Dēmokratía

In questo Paese la parola “democrazia” è usata fino all’ossessione. Nei talk show politici ma anche nei dibattiti privati o social è onnipresente. Solo che è usata spesso a sproposito e in sostituzione di altri concetti come “equità”, “tolleranza”, “educazione”, “libertà”. Ma democrazia non è sinonimo di nessuna di queste cose.

Prendendo a riferimento gli ultimi circa 25 anni si può dire che abbiamo avuto modo di ascoltare comodamente da casa numerosi interventi di costituzionalisti, scrittori esperti in materia, storici e quant’altro. Queste persone ci hanno spiegato più che bene il concetto di democrazia. E poi ormai c’è il web (quello certificato) per approfondire. Anche un non esperto dunque potrebbe ormai aver acquisito elementi sufficienti a farsi un’idea sull’argomento in questione. Chiunque oggi in Italia, con il tanto parlare che si è fatto di democrazia, potrebbe quindi esprimere un’opinione, magari non condivisibile, ma almeno fondata.

A mio avviso non esiste un alibi per l’ignoranza almeno sui fondamentali della democrazia.

Purtroppo però il dibattito (in particolare quello televisivo) è stato diretto, anzi dominato, e quindi influenzato da una classe politica che sembra non aver avuto alcun interesse a far crescere la cultura dell’elettore potenziale. Ha avuto più che altro interesse personale a buttarla in caciara, come si suol dire (a Roma), con l’unico scopo di ottenere consensi orientando il pubblico in base agli istinti.

Questo è forse l’unico alibi che il popolo italiano può darsi oggi per continuare a non capire o ignorare il concetto di democrazia e i mille aggettivi che le si possono affiancare per definirla.

Ogni volta che riparte il dibattito, quindi, si tende a guardare il dito e non la Luna.

Per esempio: in occasione di uno o più provvedimenti “liberticidi” prodotti dal parlamento Italiano (eletto) o imposti in forma di decreto dal governo Italiano (nominato) e poi confermati entro 60 giorni dal suddetto parlamento, la prima cosa che si sente dire è “non è un provvedimento democratico”. Si finisce a usare il significato esteso, colloquiale e sbagliato, di democrazia che sostituisce a seconda dei casi uno dei termini di cui sopra.

E ci si stupisce che ancora oggi il “popolo” insista a parlare di “governo non eletto dal popolo” come fosse una stranezza, una cosa non democratica insomma.

Regna la confusione.

Partendo quindi dalle definizioni generali più semplici, ne prendo tre, un’enciclopedia famosa e un dizionario di lingua Italiana e poi l’immancabile Wikipedia.

democrazìa s. f. [dal gr. δημοκρατία, comp. di δμος «popolo» e -κρατία «-crazia»]. – 1. a.Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi […] [Treccani]
democrazia [de-mo-cra-zì-a] s.f. (pl. -zìe)
1 Forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo, il quale la esercita per mezzo di rappresentanti liberamente eletti, con libera opposizione delle minoranze e nell’ambito della legge
‖ Democrazia costituzionale, in cui il confronto politico viene regolato da una costituzione
‖ Democrazia diretta, in cui il potere viene esercitato direttamente dal popolo
‖ Democrazia parlamentare, indiretta, rappresentativa, in cui il potere del popolo viene esercitato attraverso rappresentanti riuniti in assemblee […] [Il Grande Dizionario Italiano]
La democrazia (dal greco antico: δῆμος, démos, «popolo» e κράτος, krátos, «potere») etimologicamente significa “governo del popolo”, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato con l’insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione. Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un’unica concreta traduzione, ma può trovare e ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni e applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. […] [Wikipedia]

Primo fondamentale: la democrazia è una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo. La volontà del popolo, direttamente o indirettamente, deve essere rispettata.

Secondo fondamentale: la democrazia NON ha una sola forma possibile. Quale sia la migliore forma o sfumatura è argomento di discussione.

Ora: si può pensare quello che si vuole della democrazia, persino che non sia la migliore forma di governo possibile, ma SE si decide di essere sostenitori della democrazia È ESSENZIALE accettare una cosa semplice: il popolo è quello che è nel momento in cui gli si chiede di esprimersi e se ne definisce la volontà. Non è necessariamente buono, o cattivo, o umano, o disumano, mentalmente aperto, mentalmente chiuso. Il popolo, la sua cultura media, la sua apertura mentale o la sua chiusura, sono frutto di un percorso, di una evoluzione continua, di una crescita e anche del rapporto con le istituzioni che lo governano.

Se vuoi fregiarti di essere un fervente sostenitore della democrazia NON puoi avere paura del popolo o pretendere che esso sia come lo vuoi tu. Puoi lavorare, a prescindere dalle elezioni e dai governi, perché cresca, perché diventi consapevole e responsabile delle sue azioni, perché sia tollerante, aperto e puoi diffondere cultura, principi di convivenza civile e mutuo soccorso. Puoi fare un sacco di cose in sostanza, ma se vuoi democrazia devi sapere che rischio corri e accettarlo. Altrimenti hai già perso, cambia forma di governo.

Se prosegui oltre si deve assumere che tu sia un democratico.

