanti per parlamentare | Camera | Senato | Totale | Abitanti |
USA/Montana | 7082 | 100 | 50 | 150 | 1062305 |
USA/Maine | 7151 | 151 | 35 | 186 | 1330089 |
USA/Rhode_Island | 9315 | 75 | 38 | 113 | 1052567 |
USA/Delaware | 15600 | 41 | 21 | 62 | 967171 |
USA/Mississippi | 17053 | 122 | 52 | 174 | 2967297 |
USA/Kansas | 17645 | 125 | 40 | 165 | 2911505 |
USA/New Mexico | 18709 | 70 | 42 | 112 | 2095428 |
USA/Connecticut | 19113 | 151 | 36 | 187 | 3574097 |
USA/Minnesota | 28257 | 134 | 67 | 201 | 5679718 |
USA/Louisiana | 32361 | 105 | 39 | 144 | 4659978 |
USA/Kentucky | 32374 | 100 | 38 | 138 | 4467673 |
USA/Alabama | 34707 | 105 | 35 | 140 | 4858979 |
USA/New York | 40482 | 150 | 63 | 213 | 8622698 |
USA/Winsconsin | 43618 | 99 | 33 | 132 | 5757564 |
USA/Oregon | 46563 | 60 | 30 | 90 | 4190713 |
USA/Nevada | 48165 | 42 | 21 | 63 | 3034392 |
USA/Pensylvania | 50449 | 203 | 50 | 253 | 12763536 |
USA/Washington | 51263 | 98 | 49 | 147 | 7535591 |
USA/Carolina del Nord | 56091 | 120 | 50 | 170 | 9535483 |
USA/Colorado | 56956 | 65 | 35 | 100 | 5695564 |
USA/Virginia | 59473 | 100 | 40 | 140 | 8326289 |
USA/Michigan | 66959 | 110 | 38 | 148 | 9909877 |
USA/Illinois | 72772 | 118 | 59 | 177 | 12880580 |
USA/New Jersey | 74238 | 80 | 40 | 120 | 8908520 |
USA/California | 329642 | 80 | 40 | 120 | 39557045 |
Quindi un cittadino americano della California o del Montana è rappresentato dal suo parlamento californiano o del Montana per quanto riguarda per esempio la legalizzazione della marjuana, le unioni civili, il lavoro (non so in che misura) ecc e dal Congresso degli Stati Uniti per la guerra, l’economia, norme su evasione fiscale, per la difesa dei confini e altre cose. Dunque se si deve fare un confronto fra Italia e USA non si può fare con il solo Congresso certo, ma nemmeno con la somma dei tanti parlamenti: sarebbe una cosa sciocca. Ogni singolo stato degli Stati Uniti entra in modo indipendente con il suo parlamento nel grafico e si confronta con gli altri stati del mondo perché ha un parlamento e una autonomia su molti temi pari a quella di stati come l’Italia, la Francia, la Germania. E il grafico che ne risulta è quello qui sotto. E’ evidente, secondo la logica dei sostenitori del NO che la California sarebbe uno stato a bassissima rappresentanza democratica così come il Congresso USA, mentre il Montana è a livelli della Svezia.
L’Italia prima del taglio è ai livelli di Virginia, Colorado, Michigan e Francia e dopo il taglio a livelli molto più alti di quello della California e degli USA collocandosi in posizione quasi paritaria fra Germania e Canada.
Quindi tenendo conto della natura del federalismo, l’Italia dopo il taglio dei parlamentari sembrerebbe sempre all’interno della ragionevole rappresentanza democratica. Ma più che altro è evidente che entro certi limiti questa rappresentanza democratica non influenza il funzionamento corretto dello stato né il suo livello di democrazia e liberalismo.
Figura 1: Nazioni del Mondo e Stati USA (preceduti da “USA/”) ordinati per numero crescente di abitanti rappresentati da un singolo parlamentare. Secondo la teoria del NO al taglio, verso sinistra le Nazioni o gli Stati considerati a maggiore rappresentanza democratica (e lontani da rischio “pieni poteri”) e a destra le nazioni o gli stati a minore rappresentanza democratica. In rosso la posizione dell’Italia prima del taglio e dopo il taglio.
Il grafico fa sorgere anche un dubbio: gli Stati USA sono quasi tutti a sinistra della attuale situazione Italiana, cioè hanno una rappresentanza numerica più alta anche di Spagna, Francia, Belgio, Svezia, Italia, Germania ecc.
Anche questo è un fatto in larga parte apparente: gli stati USA in tabella variano da un minimo di circa 1:7.000 (Montana) a un massimo di 1:330.000 (California) parlamentare ogni tot abitanti. Si potrebbe dire quindi, più che altro, che c’è una enorme disparità di rappresentanza democratica in USA fra i vari stati. Ma non è proprio così. C’è un perché che di nuovo nulla ha a che fare con la democrazia. Una regola che vale in USA e nel mondo (salvo storture): il rapporto fra numero di parlamentari e numero di cittadini non può essere costante (in questo topparono anche i costituenti).
Pretendere la rappresentanza democratica costante (rapporto) è in opposizione all’efficienza di un parlamento, sia verso l’alto che verso il basso. Sotto un certo numero di parlamentari infatti, per come funziona la democrazia parlamentare in media nel mondo, le funzioni sono compromesse, quindi più basso è il numero di cittadini più alto è il numero di parlamentari pro capite. Mantenendo il rapporto costante, all’aumentare della popolazione aumenta a dismisura il numero di parlamentari senza un vero perché, come dimostrato sopra.
In conclusione, sostenere il NO con un argomento come “attentato alla democrazia e alla Costituzione” è privo di senso.
Per il resto ogni opinione è legittima purché non basata su argomenti pretestuosi.