Se lo sei hai, in base ai fondamentali, anche l’obbligo di perseguire (o accettare che sia perseguito) il fine ultimo di far si che il potere sia effettivamente, in un modo o in un altro, il più possibile nelle mani del popolo. Qualunque cosa tu faccia per deviare da questo fine o girarci intorno ti toglie dall’alveo della democrazia e ti sposta altrove, in forme miste di governo. Legittime. Assolutamente. Ma non parliamo di più di democrazia.

Ne parliamo?

Allora prendiamo atto che una democrazia può essere bellissima, armonica, tollerante verso tutto e tutti ma anche piuttosto greve, chiusa, conservatrice cattiva, autolesionista,  guerrafondaia, isolazionista pure razzista (magari non tutto insieme … ) e quant’altro perché è espressione del popolo che la definisce, e allora si può proseguire a osservarne le regole.

La democrazia infatti ha delle regole che pure il popolo deve accettare altrimenti sarebbe esso stesso a uscire dall’alveo della democrazia. Paradosso.

Il set di regole di base è di solito raccolto in una Costituzione. Anche la costituzione, in un Paese democratico, dovrebbe rispettare la regola madre di fare in modo che il potere sia esercitato dal popolo nel più efficiente dei modi possibile. Le costituzioni evolute e realmente liberali lo fanno, pur non definendo una democrazia diretta pura.

La democrazia originariamente era esercitata in forma diretta (mi pare di capire leggendo studi sulla democrazia ateniese) anche se la parte di popolo a cui era concesso l’accesso all’Agorà era comunque selezionata, tipo che gli schiavi no. Questa è una forma possibile di democrazia. Sebbene vada al nocciolo della questione, il potere al popolo, non necessariamente è la migliore. E comunque non è l’unica. L’altra principale è la rappresentativa.

C’è quindi il parlamentoIl popolo elegge i suoi rappresentanti. Questa è la forma di democrazia italiana. Qualunque cosa ne dicano tante persone, a mio avviso a sproposito, la democrazia rappresentativa pura, rispetto ai fondamentali e all’obiettivo di ‘potestà effettiva’ del popolo, è a rischio di impedirla invece che conseguirla. E credo che l’Italia, la sua storia a partire dal fascismo, ne sia precisa evidenza. 

Il parlamento può essere strutturato in vari modi, monocamerale o bicamerale in linea di massima, e dovrebbe rappresentare la volontà popolare tramite associazioni partitiche che si distribuiscono i seggi (in Italia attualmente una Camera con 630 deputati e un Senato con 320 senatori) in base a una legge elettorale.

Intermezzo necessario in Italia ai tempi di Berlusconi e della Lega: in una democrazia rappresentativa parlamentare, è il parlamento e solo il parlamento che è eletto dal popolo e nulla altro. Il governo assolutamente no, men che meno è necessaria l’indicazione di un primo ministro ed è legittimo qualunque governo che abbia in parlamento una maggioranza che gli dia la fiducia. Se un governo cade, è totalmente legittimo, assolutamente democratico, in senso rappresentativo, formarne un’altro, basato su qualunque maggioranza. Anzi è proprio obbligatorio provarci, da parte del Capo dello Stato. Solo se non si raggiunge alcun accordo nella vigente composizione parlamentare si procede allo scioglimento delle camere e a nuove elezioni, che sono assolutamente l’ultima spiaggia. Un vero democratico, in una democrazia parlamentare rappresentativa (pura o meno) non si sognerebbe mai di definire “paura del giudizio popolare” il mancato ritorno alle urne a valle della caduta di un governo, qualora in un parlamento esistano solide maggioranze alternative. Solo un analfabeta istituzionale lo farebbe. A titolo poi di esempio estero, negli Stati Uniti un presidente può, dopo la verifica di mid-term, trovarsi una composizione della camera di segno del tutto opposto ed essere in minoranza e nessuno rappresentante della fazione opposta al presidente si sogna di berciare all’inciucio, al voto popolare sul presidente ecc. Perché così funziona la democrazia americana.

La legge elettorale è il classico cavallo di Troia che può abbattere la rappresentatività del parlamento e addirittura portare al collasso la stessa democrazia.

Essa è scritta dal parlamento, passa il vaglio delle commissioni, ed è promulgata dal presidente della repubblica come tutte le leggi e serve a eleggere il parlamento stesso, a definirne al composizione, l’attribuzione dei seggi e in ultima analisi è lo strumento attraverso il quale il popolo concede ai vari partiti il diritto di rappresentarne il volere.

La legge elettorale, e non altro, è quello strumento che “po’ esse piuma e po esse fero”.

Questo perché può essere tranquillamente la via democratica al fascismo. Il modo con cui le elezioni rispecchiano il volere popolare in una democrazia rappresentativa pura, infatti, è facilmente soggetto a deformazioni (introdotte, si dice in genere, per aumentare la governabilità del Paese) come le soglie di sbarramento, i premi di maggioranza, le rappresentanze federali, i collegi uninominali ecc. Quando queste distorsioni sono spinte al limite, come nel caso della rimozione delle preferenze e soprattutto dei premi di maggioranza (partitici o di coalizione), la virata anti-democratica è pazzesca. E così si avvia il loop tramite il quale la rappresentatività si restringe. La storia della Legge Acerbo, licenziata da un parlamento suicida nel 1923, è inquietante in merito considerando che fu il modo con cui il Partito Nazionale Fascista divenne IL partito.

Ogni volta che qualcuno in questo Paese usa lo spauracchio della ingovernabilità, delle cadute dei governi, per farci accettare introduzioni di premi di maggioranza, rimozione delle preferenze e cose simili, dobbiamo ricordarci che sotto sotto c’è del fascismo.

La legge elettorale, in una democrazia puramente rappresentativa, è un’arma carica di livello atomica.

Il Rosatellum, approvato nel 2017 dall’ampia coalizione guidata da PD-FI-Lega, per dire, è proprio quel genere di legge elettorale anti-democratica di cui parlo. Esattamente come la Acerbo, rischia di dare gli ormai famosi pieni poteri a una minoranza e per giunta senza preferenze, rendendo il parlamento non più rappresentativo. Non lo fa in modo diretto, dichiarato incostituzionale dalla Consulta ad ogni tentativo sulle precedenti leggi, ma indiretto. Ci si sono messi di punta.

Questo però può accadere SOLO se la Carta Costituzionale non mette al sicuro il popolo. Se non prevede strumenti di democrazia diretta.

Fra gli strumenti di democrazia diretta i più noti, presenti in alcune costituzioni liberali, sono il referendum propositivo e le leggi di iniziativa popolare con obbligo di implementazione da parte del parlamento.

Sono strumenti questi che consentono al popolo, sotto determinate condizioni di coadiuvare l’azione di governo su argomenti non trattati dai programmi, di impedire ai governi e al parlamento stesso di ignorare istanze essenziali per il popolo o di operare contro l’interesse del popolo a favore per esempio di una lobby (vedi per dire l’acqua pubblica). Sono essenzialmente dei correttivi della democrazia rappresentativa.

In Italia questi correttivi non esistono. Il referendum è solo abrogativo, ha un quorum che raddoppia fittiziamente la possibilità di vittoria dei “no” e per giunta non esiste vincolo di implementazione da parte del parlamento e quindi è solo consultivo. Idem per le leggi di iniziativa popolare che possono giacere in parlamento per sempre, come è accaduto.

Poi c’è l’istituto della revoca popolare sostanzialmente legata al concetto di vincolo di mandato o mandato imperativo. Anche su questo c’è una certa confusione. Almeno per me.

In generale tutti questi istituti rispondono all’esigenza di non permettere al parlamentare di fare promesse (anche solo tramite l’adesione a uno specifico partito) prendere i voti per questo, sedere in parlamento e poi fare come gli pare. Il che detto così suona ragionevole ovviamente. Il punto è che il mandato imperativo in realtà ha poco a che fare con il rapporto elettore/eletto, più che altro impedirebbe a un parlamentare eletto con un partito di cambiare “casacca” come si suol dire. In sostanza un eletto con un partito con cui si trovi in dissenso e per questo sia espulso da quel partito dovrebbe dimettersi o può vedersi revocato il mandato. Questa forma è considerata un pericolo di deriva fascista e si capisce bene il perché: se una democrazia rappresentativa deriva, come è possibile verso il fascismo, e gli aggiungi che il dissenso interno è impedito tramite la rimozione del mandato, il danno è completo. Il vincolo di mandato penso che sia un sinonimo di mandato imperativo. Invece la revoca popolare non passa per nessun automatismo da quanto si legge in testi costituzionali. La revoca del mandato invece deve superare una votazione popolare quindi di per se non sembra uno strumento prono alla deriva fascista, piuttosto uno strumento che obbliga i parlamentari a una certa serietà e coerenza e che spingerebbe semmai il parlamentare in questione ad argomentare adeguatamente le ragioni delle sue azioni. Il che sembra molto utile a tutti.

Nessuno di questi istituti è presente in Costituzione Italiana e in particolare il mandato imperativo è vietato dall’articolo 67 ed è assente in larghissima parte delle democrazie. È presente invece a livello locale o negli stati di alcune federazioni in alcuni paesi come gli Stati Uniti e la Svizzera.

Conclusioni

La volontà del popolo non si verifica tramite sondaggi ma attraverso gli strumenti i tempi e le regole della democrazia del paese in cui si vive.

La democrazia rappresentativa non garantisce bellezza e giustizia perché è e resta rappresentanza di un popolo con le sue bellezze e nefandezze e questo è sotto gli occhi di tutti. Lo strumento della delega permanente peraltro deresponsabilizza il popolo e non lo aiuta a crescere e a comprendere le istituzioni e quindi non garantisce qualità. Può avere come conseguenza, e in italia l’ha avuta, di progressivamente ridurre la qualità del popolo e quindi di conseguenza delle sue stesse rappresentanze in un loop infinito a decrescere. Questo non vuol dire che sia sbagliata, affatto, ma è molto molto limitata come forma di democrazia tenuta allo stato puro. Il rinnovo ogni 5 anni non garantisce né la qualità degli eletti, né il fatto che sia punito chi non ha lavorato bene, anzi di solito il popolo finisce per non capire quello che è stato fatto e chi ha governato perde punto e basta.

Vorrei che i detrattori degli strumenti di democrazia diretta fossero quindi consapevoli che

  1. la democrazia nasce diretta e deve puntare a dare il più possibile il potere al popolo;
  2. una democrazia rappresentativa senza strumenti di diretta, è pericolosa ed è la forma più prona alla deriva autoritaria, alla degenerazione della qualità della politica che non deve mai dimostrare nulla, tanto dopo 5 anni nessuno si ricorda più perché era imbufalito e contro chi e, alla fine, le nuove promesse imbambolano;
  3. gli strumenti di democrazia diretta NON sono le votazioni del grande fratello, non sono sciocchezze buttate li ma strumenti costituzionali che prevedono capacità e consapevolezza da parte di chi li usa (nel bene o nel male);
  4. la delega permanente instupidisce il popolo e poi non ci si può lamentare se dopo decenni di politica decadente ancora oggi un Paese rischia di non saper esprimere una rappresentanza decente

Ovviamente nemmeno gli strumenti di democrazia diretta che stemperano la democrazia rappresentativa mettono a riparo da errori e leggerezze da parte del popolo, ma questo è almeno parte dell’equilibrato gioco della democrazia.

La costituzione italiana deve essere migliorata, come lo sono state tutte le altre dei nostri pari, in senso liberale e devono essere introdotti elementi di democrazia diretta.

Altrimenti non cresceremo mai, saremo sempre una democrazia di basso livello.

Il decreto gnè-gnè

Se il contenuto del Decreto-SalvaListe-PDL è incostituzionale, come anche chi sostiene la scelta di Napolitano pensa, non posso davvero credere alla forma con cui hanno scritto questo ennesimo decreto.

Per ora riprendo da Repubblica per comodità, perché non ho avuto il tempo di cercare il pdf del decreto. L’articolo è dell’8 marzo e quindi “oggi” è ieri:

Al quarto punto vi si dice, infatti, che “i delegati che si siano trovati nelle condizioni di cui al comma 1 (cioé che fossero entrati nei locali del Tribunale entro le 12 di sabato l’altro; ndr) possono effettuare la presentazione delle liste dalle ore otto alle ore venti del primo giorno non festivo successivo (cioé oggi) a quello di entrata in vigore del presente decreto”. [il resto dell’articolo]

Credo che nemmeno alle elementari, quando i ragazzini litigano sulle regole e i prepotenti (e i deboli) le cambiano in corso d’opera adattandole all’idea che debbano vincere loro a ogni costo, ho mai sentito una cosa del genere. Leggere queste poche righe è come sentire due ragazzini, di cui uno deficiente che dice “e allora facciamo che la regola era questa?” e quando l’altro dice no, perché l’accordo era un’altro, il ragazzino deficiente e prepotente fa “e io lo faccio lo stesso, e ho vinto io, GNE GNE GNE GNEGNE”.

Francamente, con tutto il rispetto per le idee di molti (se non di tutti), mi chiedo se gli elettori PDL avranno almeno questa volta uno scatto di orgoglio o se almeno questa volta gli sia suonata la sveglia dal mondo virtuale. Se non è bastata la grezza e violenta minaccia di Larussa (ma come si è permesso e come non lo abbiano coperto di insulti) spero che almeno la ridicolaggine di quel testo abbia delle conseguenze (ma immagino che sui giornali e sui TG di governo tutto questo sia stato occultato minzolinicamente).

akt

Acque luride e oscure

Il titolo cita un video musicale (qui) del canale youtube ACETOakaBELTA.

Il post-Elezioni-Europee è positivo per alcuni e negativo per altri. Negativo per PD e PDL, positivo per Lega e IdV.

C’è però un aspetto di tutto ciò che è molto più triste e grave dei successi “personali”.

Berlusconi ha perso circa 3Milioni di voti rispetto alle politiche 2008 ma il PD ne ha persi oltre 4 di milioni. Quei … quei … non so come definirli, di Rifondazione+ComIt+Sinistra e libertà+PCDL avrebbero preso il 7% … ma lo hanno bruciato. Anche se IdV è salita (da circa 1.700.000 alla Camera nel 2008 a circa 2.500.000 alle Europee del 2009 ) e Berlusconi è sceso un po’ … si riconferma lo strapotere della destra e soprattutto della destra xenofoba e razzista della Lega Nord (2.642.166 Politiche 2008  –> 3.125.467 Europee 2009 ).

L’astensionismo ha colpito entrambi gli schieramenti per motivi diversi e in posti diversi ma penso sia chiaro che non è colpa dell’astensionismo.

Non c’è proprio nulla da stare allegri … se l’IdV (che non è la sinistra) in Italia prende meno voti della Lega Nord che promuove le ronde e i respingimenti ILLEGALI dei barconi e ha Gentilini (sceriffo), Cota (classi ponte) e Tosi (tutto vietato) fra i suoi. La somma di IdV e PD, poi, fa a malapena la PDL mentre i partiti comunisti tutti insieme non fanno la Lega.

E poi c’è … Casini (il cui nome esemplifica la situazione) che comunque non è sinistra (ne centro) ma è centro-destra da sempre e che col suo 6% andrà con Berlusconi (di fatto) quando meno ce lo aspettiamo. Comunque se andasse col PD comporterebbe una emorragia di voti dal PD che, quasi sicuramente, non convergerebbero su IdV.

E’ un casino. Se l’opposizione non si mette in testa, in modo unitario, di riportare la legalità in questo paese, non ne usciamo.

Tutti i partiti dell’opposizione devono sostenere la legalità nella politica. La lotta alla mafia nella politica. La riforma in positivo (e non in P2) del sistema giudiziario.
Sui temi dell’immigrazione e dell’ambiente invece le parole d’ordine sono RISORSE RINNOVABILI, RICERCA SCIENTIFICA a tutto campo, INTEGRAZIONE (soprattutto attraverso la scuola elementare e media), ACCOGLIENZA e PIANIFICAZIONE EUROPEA DEGLI ARRIVI.
E poi serve un fortissimo lavoro di trasformazione dall’interno delle forze di polizia. Supporto, valorizzazione … ma soprattutto “SCREMATURA” delle componenti fasciste, xenofobe e omofobe. Perché protestare in questo paese è possibile finché un manganello non ti spezza la schiena al grido di sporco comunista (e magari sei democristiano da 7 generazioni).

La destra è viscida in questo: li appoggia e glorifica a voce, li aizza contro immigrati e comunisti ma poi li sfrutta e li mette al chiodo. Devono essere riportati tutti davvero dalla parte della gente onesta e libera, se si vuole sconfiggere Berlusconi.

Serve tutta l’opposizione.

L’IdV, quella che guadagna di più fra le opposizioni, non è la sinistra e la sparizione della sinistra, in questo paese a vocazione fascista, sarebbe pericolosa anche per loro.

Se sparisse il PD, l’IdV potrebbe puntare ad avere anche un successo clamoroso prendendo, chissà, il 30%  ma poi la vampata svanirebbe e resterebbe solo Licio Gelli.

Nessuno mi toglie dalla testa che la spinta che Berlusconi, anche contro i suoi componenti interni di AN, ha dato alla Lega in fine di campagna elettorale sia parte del disegno di sdoganamento delle componenti razziste, nazionaliste (contro l’europa) e separatiste (per interessi personali) del paese.

E’ un disegno che sta vincendo e sta lacerando l’Italia, in un clima reso favorevole dall’ascesa delle componenti xenofobe dell’europa.

La mia domanda è: quand’è che siamo diventati così tristi e grigi? Noi che abbiamo nel sangue o almeno nelle tradizioni tanta emigrazione e tanta sofferenza? Stiamo diventando “[…] perdenti della civiltà globale, vincitori della gara a chi è più meridionale“.

PS: a Roma PD+IdV+ComunistiVari hanno la maggioranza dei voti percentuali …

L’ANTIRAZZISMO

L’integrazione non inizierà mai dal parlamento italiano, ma può nascere e crescere nei quartieri.

Riporto qui sotto una comunicazione del ComitatoQuartierePigneto e l’appuntamento per domani.

OSSERVATORIO SULLE MIGRAZIONI, CONTRO IL RAZZISMO E PER I DIRITTI DI CITTADINANZA PER TUTTE E TUTTI

SI INVITANO TUTTI/E COLORO SONO INTERESSATI A PARTECIPARE AL PROSSIMO APPUNTAMENTO MERCOLEDÌ 20 MAGGIO ORE 20, NEI LOCALI DELL’EX SERONO, VIA DEL PIGNETO 22, Roma

L’ANTIRAZZISMO OGGI E’ LA NOSTRA PRIORITA’

Il discorso razzista è diventato ormai ovunque nel nostro paese pratica di governo.

Dalla scuole agli ospedali dagli uffici pubblici alle questure, dal parlamento nazionale alle amministrazioni locali per arrivare fino alle frontiere marittime e terrestri non c’è aspetto della vita pubblica che non è toccato da questa realtà. L’antirazzismo diventa quindi una priorità e una necessità indiscutibile per chi non si vuole rassegnare a una società in cui lo sfruttamento, la precarietà, il lavoro nero, la politica della paura vengono legittimati definitivamente come strategia finalizzata non solo a fronteggiare la crisi economica ma addirittura indirizzata a prefigurare un nuovo modello di società. In un territorio segnato da lungo tempo dalle immigrazioni, attraversato da numerosi segnali di resistenza al razzismo ma anche da episodi preoccupanti di intolleranza e negazione dei diritti, è quindi prioritario costruire una rete solidale, capace di passare dalla protesta e dalla denuncia alla costruzione di un’alternativa pratica, in termini di solidarietà, di servizi, di autorganizzazione, capace di far comunicare tutti i soggetti che hanno scelto di non sottoscrivere il razzismo di stato nè il razzismo di strada e che insieme possono contribuire a invertire la tendenza, partendo dal territorio.

Per questo, ci siamo riuniti in un primo appuntamento Lunedì 11 maggio ore 18.00, nei locali dell’ex Serono al Pigneto, per decidere di costruire un’Osservatorio territoriale sulle migrazioni, incentrato sui temi dell’antirazzismo e per  l’affermazione dei diritti di cittadinanza per tutte e tutti. Hanno partecipato i cittadini migranti organizzati e non, i lavoratori di strutture pubbliche quali scuole e ospedali, le realtà associative e autogestite presenti sul territorio che si occupano di migrazioni, diritti, formazione, salute che da anni svolgono un lavoro capillare nei quartiere Pigneto, Maranella, Tor Pignattara e non solo. L’obiettivo di questo osservatorio è creare una rete di solidarietà tra i soggetti che vogliono agire direttamente per l’affermazione dei propri diritti quali la salute, il lavoro l’istruzione, ma anche solo la possibilità di muoversi liberamente, e tutti coloro che sono disposti a mettere a disposizione le proprie risorse e le proprie competenze per questo obiettivo comune. L’Osservatorio vuole sostenere, attivando mobilitazioni comuni per i diritti politici e civili, per il riconoscimento del diritto alla cittadinanza di chi vuole stabilirsi in Italia o nasce da genitori migranti su suolo italiano, per il diritto d’asilo, per la chiusura dei centri di detenzione (CIE), per il diritto all’abitare, al lavoro e ad una vita dignitosa.

Da una discussione iniziale si enucleano i seguenti obiettivi territoriali specifici:

– mappatura del territorio su presenze (abitative, per studio,lavorative), qualità della vita e servizi (sanitari, socio-sanitari, scolastici, culturali)
– creazione di una rete territoriale di mutuo soccorso coordinando tutte le realtà già presenti sul territorio (associazioni, enti pubblici, strutture autogestite) capace di intervenire sulle questioni relative alla formazione, alla salute, alla prevenzione del disagio, alla violenza, all’ emergenza abitativa e in grado di fornire anche supporto legale per chi ne avesse bisogno.
– campagna di  controinformazione sulla realtà del territorio del Pigneto-Prenestino, sulle dinamiche sociali che lo attraversano, sull’origine delle specifiche problematiche del quartiere al fine di coinvolgere, sensibilizzare e rendere consapevoli quante più persone possibile.
– monitoraggio e intervento sullo stato dei servizi pubblici (sul modello dell’attività svolta dall’Assemblea delle donne del Consultorio)
– organizzazione a breve di una festa di quartiere che consenta l’incontro di persone di qualsiasi provenienza geografica e cultura, rompendo lo schema delle comunità etniche chiuse in se stesse e la diffidenza nei confronti del diverso.

Obiettivi a carattere cittadino e nazionale:
– Analizzare approfonditamente le politiche volte alla negazione dei diritti fondamentali per alcune categorie di persone attuate in Italia e in Europa e dei sistemi di interesse che le muovono (si veda in proposito il DDL 733, noto come Pacchetto Sicurezza, e le direttive europee da cui consegue).
– Partecipare ai percorsi di mobilitazioni nazionali (campagna “da che parte stare” e manifestazione del 23 maggio a Milano,  Mobilitazione del 30 maggio a Roma contro il G8 degli Interni sulla sicurezza).

avanti … Kossi!

Il Dr. Komla-Ebri mi perdonerà, spero, il gioco di parole del titolo!!

Kossi Komla-Ebri è un medico ed è l’autore, italo-togolese, del libretto di una sessantina di pagine che ho acquistato l’altro giorno per strada da un ragazzo venditore ambulante … di libri appunto. E’ una mini-collezione di episodi di ordinario, più o meno consapevole, razzismo di molti italiani. Imbarazzismi

La situazione dell’Italia dal punto di vista del razzismo si è fatta davvero pesante  per l’arroganza dei Leghisti e dei fascisti e per la stupidità di chi non glie lo ha impedito e non glie lo sta impedendo. E’ quindi importante che si parli sempre di più degli altri italiani, dei nuovi italiani (che poi come nel caso del Dr. Komla-Ebri sono italiani da più tempo di tanti altri italiani, me compreso) e di quello che si trovano a fronteggiare ogni giorno a causa dei pregiudizi e dell’ignoranza dei nostri conterranei (o di noi stessi). Nel caso di “Imbarazzismi“, il libro in questione, la lettura di questi episodi è divertente e leggera perché si tratta di situazioni grottesche e, per certi versi, buffe ma molto indicative.

Imbarazzismi, ci tengo a dirlo, non contiene nessun riferimento politico. Io però voglio citare l’unico episodio che riguarda un uomo politico (anonimo!), un sindaco. Proprio perché dalla politica dovrebbe arrivare il buon esempio  sull’integrazione e invece ci troviamo sempre ad avere a che fare con dei cialtroni.

D’uso comune

Il sindaco di una grande città del nord Italia in un discorso ufficiale definì col termine “vu cumprà” i venditori ambulanti senegalesi. Qualcuno obiettò che la parola era offensiva e carica di significato dispregiativo. Il primo cittadino ribatté che si trattava di una polemica pretestuosa in quanto ormai “vu cumprà” era una parola d’uso comune. Quando chiesero ad un mio amico giornalista senegalese cosa nel pensava, egli rispose: «Dite a quel sindaco che è un cretino! Tanto, ‘cretino’ è ormai una parola d’uso comune»”

PS: colgo l’occasione per linkare Roma Multietnica.

Gli Italiani pensano … quello che gli Italiani pensano!

Quella che segue è solo una breve riflessione, scaturita dalla visione di Ballarò di questa settimana. Uno degli argomenti principali era l’immigrazione. Fra gli ospiti c’era Lucia Annunziata, giornalista il cui approccio raramente apprezzo ma che ha almeno il lato positivo di essere, durante le sue interviste, più o meno antipatica con tutti gli ospiti (brava!).

Le cose dette dagli ospiti (fra cui gli ormai immancabili Cota e Casini) erano più o meno le solite, eccezion fatta per Di Pietro che ha dato al presidente del consiglio (e al suo governo) del razzista, fascista e piduista.

A un certo punto, dopo un lungo silenzio, l’Annunziata ha detto tre cose che, piaccia o no, sono i veri fatti in base ai quali si dovrebbe discutere di immigrazione: 1) l’Italia ha molti meno immigrati (presenti ed entranti) di quanto non ne abbiano paesi come la Germania, la Francia e (io aggiungo) la Svizzera; 2) gli ingressi di clandestini sono diminuiti (e non nell’ultimo anno); 3) nonostante le apparenze i confini più traversabili e meno controllati non sono quelli marittimi ma quelli terrestri che confinano con i paesi dell’Est che sono comunque comunitari.

A questo punto una trasmissione normale di un paese normale avrebbe avuto un sussulto e tutti si sarebbero domandati, risvegliandosi dal torpore: “ma allora di che stiamo parlando?“.

Almeno si sarebbe istillato il dubbio che l’intero paese stia parlando di cose che non conosce, di numeri che non sa e di paure che non controlla. Alcuni poi, i più avveduti, si sarebbero chiesti se alcuni partiti, particolarmente votati al razzismo, non stiano alimentando le paure degli Italiani per sete personale di potere.

Invece no, niente dubbi, ragionamenti o altre simili amenità. Il buon Floris c’ha pensato subito, ricorrendo a una “vespata”: il sondaggio. Floris invoca, Pagnoncelli accorre.

Cosa pensano gli Italiani? 1) il governo fa bene; 2) è giusto rimandarli a casa loro e amenità del genere … . Quanti Italiani lo pensano? La maggioranza.

Il più è fatto. Il dibattito ritorna sulla retta via, da solo a questo punto, e nessuno in studio mette più in dubbio che il problema esista, che sia grave e che l’Italia sia sola in questo mondo, a fronteggiare una incredibile invasione degli ultracorpi.

A questo punto, ovviamente, l’ascoltatore ha già dimenticato che c’erano dei dubbi sulla necessità di tutti questi provvedimenti e sulla necessità di avere una paura fottuta dell’invasione aliena. Tutti hanno preso atto che il 55% degli Italiani è d’accordo. Quindi … deve essere giusto.

Non conta che quel 55% (che comunque è un sottoinsieme di Italiani) abbia formulato le sue opinioni essendo all’oscuro dei fatti e sotto un bombardamento mediatico incredibile. Adesso noi stessi pensiamo che se noi stessi siamo d’accordo con il governo noi stessi avremo dei buoni motivi per pensarlo e quindi iniziamo anche noi a pensare come noi stessi.

E così ancora una volta assistiamo alla scomparsa dei fatti o almeno a quella dei dubbi … unico vero motore dell’indipendenza intellettuale e quindi della libertà individuale.

La puntata di Ballarò è visibile sul sito Rai cliccando l’immagine qui sotto.

ballaro-annunziata

L’intervento dell’Annunziata inizia al tempo 00:32:54 e finisce al tempo 00:34:35 … un secondo dopo Floris per tutta risposta invoca Nando Pagnoncelli (IPSOS) e gli chiede: “perché si fa così? Ci dice cosa pensano gli Italiani?”.

Ho una proposta per Floris: perché non usa Pagnoncelli (oppure lo sostituisce) per dare dati reali e non le opinioni degli Italiani? Sarebbe un modo come un altro per contribuire tirar fuori l’italiano medio dalla moda dell’opinione basata sul nulla … che è poi quell’attitudine che sta distruggendo questo paese consegnandolo sempre più nelle mani di razzisti e fascisti e qualunquisti (di qalunque colore politico si vestano).

Riserviamo i posti sui mezzi ai non-leghisti?

Penso che ognuno possa liberamente essere anche parecchio str***o, ma non si può essere leghisti. Pensavo che i neo-fascisti fossero il peggio che potesse capitare a un paese che il fascismo l’ha subito e ha cercato di liberarsene. Invece mi sbagliavo. Come sempre il razzismo più becero, quello che si può trasfomrare in realtà di tutti i giorni, non viene dai naziskin o simili (che pure sono razzisti checché ne dicano) ma da gentaglia in giacca e cravatta (verde) e da quella subcultura ignorante, grezza, pecoreccia e qualunquista che la Lega Nord produce e alimenta. Gente ignobile, di livello gutturale, che sa parlare solo di odio, superiorità, … diritto divino.

Carrozze riservate ai milanesi?

Classi ponte?

Presidi spia?

Medici spia?

I leghisti e i loro elettori (almeno quelli che non cambiano il loro voto immediatamente) sono rimasti a più di 400 anni fa con condimento di nazismo, basato sulla loro triste vuotezza interiore di poveracci e sulle loro paure e infinite tristi debolezze! E questo tanto nel caso in cui si tratti di ricchi imprenditori quanto di operai o operatori di call-center o ricercartori, ingegneri ecc

E non si offendano gli elettori leghisti che eventualmente leggessero questo post: perché sono certo che letti questi aborti di proposte politiche tutti avranno deciso immediatamente di non lasciarsi più rappresentare da gente così schifosa e quindi questo post in fondo non li riguarda.

Ma tutti quelli che, apprese le notizie, restassero leghisti … beh …

Questo post è dedicato ai veri italiani, quelli che non devono vergognarsi di fronte al mondo. Soprattutto a quegli italiani che lo sono diventati da poco, sfuggiti a povertà e sofferenza, e che con pazienza e dignità stanno sopportando le chiacchiere naziste di questi cialtroni in cravatta verde.

Questo post è sfacciatamente anti-leghista, così come il blog.

Non faccio mai post del genere … ma la Lega ha passato il limite da tempo e quell’incapace di Berlusconi ne è inspiegabilmente schiavo e li sta lasciando spadroneggiare come volpi nel pollaio!

Che tristezza e che rabbia!

PS: zero tolleranza è un concetto, state attenti, che non fa distinzione fra immigrati e residenti!

Branco parlamentare 2

Nel precedente post ho riportato i dati sulle violenze sessuali in Italia, facendo riferimento a un lavoro di due anni fa dell’Istat. Nel frattempo si sono verificati purtroppo altri stupri. Ormai l’argomento, per anni e anni praticamente ignorato dai media, è diventato l’argomento principe da quando spira forte il vento del razzismo e, a causa della Lega, del fascismo. L’istituzione e la quasi “legalizzazione” delle ronde di “cittadini” sembra infatti, con le debite differenze, una strana mescolanza di Fasci Italiani di Combattimento e Leggi Razziali (razziste come dice meglio Tullia Zevi).

Il problema è che tutta questa esplosione di razzismo, alimentata dal governo o da parti della sua maggioranza (come Stiffoni della Lega), e il concentrare tutto l’odio su una particolare nazionalità (i Rumeni in genere) o comunque sugli immigrati in generale, è criminale. E’ criminale non solo perché è contrario alla realtà descritta dalle statistiche ma soprattutto perché svia l’attenzione dalle vere cause della persistenza e anzi dell’aumento della violenza sulle donne allontanando sempre più la soluzione del problema.

La realtà è che

  1. fra le donne stuprate ci sono sia le donne immigrate (molte sono Rumene) che le donne italiane
  2. fra gli stupratori ci sono sia gli immigrati che gli italiani e questi ultimi sono molti di più
  3. il 70% degli stupri avviene in famiglia
  4. in Italia il razzismo dilagante sta facendo si che se uno stupro lo fa un Italiano … vabbe’, ma se lo fa uno straniero si da fuoco alla sua comunità
  5. in Italia, soprattutto negli ultimi anni, la legge mira sempre più a una impunità generalizzata e questo favorisce la delinquenza
  6. in Italia, soprattutto negli ultimi anni, il sistema giudiziario è bloccato e questo favorisce la delinquenza
  7. in Italia le operazioni di sicurezza sul territorio sono operazioni di facciate, perché di fatto le forze dell’ordine non hanno nemmeno la benzina per le macchine
  8. in Italia il problema non è beccare lo stupratore (alla fine la polizia li prende e ci mette anche poco) ma mandarlo in galera e farcelo restare
  9. in Italia il problema è impedire che lo stupratore decida di stuprare

Il punto 9 lo si può ottenere solo se i parlamentari si metteranno in testa di dichiarare guerra non agli stranieri, che così facendo si elimina solo una minoranza di stupratori al costo di una tensione sociale insostenibile, ma allo stupro. Per farlo si deve fare una campagna a tamburo battente che faccia entrare nella testa marcia dei maschi di qualunque età e nazionalità che

  1. in Italia lo stupro NON è tollerato
  2. in Italia lo stupro commesso da un italiano è punito con 30 anni di galera senza appello e senza sconti di pena
  3. in Italia lo stupro commesso da uno straniero è punito con 30 anni di galera senza appello e … SENZA espulsione … perché bisogna essere idioti per espellere uno stupratore dopo averlo finalmente preso … per ritrovarselo di nuovo qui dopo un mese … ma a piede libero!!!
  4. la violenza sulle donne ti trasforma in un essere schifato dalla sua stessa gente

Quando si diffonde, si pubblicizza e si mette in pratica questo tipo di informazione e messaggio, quello che succede è che aumentano le speranze che ha una donna di vedere fatta giustizia se subisce una violenza … quindi aumentano le denunce … quindi aumentano le condanne … quindi aumenta la consapevolezza che almeno per questo tipo di reato in Italia si paga davvero … e non ci sono nazionalità, soldo o potere che tengano. E allora si che gli stupri diminuiscono, senza bisogno di inutili penosi militari di facciata. Deve aumentare la deterrenza ma anche la cultura generale del rispetto degli uomini per le donne.

Le leggi che stanno per introdurre sono l’ennesimo inganno … ci stanno infilando l’eliminazione dei domiciliari (che va bene) ma per il resto non cambia nulla.

Ogni giorno che passerà, in cui gli Italiani si ostineranno a prendersela con intere comunità di immigrati pensando che questo risolva il problema degli stupri farà si che una donna in più, italiana o straniera, subisca uno stupro.

Ogni giorno che passerà, in cui i parlamentari italiani continueranno a sfruttare la paura degli italiani per cavalcare il razzismo e restare in sella senza risolvere il problema anzi aggravandolo, torneremo a dover parlare di Branco Parlamentare.

Il piccolo inutile cervelletto dei nostri connazionali riuscirà a realizzare una cosa così ovvia in tempo?

PS: ho letto un’intervista della Garfagna … ecco, forse il giorno che le uniche donne al governo NON saranno come Mara Garfagna o Mariastella Gelmini la probabilità di eliminare il branco parlamentare sarà maggiore!